La denuncia contro la Dott.ssa Celestina Gravina. Proc. della Repubblica di Matera

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Presso il Tribunale di CatanzaroSpett.le Procura della Repubblica

Per il tramite
Questura di Matera

Spett.le Consiglio Giudiziario
Corte Di Appello di Potenza
Via Nazario Sauro,71
85100 POTENZA (PZ)

Spett.le Consiglio Superiore della Magistratura
Commissione illeciti disciplinari
Piazza Indipendenza, 6
00185 Roma

Spett.le Ministero Grazia e Giustizia
Ispettorato Generale
Via Silvestri, 243
00164 Roma

Ill.mo Sig. Procuratore Generale
Corte di Cassazione
Piazza Cavour, 1,
00193 Roma

ATTO DI QUERELA
Io sottoscritto Fabbris Giovanni, detto Gianni, nato a Sant’Arcangelo (PZ) il 09.07.1958, C.F. FBBGNN58L09I305X, residente in 75025 Policoro (MT) alla Via Penelope n. 110, espongo quanto segue.
Sono Coordinatore nazionale dell’associazione sindacale Altragricoltura, nonché Presidente dell’Associazione per la difesa dei diritti nelle aree rurali, denominata Soccorso Contadino, portavoce del Comitato Difendiamo le Terre Joniche.
Da tempo promuovo e perseguo attività inerenti la salvaguardia delle aree rurali ed agricole sul territorio nazionale, in Basilicata in particolare, nel Metapontino specificatamente, tra le quali di recente: campagne per la salvaguardia e il risarcimento dei territori dalle alluvioni di Basilicata, lotta contro la diffusione dei fenomeni di criminalità organizzata in agricoltura, lotta contro i fenomeni usurai, salvaguardia delle imprese agricole dalla crisi e controllo del fenomeno delle vendite all’asta.
Per l’esercizio di tali attività e per l’esperienza acquisita sul campo sono stato invitato a partecipare alla seduta/audizione della Commissione Nazionale Antimafia del 16.04.2014, tenuta presso la Prefettura di Matera, presieduta dall’On. Bindi.
In tale sede esplicavo le preoccupazioni circa l’espandersi dei fenomeni criminali nel Metapontino e la necessità che la Procura di Matera effettuasse indagini in tal senso, segnalate come necessarie anche da altre associazioni presenti, da singoli cittadini e da vari organi di Polizia.
Tali preoccupazioni sono state affidate nel tempo anche agli organi di stampa locali e nazionali.
A tale seduta, pur invitata, non partecipava il Procuratore Capo della Procura di Matera, dott.sa Celestina Gravina, competente territorialmente per le indagini sui reati ipotizzati in tale sede.
La stessa Dottoressa, per gli stessi fatti, veniva ascoltata in Roma dalla Commissione nella Seduta n. 44 di Martedì 24 giugno 2014, di cui si allega il resoconto pubblico (doc.n.1)
In tale sede ebbe ad affermare quanto segue : “ Quello che lei mi diceva riguarda questioni piuttosto importanti, perché nelle realtà provinciali, che io ho scoperto, affascinata – ho trovato enormemente formativa questa esperienza – ci sono degli atteggiamenti e delle torsioni sconosciuti in altri luoghi, dove i fenomeni criminali sono anche ben più esistenti e macroscopici.
 Lei (riferendosi al Presidente Bindi) ha parlato delle associazioni dell’agricoltura, di problematiche e di denunce. Io ho trovato – me l’ero conservato – un foglio di uno dei gazzettini locali che qualche mese fa iniziava con un attacco alla procura di Matera, la quale aveva negato a una di queste aziende agricole cooperative i benefici della sospensione delle esecuzioni immobiliari, in sostanza i vari benefici di assistenza dovuti alle persone che sono vittime di usura.  