Lettera aperta a Speranza e De Luca

L ETTERA APERTA. #famedidiritti

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SPERANZA E DE LUCA. PERCHÉ NON CI INCONTRATE?

Di cosa avete paura? Del confronto? Di ascoltare le nostre ragioni? Qualcuno, e se si chi, vi tiene per la cravatta?

Sono Gianni Fabbris, ho 64 anni e sono il portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino; per me, oggi, è il decimo giorno di sciopero della fame. Dal 18 maggio ho consumato dieci cappuccini e bevuto acqua. Una esperienza dura condotta insieme a tanti altri che vi partecipano. Perché?

Semplicemente per sostenere la comunità degli allevatori di bufale che chiedeva che una loro delegazione fosse ricevuta dal Presidente De Luca, dal Ministro Speranza e dal Ministro Patuanelli.
Il Ministro Patuanelli ci ha risposto e ci ha convocati. Voi non ancora; mentre attendiamo vale la pena chiarire.

Ve lo abbiamo chiesto non per avanzare richieste, elevare proteste, urlare rabbia, trattare su questo o quel punto di programma della ragnatela di norme che invece di risolvere i problemi li sta determinando e aggravando. Abbiamo una storia ed una cultura sindacale per cui la “trattativa” la stiamo già facendo e stiamo già incidendo pur senza aver raggiunto per intero i nostri obiettivi senza bisogno di incontri con voi che siete i massimi responsabili di governo; agiamo con l’obiettivo di avere un piano anti brucella e tbc che funzioni davvero, garantisca i cittadini e rilanci il settore in nome dei principi scolpiti nella costituzione italiana che all’articolo 18 sancisce la libertà dei cittadini di associarsi senza alcuna autorizzazione e all’articolo 39 sancisce la libertà sindacale come garanzia di tutti.

Vi abbiamo chiesto l’incontro per altro. Per farvi un favore ed aiutarvi nel vostro lavoro di governanti: vogliamo che conosciate gli allevatori e che, mentre li ascoltate nel loro raccontarvi l’amore per il loro lavoro, la loro terra, i loro animali, le loro speranze, li guardiate negli occhi. Solo dopo vi porrei una sola domanda.

Avreste il privilegio di essere di fronte a gente che lavora la terra, che si alza tutte le mattine col buio per entrare in stalla e dopo andare nei campi; un mondo che ancora resiste lavorando con dignità e fierezza.

Incontrereste giovani allevatori con strumenti straordinari e tante speranze, vi parlerebbero delle loro lauree, del fatto che invece di esercitare professioni redditizie preferiscono continuare il lavoro di famiglia ereditato da generazioni pur sapendo quanto sia rischioso. Vi racconterebbero del clima nuovo in cui sono cresciuti, del loro impegno anticamorra e civile in cui si sono formati e di cui sono parte.

Con loro sarebbero anche i loro padri di cui sono l’orgoglio, da cui hanno preso il testimone affiancandosi. Una nuova generazione che sta garantendo con i denti che il filo lungo della storia di questo grande irripetibile patrimonio per il Paese che è l’allevamento bufalino non si spezzi. Una generazione in campo per impedire che la mozzarella di bufala diventi uno dei tanti altri prodotti di un Made in Italy senza radici, ennesima occasione per la speculazione di riempire gli scaffali dei supermercati di prodotti senza qualità.

E allora io vi porrei la domanda: vi sembrano camorristi? Ve la farei perché ho a cuore le istituzioni e la loro natura democratica. La farei a voi tre chiedendovi di dire una parola chiara e con responsabilità. Ve lo chiederei nell’interesse della tenuta della coesione sociale che chi ha responsabilità di governo ha fra i compiti istitutivi nell’assolvere al suo mandato. Ve lo chiederei perché in questi mesi di vertenza e di proposte ho sentito troppe volte nelle sedi politiche dire che il problema della brucellosi e della tbc in provincia di Caserta non si risolve perché ci sono le infiltrazioni criminali e che la colpa è degli allevatori che imbrogliano e sono camorristi. Lo ho letto nelle risposte che date alle interrogazioni parlamentari, nelle delibere che scrivete, nelle frasi dette da oscuri funzionari che vi circondano.

Non sto qui a dirvi quanto avete ragione nel sostenere che ci sono interessi oscuri, tanto meno a ricordarvi che stiamo da tempo indicando la direzione in cui guardare per individuare quegli interessi di cui gli allevatori e i cittadini sono vittime. Interessi forti, lobbies politicamente protette ed economicamente attrezzate che da tempo operano per mettere le mani sulla filiera della mozzarella e il suo business da 1 Miliardo e 300 milioni, uno dei prodotti più conosciuti al mondo del nostro agroalimentare: lobbies che hanno tutto l’interesse di fare in modo che la brucella e la tbc non si risolvano, al contrario degli allevatori che si vedono massacrare inutilmente le mandrie pagando prezzi grandissimi. Ma questa è la nostra tesi. Tesi che potete condividere o meno ma che avete il dovere di ascoltare, essendo uomini di governo e dunque garanti di tutti.

Ora ci interessa capire perché ancora non avete fissato l’incontro che vi chiediamo. Perché, a mesi di distanza, avete trovato il tempo di incontrare e ascoltare tutti tranne che gli allevatori organizzati liberamente come prevede la costituzione in un coordinamento che finora ha dato prova di ragionevolezza, rappresentatività, proposta, civiltà?

Io mi avvio al mio undicesimo giorno di sciopero della fame attendendo almeno una risposta alla richiesta di incontro nel presidio di legalità del Centro Don Milani che è a Casal di Principe in uno dei luoghi confiscati alla camorra simbolo della nostra iniziativa sostenuti da tutte le associazioni anticamorra e dell’impegno sociale. Se invece voi pensate che siamo camorristi, abbiate l’onestà di dirlo chiaro.

Gianni Fabbris – presidente onorario di Altragricoltura
portavoce del Coordinamento Salviamo le Bufale

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