L’etica della lotta e la sceneggiata del potere.

Riflessioni di Gianni Fabbris
nel suo 12° giorno di sciopero della fame


Dedicate agli allevatori di Terra di Lavoro in movimento

Ore 5,30 del 29 maggio 2022. Casal di Principe. Dodicesimo giorno del mio sciopero della fame…..
Oggi è complicata, lo so: so che sarà dura e lo so dai segnali fisici che già al risveglio mi arrivano.
Oggi è il mio dodicesimo giorno di sciopero della fame (non tocco cibo dall’alba del 18 maggio tranne che 11 cappuccini), l’effetto delle flebo di ieri con non solo quale ricostituente dentro, deve essere svanito e fisicamente è dura.

Mi sono molto stupito del mio corpo in questi giorni di sciopero della fame. So cosa vuol dire farlo. Ne ho vissuti diversi sostenendone la parte organizzativa, sindacale, di supporto e so cosa vuol dire per le persone mettersi in gioco. So anche cosa significa concretamente per averlo fatto un paio di volte. La seconda è durata diciassette giorni (come ricordano tanti cittadini lucani e pugliesi che poi hanno visto riconoscersi almeno parte dei risarcimenti da alluvione). Era, però, 11 anni fa … non avevo ancora i 64 anni che porto adesso.

Prima di iniziare questa nuova lotta, mi sono guardato dentro, vi ho trovato tutte le motivazioni e la consapevolezza che rendono possibile esperienze come queste, ho fatto appello lucidamente al sovra più di saggezza degli altri undici anni di esperienze maturate da allora e mi sono trovato di fronte alla vera incognita che non potevo risolvere: come reggerà il mio corpo a 64 anni? Ce la farò? Naturalmente ho consultato i miei medici, mi sono confrontato con i miei affetti, con i miei compagni, gli allevatori e ora sono qui.

Superati i primi 3/4 giorni difficili in cui il mio corpo ha reclamato quasi con rabbia il cibo, ne sono arrivati altrettanti in cui la mente e le motivazioni hanno preso il controllo. Sono stati giorni di gran lavoro di cui mi sono stupito io stesso. Giorni in cui l’equilibrio funzionava: la fame era praticamente inesistente e le energie erano tali che ho potuto lavorare producendo secondo i miei standard normali … ovvero tanto. Il medico mi dice che dovrei essere rilassato, disteso, che dovrei riposare, che alle 19 dovrei staccare qualsiasi attività. Per me non può essere cosi …. impossibile. L’iniziativa va sostenuta, vanno scritti i comunicati, tenuti gli incontri, pianificate le iniziative. Poi, dopo una lunga giornata di lavoro insieme al piccolo gruppo di supporto che sta sostenendo l’immane lavoro che stiamo producendo e cui va la mia/nostra riconoscenza più profonda, arriva la sera ed è il momento più difficile.

Arrivano gli allevatori per tenere incontri e riunioni organizzative, dopo la loro lunga giornata di lavoro nelle stalle e nei campi cui sono obbligati perché è il tempo della fienaggione che non possono non compiere, perché la terra ha i suoi ritmi che non stanno dietro alle delibere regionali e perché gli animali vanno accuditi con cura ogni giorno; non possono essere lasciati nemmeno per impegnarsi in una battaglia che potrebbe salvare molti di loro.

Gli allevatori, telefonano, scrivono messaggi su whatsapp, appena possono con i vestiti da lavoro vengono al presidio. Ogni giorno una parte delle energie che il mio corpo si concede, mentali e fisiche, devono essere impegnate a tranquillizzarli, assicurarli, spiegare.
Sono preoccupati per me, indignati perché le risposte non arrivano.
Reggere l’onda delle loro emozioni è un impegno vero . Spiegare ad ognuno di loro cosa sta accadendo impegna tante energie e mette alla prova le emozioni. Rispondere alla loro reazione è “educativo” e, prima di tutto per me, scrigno e tesoro di nuova esperienza politica e umana.
“Gianni smettila, loro sono dei bastardi. Non ti meritano. Non risponderanno. Loro vogliono farti morire perchè vogliono farci morire. Non ci hanno mai ascoltato, per loro noi siamo quattro bufalari ignoranti che non meritano niente. E’ meglio che scassiamo tutto cosi la finiamo”.