Si è trattato di un attacco frontale. Perché l’aveva fatto la procura di Matera ? Perché usura non c’era. Perché c’erano stati provvedimenti ripetuti di archiviazione del GIP. La risposta è stata una seconda asta deserta, perché c’erano delle manifestazioni, c’erano delle esuberanze. Il titolo della persona (il Fabbris) che parlava per questa associazione era: «Denunciateci per turbativa d’asta». Soprattutto, però, ci sono delle parole che, secondo me, sono significative. Le leggo perché sono icastiche e non ne voglio dire troppe e superflue. Questa persona diceva: «Come me, non vedono l’ora che le centinaia di aziende del Metapontino che, sotto lo schiaffo delle banche, degli usurai, degli speculatori commerciali e finanziari, dei parassiti di una burocrazia cieca e ottusa, degli enti di riscossione, non sono più disposte ad accettare vadano al macello come agnelli sacrificali sull’altare della speculazione e della responsabilità politica». Un tonitruante manifesto recitava: «Centinaia di aziende sotto lo schiaffo dell’usura», da parte di vari attori. Mi sembra evidente che l’impostazione sia quella per cui tutte le vacche sono nere e, quindi, forse qualche difetto logico si legge immediatamente “.
In tale intervento è evidente il livore nei confronti della sottoscritta persona, e dell’associazione che io rappresento, poiché siamo attaccati direttamente, si fa specifico riferimento agli articoli di stampa prodotti nei mesi antecedenti e alla legittima “critica” effettuata nei confronti della Procura della Repubblica di Matera, nell’opinione espressa di scarsa efficacia sul territorio. A medesime conclusioni di scarsa efficacia e sottovalutazione dei fenomeni evidenziati, anche da altri interlocutori, sembrano inoltre giungere, nel prosieguo dell’audizione, anche l’on. Bindi e il Procuratore Capo della Repubblica presso la Corte di Appello di Potenza.
Tanto si esplica al fine di comprendere la vicenda di cui sono stato oggetto nei giorni successivi.
Nel territorio di Tursi (MT) il mio sindacato stava seguendo una vendita all’asta di una azienda (Conte /Ergastolo), la quale vedeva la fase dell’immissione in possesso del nuovo proprietario: il Sig. Grieco Giuseppe. Tale azione si inseriva in un quadro di soluzione delle crisi in agricoltura, nel quale la suddetta associazione (Altragricoltura) interloquisce con il Tribunale di Matera nello studio di soluzioni che prevedono il recupero e il rilancio delle aziende in crisi, quale alternativa della vendita all’asta.
In tale ottica, ma anche quale terzo possessore dei beni oggetto di trasferimento, si tentava di interloquire con l’acquirente al fine di studiare alternative che prevedessero un rilancio dell’importante azienda di allevamento insistente sui luoghi, prima ad aver applicato il sistema biologico in Basilicata.
Tale interlocuzione per prima accettata non conosceva sviluppi ulteriori, per cui il sottoscritto presenziava ( anche quale terzo possessore degli immobili tramite l’associazione “Primavera Lucana”) agli accessi dell’Ufficiale Giudiziario, dimostrando il suo dissenso, in uno con i propri associati, proponendo sempre soluzioni alternative, non cruenti e collaborative, spesso chiedendo essa stessa l’intervento delle forze dell’ordine e chiedendo all’ ufficiale giudiziario la semplice verbalizzazione delle proprie osservazioni. L’ufficiale Giudiziario nei primi due accessi assentiva, dal terzo in poi, mutando nella persona fisica, disconosceva la mia presenza e funzione sui luoghi e la mia facoltà di intervenire nella procedura.
Per tali attività il Sig. Grieco, tramite suo legale, produceva in data 25.07.2014, denuncia querela nei miei confronti indirizzandola significativamente alla persona fisica del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera Dottoressa Celestina Gravina (doc-n-2);
Immediatamente a tale denuncia, con una velocità sconosciuta all’ufficio, il 12.08.2014 la Dott.sa Gravina inoltrava richiesta di misura cautelare nei confronti del “Signor” Gianni Fabbris, e formulava un capo di accusa che comprendeva l’estorsione aggravata e la rapina aggravata [(artt. 81 cpv.-56-110-112 nn.19 e 29-629-628 comma 3° n. 1 )-61 n. 7) c.p]., con il quale si chiedeva la misura degli arresti domiciliari (doc.n.3). Il Gip Dott. Onorati con ordinanza nn. 48/14 O.C.C. del 19.08.2014, riqualificava i reati nell’unico meno grave di violenza privata (artt. 110,81,61 c.p.), irrogando l’obbligo di dimora in Policoro (MT) e il divieto di recarsi in agro di Tursi, così motivando “sicchè tale richiesta di misura cautelare, sebbene depositata presso il GIP soltanto il 12-08-2014, deve essere trattata con precedenza rispetto ad altre richieste di applicazione di misure cautelari depositate in precedenza nell’ambito di altri procedimenti penali” (SIC!) (doc. n.4). L’interrogatorio di rito veniva svolto il 25.08.2014, giorno in cui si effettuava l’ennesimo accesso presso l’azienda Conte, per cui lo stesso in assenza del Fabbris, degli esecutati, del difensore della sig.ra Ergastolo, impegnato nell’interrogatorio, permetteva l’ingresso in azienda, mediante un uso ingiustificato della forza (rottura dei lucchetti), nonostante l’assenza di opposizione da parte di chicchessia.
