RePAM Altragricoltura: il Mediterraneo risorsa comune e regole comuni per tutti

Francesco Zizzo, Segretario della Rete dei Pescatori Artigianali del Mediterraneo (RePAM – Altragricoltura) interviene sulle dichiarazioni dell’Europarlamentare del PD Giuseppe Lupo che nei giorni scorsi ha rivolto una interrogazione alla Commissione europea in merito alle conseguenze socioeconomiche del fermo pesca straordinario disposto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, che estende di un mese l’interruzione delle attività di pesca nel Tirreno a causa dell’esaurimento delle giornate annuali assegnate alla flotta italiana.

“Le parole dell’eurodeputato Lupo riportano con chiarezza una preoccupazione condivisa da tutto il mondo della pesca artigianale: la sostenibilità non può essere ridotta a un concetto puramente ecologico. La decisione del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste di prorogare di un mese il fermo pesca nel Tirreno, a causa dell’esaurimento delle giornate assegnate alla flotta italiana, rischia di avere ricadute socioeconomiche drammatiche per le comunità costiere e per l’intera filiera ittica.

Invocare sempre il principio della sostenibilità, legandolo unicamente alla tutela eco-ambientale e alla salvaguardia degli stock ittici, non ha senso se non lo si collega a una sostenibilità anche sociale ed economica. Senza equilibrio tra questi tre pilastri, la transizione verde si trasforma in un percorso di esclusione e impoverimento per i pescatori, soprattutto per quelli che praticano la piccola pesca artigianale.

Le politiche del *Green Deal* europeo si sono rivelate fallimentari per le flotte comunitarie, in particolare per quelle mediterranee. Serve un cambio di rotta profondo: sì a una sostenibilità che difenda l’ambiente e la fauna marina, ma solo se in parallelo si tutela la sopravvivenza dei pescatori e delle imprese di pesca.

Le imprese di pesca europee, e italiane in particolare, sono da almeno 35 anni vittime di una gestione miope e burocratica. Le direttive UE e le politiche nazionali applicate in modo rigido e diseguale hanno prodotto il dimezzamento della flotta e, cosa ancora più grave, il dimezzamento dei posti di lavoro.

La questione è antica e irrisolta: il Mediterraneo continua a essere trattato come un mare “diverso”, dove le regole penalizzano le flotte europee e lasciano libertà d’azione a quelle dei paesi extra UE. Questa disparità di trattamento ha effetti devastanti sulle economie costiere, che già oggi sopravvivono a fatica tra restrizioni, costi in aumento e assenza di compensazioni adeguate.

Il Mediterraneo è – e deve restare – una risorsa comune per tutti i Paesi che vi si affacciano. Ma per esserlo davvero, deve essere gestito con regole comuni, giuste e condivise, non più penalizzanti solo per le flotte europee.

Come RePAM, la Rete dei Pescatori Artigianali del Mediterraneo – Altragricoltura, chiediamo che l’Unione Europea apra finalmente un tavolo di confronto reale, che tenga insieme ambiente, economia e lavoro, perché non può esserci tutela del mare se scompare chi sul mare vive e lavora.

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