Ognuna di queste frasi dette con sincerità e con “il cuore” ha meritato e merita una risposta. Costringe ognuno a mettere in gioco non solo l’istinto ma anche il raziocinio: “E’ quello che vogliono. Vi stanno provocando in continuazione chiamandovi camorristi perchè vogliono che voi reagiate cosi. E’ la sceneggiata del potere, il linguaggio dello scaricabarile sul più debole: devono poter dire … ecco vedete che abbiamo ragione noi che siamo le istituzioni civili mentre loro sono barbari delinquenti, bufalari infiltrati dalla camorra che mostrano il loro vero volto? Non vedete che di loro stanno approfittando quattro sobillatori che li strumentalizzano?”. E mentre i rappresentanti delle istituzioni, che dovrebbero essere garanti di tutti, proferiscono gli anatemi minacciosi come prevede la migliore tradizione popolare della sceneggiata napoletana, senti, in realtà, il linguaggio spietato degli interessi speculativi e finanziari che ne approfittano mentre stanno cercando di mettere le mani sul business della mozzarella”

Ed allora prende corpo la risposta vera, la novità assoluta di tutta questa nostra esperienza in campo da 5 mesi che sta cambiando lo scenario e la storia del territorio: se il linguaggio della politica è quello dei rapporti di forza, allora la vera nostra forza non è la rabbia sorda individuale, ma l’eperienza collettiva di chi si fa comunità, che ha chiaro in testa il sogno di cui ha bisogno questa terra e lo sa raccontare.

Raccontare è “riprendersi la parola” perché se non lo fai tu stesso allora altri lo faranno per te e, dunque, il falso uscirà dalla tua bocca ridotta ad essere quella di un pupazzo che parla per conto di un ventriloquo.
Riprendersi la parola: la vera rivoluzione e la vera forza su cui puntare. E la parola non è la mia che sono solo lo strumento perché si inneschi il processo, l’occasione di una dinamica pronta ad esprimersi perché incubata da temp da tante condizioni che la politica avrebbe dovuto vedere e vaolizzare se fosse stata responsabile e attenta.

La parola è quella dei tanti allevatori e dei tanti cittadini di questo territorio per la prima volta davvero insieme e sempre di più uniti in un cammino che, lentamente ma inesorabilmente e sempre più velocemente, può diventare un fiume in piena: la rinascita di una comunità che parla la lingua comune del suo progetto di futuro e non accetta più di pagare i costi del presente come agnelli sacrificali sull’altare della modernità e della speculazione.

La mia giornata si avvia con questa riflessione in attesa di poter godere di una nuova flebo che dia al mio corpo la forza (più probabilmente l’illusione o il pretesto) di continuare il lavoro come è dovere di una qualsiasi parte di una macchina complessa. Il motore è formato da tante componenti ed ognuna deve fare il proprio lavoro anche se in condizioni estreme perchè si metta in moto.

Io proverò, anche oggi, ad asolvere alla funzione di “portavoce” di questa comunità e per farlo proverò ancora ad essere “attivo”, a scrivere, incontrare, parlare, rassicurare, telefonare a costo che chi non ha la consapevolezza di quello che sta accadendo possa pensare che “sto facendo finta perché uno che fa lo sciopero della fame mica può avere tutte quelle energie!”.

A quanti di loro sono in buona fede, giro l’invito a riflettere sulla forza delle motivazioni e delle ragioni che ci spingono ed a domandarsi chi in realtà sta mettendo in campo la sceneggiata.