Fino alla revisione della misura cautelare (doc.n.5), avvenuta a seguito dell’interrogatorio di rito, mi fu impedito di svolgere la mia attività sindacale, poiché l’obbligo di dimora in Policoro mi impediva di recarmi in Bernalda (MT), sede sociale del sindacato e in Potenza ove erano aperte alcune importanti vertenze con la Regione Basilicata, per la refusione dei danni patiti dai territori nelle recenti alluvioni.
Dal capo di imputazione proposto dal Procuratore è agevole osservare che:
a) La denuncia non proviene dall’Ufficiale Giudiziario intervenuto dell’UNEP di Matera (Dott. Antonio Colandrea), ma dal privato cittadino nuovo proprietario, che la indirizza-tramite legale- direttamente alla persona fisica del Procuratore capo.
Circostanza assai strana poiché il pubblico ufficiale intervenuto, se avesse rilevato profili di antigiuridicità, avrebbe certamente comunicato alla Procura (intesa come Ufficio) e, ancor prima, al Giudice dell’Esecuzione, come suo dovere. E’ noto come l’organo deputato all’esecuzione per rilascio sia l’ufficiale giudiziario, soggetto al quale compete in via diretta ed immediata (senza cioè che occorra alcun ordine proveniente dal giudice dell’esecuzione) essendo all’U.G. demandato di “eseguire” quanto indicato nel titolo esecutivo azionato, di procedere anche alla liberazione dell’immobile da coloro che lo occupino, anche in modo coattivo servendosi della forza pubblica o del consulto del Giudice dell’esecuzione, qualora sorgessero difficoltà insormontabili.
b) Il Procuratore, pur facendo riferimento ad articoli di quotidiani che ne avevano fatto largo oggetto di informazione ed ai numerosi documenti formali pubblici (volantini, comunicazioni alla Questura, Comunicati Stampa), tratta il Fabbris come un comune delinquente e non come un sindacalista.
Nella richiesta cita il punto 2 dell’art. 112 c.p. che fa riferimento ad “individuo agitatore che dirige gli altri”, come se questi altri fossero stati pagati a intervenire e non fossero li per adesione e convinzione di solidarietà sindacale;
c) Nessuna documentazione contenuta nel fascicolo delle indagini evidenzia azioni commesse per procurarsi un ingiusto profitto e illecito arricchimento;
d) I reati ipotizzati dalla Procura sono impossibili poiché:
– nessun ”trasparente atteggiamento aggressivo e minaccioso” è stato posto in essere, non solo vi è prova in atti che gli stessi testi, le cui dichiarazioni sono poste alla base della misura cautelare (avv. Panico e M.llo Martino), affermano nettamente il contrario;
– Il reato di rapina aggravata è impossibile poichè oggetto di trasferimento nel procedimento nn. 77/1994 RGE Tribunale di Matera sono solo beni immobili;
Tali evidenze gettano seri dubbi e sospetti sull’operato della Procuratore materano, che sembra dettato più dal livore nei confronti del Fabbris per le perplessità sollevate nei confronti del proprio operato, che da una attenta analisi dei documenti di indagine e dall’utilizzo delle prerogative riconosciute agli organi inquirenti. Sarebbe bastato, infatti, leggere il decreto di trasferimento alla base dell’azione esecutiva, ascoltare l’Ufficiale Giudiziario od acquisire semplicemente i verbali di accesso tutti (e non solo quello del 21.07.2014 prodotto dalla parte), per rendersi conto che la prospettazione del fatto non poteva essere quella fantasiosamente articolata nella richiesta di misura cautelare.
Tanto premesso, io sottoscritto Fabbris Gianni, come sopra generalizzato

