Il Coordinamento a De Luca. Devi fare passi avanti, non indietro

Gianni Fabbris, portavoce del Coordinamento in Difesa del Patrimonio Bufalino, ha commentato le dichiarazioni del Presidente della Regione Vincenzo De Luca sul Piano della Regione per eradicare la brucellosi e la tbc bufalina, poche ore dopo la forte, partecipata iniziativa del 6 maggio in cui il prof. Vincenzo Caporale (una delle massime autorità internazionali in materia di malattie infettive degli animali) ha chiarito il perchè fino al 2014 il Piano della Regione aveva quasi debellato la brucellosi e perché successivamente ha fallito.

Fabbris ha dichiarato: “Sentiamo che il Presidente De Luca ha sostenuto che la Regione non farà un passo indietro sull’obiettivo di eradicare la TBC e la BRC. Il Coordinamento degli allevatori del Casertano non lo ha mai chiesto, anzi abbiamo chiesto un passo avanti sulla via della risoluzione dei problemi e sull’obiettivo di eradicare. Il presidente della Regione Campania è, evidentemente, non a conoscenza delle posizioni del Coordinamento che sono state espresse chiaramente, ancora una volta, nella partecipata conferenza stampa del 6 mattina a Napoli. Noi abbiamo anche chiesto rigore nelle regole (quel rigore che il Piano attuale non dimostra) ed abbiamo rivolto alla Regione Campania la richiesta di rielaborare il Piano dal momento che, con ogni evidenza tecnica è un pasticcio dalle enormi contraddizioni fra gli obiettivi dichiarati e i contenuti che vengono proposti ed è destinato a fallire (non per la nostra opposizione ma perchè è inefficace). E’ interesse del Presidente De Luca come degli allevatori che il Piano funzioni davvero, contrariamente a quello precedente che ha prodotto risultati fallimentari sia per aver aumentato la brucellosi e la tbc sia per aver indotto alla chiusura trecento aziende. Quanto agli interessi dei consumatori è proprio per garantire la loro tutela che stiamo conducendo la nostra iniziativa come sarà evidente nei prossimi giorni con un nuovo appuntamento pubblico che terremo con le associazioni nazionali dei consumatori e dei medici impegnati in prima linea nella tutela della salute. Medici che sapranno spiegare semplicemente e chiaramente come il problema della brucellosi e della TBC bufalina ha ben poco a che vedere con la salute dei cittadini. Così, pure, nei prossimi giorni, produrremo gli atti che documentano la partecipazione nei numeri e nella qualità al Coordinamento Unitario in modo da offrire la migliore trasparenza in ordine a quanti sono gli allevatori e i cittadini che rappresentiamo e che non sono d’accordo col piano. Alla Regione rinnoviamo l’invito che abbiamo prodotto nella lettera aperta indirizzata al Vice Presidente Fulvio Bonavitacola e chiediamo di capire quale è la scelta: quella di ricomporre e risolvere i problemi o quella di delegittimare il Coordinamento in cui sono organizzati gli allevatori? “

De Luca , nella sua dichiarazione, ha sostenuto, fra l’altro “..non possiamo più avere allevamenti squilibrati rispetto alla spazio necessario. Non possono esserci cento bufale in 200 mq….. perseguiamo il modello delle stalle bavaresi moderne”. Il portavoce del Coordinamento, con una nota successiva, ha osservato: “La prima cosa da fare per evitare la concentrazione spropositata di animali nelle stalle, non è delocalizzare le stalle e le aziende ma resituire il giusto equilibrio fra allevamento e ambiente cisrcostante. La biosicurezza deve essere strettamente in relazione con il benessere animale, Quali stalle abbiamo costruito in questi anni in cui (irresponsabilmente) la Regione ha impedito la vaccinazione? Dei lager in cui gli animali vengono concentrati in prigioni di cemento costringendoli in spazi assurdi per impedire la contaminazione ambientale con la brucella e la tbc. Miope strategia che è fallita semplicemente perchè non si può impedire agli uccelli o all’acqua di entrare nelle stalle a meno di non realizzare dei bunker sotto una campana di vetro. Se la Regione avesse puntato (come chiedevamo da tempo) a prevenire la brucellosi con la vaccinazione, avremmo potuto sviluppare la capacità degli animali di resistere alla malattia immunizzandosi ed avremmo impedito lo scempio di doverli chiuderli inutilmente in prigioni di cemento concentrandoli per isolarli (facendo spendere centinaia di migliaia di euro agli allevatori nella vana presunzione che il cemento armato possa impedire le contaminazioni e rendendo infelice la vita degli animali). Il primo obiettivo di un piano di disentificazione della concentrazione degli animali è quello di permettere loro di avere uno spazio aperto per il pascolo che attualmente gli errori del piano regionale impediscono. Si avrebbero, cosi, per ogni stalla di cento metri, migliaia di metri di pascolo aperto dove gli animali potrebbero vivere felici e cambierebbe immediatamente il rapporto fra superficie impegnata e numero di animali allevati. Noi di Altragricoltura ci battiamo da oltre venti anni per un approccio agroecologico alla riconversione dell’allevamento e dell’agricoltura ed è propio da questo approccio che chiediamo e proponiamo un cambio di stategia e il passo avanti di cui abbiamo bisogno. Non c’è bisogno di invocare il modello bavarese per le stalle, basta valorizzare il modello che da secoli ha funzionato in Campania ed impedire che la deriva industriale si impadroni definitivamente del settore.”

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