A proposito, domani sera (lunedi 30 maggio, tredicesimo giorno del mio sciopero della fame) faremo il punto della situazione in assemblea e, come abbiamo sempre fatto, collettivamente esprimeremo il giudizio e vedremo se continueranno le sceneggiate.

Abbiamo chiesto a tre cariche istituzionali che hanno responsabilità sul destino degli uomini e delle donne coinvolti che una delegazione di allevatori sia ascoltata in un incontro. Patuanelli, Speranza e De Luca sanno che lo sciopero della fame è fatto per questo: perchè loro direttamente possano formarsi una idea compiuta su chi sono e cosa vogliono. Non so se per chi governa questo sia un un privilegio anche se mi piace pensarlo, so che è un dovere politico e istituzionale.

Ad oggi, il Ministro all’Agricoltura Stefano Patuanelli, dando segno di scolto, ha risposto fissando l’incontro ma, alle 8 di domenica mattina 29 maggio, non sono arrivate risposte dal Ministro alla Salurte Roberto Speranza e dal Presidente Vincenzo De Luca.

Io, che ho condiviso con ambedue la storia di un grande percorso politico che fondava la sua forza nelle radici profonde inestricabilmente aggrovigliate nel corpo dei lavoratori e alimentate dall’humus della democrazia, attendo la risposta fra chi duramente lavora e si batte per diritti collettivi preparandomi a vivere anche questo giorno di lotta e di impegno di comunità

Gianni Fabbris – presidente onorario di Altragricoltura
Portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino

5 commenti

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    • Rino Malinconico il 29 Maggio 2022 alle 12:23
    • Rispondi

    “Non la rabbia sorda individuale, ma l’esperienza collettiva di chi si fa comunità”. E a fare fa monito e indicatore, la caparbietà di chi ha dentro di sé la secolare memoria delle lotte, del riscatto e dei diritti.
    Avanti così, Gianni. Un abbraccio da me e da tutti i compagni e tutte le compagne del Prc.

    • Domenico Fenizia il 29 Maggio 2022 alle 15:19
    • Rispondi

    Bellissima analisi su obbiettivi da raggiungere ad ogni costo mediante il controllo del proprio corpo ma soprattutto della propria mente. Caro Gianni ora ti conosco come sei, pieno di grandi valori di base che ti distinguono e ti rendono una persona preziosa e estremamente affidabile .
    Un forte abbraccio. Dimenico

    • antonio de simone il 29 Maggio 2022 alle 18:55
    • Rispondi

    Caro Amico e Compagno Gianni:
    Con attenzione ho letto questo ennesimo allarme del Genocidio delle bufale perpetuato dalle Istituzioni, trovo che astenersi dal mangiare sia l’atto estremo per essere ascoltati, penso: Guarda Gianni; ” lo penso veramente,” il Governatore De Luca Ti lascerebbe morire senza alcuna esitazione, è nel suo D.N.A. la sua storia lo dice, tuti quelli che non la pensano come da lui stabilito, li lascia volentieri crepare.
    Non voglio che tu continui lo sciopero della fame, l’hai detto, con i tuoi 64 anni è difficile.
    Auguro a tutte le istituzioni preposte all’ascolto: di subire la mancanza di cibo.
    Ti saluto con Un’Abbraccio.
    Antonio De Simone

    • Pasquale il 30 Maggio 2022 alle 6:28
    • Rispondi

    Caro Gianni in questi mesi ho conosciuto una persona fantastica, determinata nel Tuo fare hai
    spronato noi allevatori a reagire per i diritti a noi negati dalle istituzioni, Ti sei sacrificato per noi facendo lo sciopero della fame e oggi sei al 14° giorno e tutto questo a me fa male il cuore perché nonostante il Tuo sacrificio le istituzioni fanno orecchie da mercante quindi io Ti imploro di sospendere non vale la pena sacrificati per dei personaggi un po ambigui.

    • Domenico il 30 Maggio 2022 alle 7:36
    • Rispondi

    Ciao Gianni un affettuoso saluto!

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