PROPONGO FORMALE DENUNCIA/QUERELA
Contro Il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Matera, dott.sa Celestina Gravina, perché, nello svolgimento delle funzioni, pur avendo un notevole attrito con il Sig. Fabbris Gianni, per quanto dichiarato innanzi alla Commissione Nazionale Antimafia il 24.06.2014 , ometteva di astenersi dalle indagini, intenzionalmente procurando o tentando di procurare un danno di rilevante gravità al sindacalista. L’oggetto giuridico del delitto p. e p. dall’art. 323 c.p., è identificato nel buon andamento e nell’imparzialità della P.A., tali requisiti sono altresì richiamati dall’art. 97, Costituzione, del tutto vituperati dall’azione posta in essere, condita dall’elemento della prevaricazione, nell’ esercizio di una funzione pubblica. Peraltro il malanimo, e quindi il dolo intenzionale, traspare evidente dall’ipotesi accusatoria individuata dalla dottoressa Gravina nei reati di rapina ed estorsione aggravata e derubricata dal GIP in mera violenza privata. Estremamente grave, poi, è l’accenno alla rapina che con il rilascio di immobili ha ben poco a vedere.
Per tali assunti, espletate le opportune indagini, chiede sia perseguito il reato di cui all’art. 323 cod. pen. o gli altri che nel fatto suesposto la Giustizia ravviserà a carico della stessa persona, con istanza di severa penale punizione e riserva da parte mia di costituzione di parte civile, in aiuto della Giustizia e per ottenere l’integrale risarcimento del danno.
Il sottoscritto teme, infatti, ulteriori atti di ritorsione per quanto accaduto, sentendosi notevolmente limitato nell’esercizio della propria azione sindacale.
Resto a disposizione della Giustizia per qualsiasi altro chiarimento e chiedo alla S.V. d’intervenire nella maniera più opportuna nei confronti del Predetto Procuratore, per evitare che il reato continui a permanere e sia portato ad ulteriori conseguenze.
A tal fine la presente viene inviata agli istituzioni in indirizzo affinchè vaglino, ognuna per le proprie competenze, la vicenda che denota uno scarso equilibrio ed imparzialità da parte del Magistrato, nonché delle lacune anche imbarazzanti per quanto riguarda il funzionamento della Giustizia (le funzioni di una commissione di inchiesta, viene appurato nell’audizione a Roma), nonché la comprensione di alcuni istituti giuridici fondamentali del nostro codice penale (estorsione, rapina).
Chiedo, ai sensi di legge, di essere avvisato nel caso di richiesta di archiviazione della notizia di reato ex art. 408 c.p.p..
Mi riservo di nominare proprio difensore di fiducia, eleggendo domicilio ai fini del presente procedimento in 75025 Policoro (MT) alla Via Penelope n. 110.
Si allegano:
1. Resoconto stenografico audiione n. 44 di Martedì 24.06.2014;
2. Denuncia /querela del sig. Grieco Giuseppe del 25.07.2014;
3. Richiesta di applicazione misura cautelare della Dott.sa celestina Gravina;
4. Ordinanza di applicazione misura cautelare del 19.08.2014;
5. Revisione della misura cautelare a seguito di interrogatorio ;
6. Articoli di giornale richiamati.

Policoro, 

FABBRIS GIOVANNI

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