Ciao Gaetano, la terra che hai amato ti accolga.

In memoria di un lottatore e dei suoi sogni. Grazie Gaetano per la tua ostinazione, retta e visionaria.

di Gianni Fabbris

Nella mia memoria in cui il tempo ha affastellato tanti, troppi ricordi fatico ormai a fissare in maniera netta le date, i volti e le emozioni. La prima volta che ho consociuto Gaetano Fortunato, però, non la ho mai dimenticata e, anzi, l’immagine di quell’incontro riemerge sempre ogni volta che ho pensato a lui o quando, per qualche associazione di idee, inciampo nel suo volto sorridente. Come se, nel calderone dove sobollono le esperienze che mi hanno formato, quel ricordo diventasse emozione e fosse sempre li, distinto, fissato nella forma e nel contenuto pronto a tornare regolarmente a galla senza liquefarsi e sciogliersi per la consunzione del tempo. Anche ora che, mentre sono a Caserta nella mobilitazione degli allevatori, mi arriva sul cellulare l’immagine della locandina con cui la famiglia ne annuncia la morte.

Ormai non ricordo più quanto tempo fa, all’inizio della mia esperienza di impegno in difesa degli agricoltori, mentre cercavo di capire meglio cosa accadesse nell’agricoltura e del mio territorio Metapontino, stavo facendo una serie di incontri con alcuni imprenditori del territorio che si segnalavano per la vivacità della loro iniziativa. In quel percorso di ascolto e studio, un giorno andai a trovare Gaetano nella sua azienda. Arrivai a trovarlo pieno di pregiudizi. Era ancora il tempo in cui ero segnato dal vizio ideologico di dividere il mondo sulla base delle partigianerie politiche. E Gaetano aveva una storia da democristiano, legato al circuito delle cooperative bianche. Insomma l’aspettativa di quell’incontro era per me segnata: un servo del potere contro i lavoratori.

Ne uscii scornato nei miei pregiudizi. Una persona “libera”, convinta che non ci sarebbe stato futuro per l’agricoltura senza rispettare e valorizzare la funzione, il ruolo, i diritti dei lavoratori ma, soprattutto, che la crisi delle imprese era strettamente legata al modello agricolo che considerava l’agricoltura come reparto all’aperto della produzione industriale. Mi sarebbe capitato tante volte e sempre più spesso che, proprio osservando il mondo dalla parte di chi lavora la terra, le categorie “politiche” con cui per decenni avevamo interpretato la realtà, erano incapaci di leggere la trasformazione della società dentro cui la nostra generazione era precipitata. Certamente fu cosi con lui e imparai la lezione: il mondo non può solo dividersi per la fede politica o ideologica; soprattutto in tempi di stravolgimenti profondi come sono stati i nostri.

Anche per la forte carica di umanità da cui non potevi non farti coinvolgere, con Gaetano è stata amicizia e condivisione di tante battaglie proprio nel tempo drammatico in cui la crisi si abbatteva sulle aziende agricole costringendo al fallimento tanti imprenditori che avevano creduto nelle false promesse della globalizzazione e del neoliberismo. Questo era Gaetano, uno che aveva scelto di diventare agricoltore, investendo soldi e tempo in progetti sempre all’avanguardia. Quando pochi sapevano cosa fosse la cultura fuori suolo Gaetano con la sua Cooperativa produceva l’idroponico. Quando tutti producevano fragole e frutta conferendole ai commercianti che si portavano a casa i guadagni lasciando a chi produceva la responsabilità e i debviti della produzione, lui cercava le vie della commercializzazione diretta.

Era il tempo in cui una intera generazione di agricoltori andava verso la sconfitta dopo aver fatto grandi investimenti convinti che la liberalizzazione del mercato avrebbe portato ricchezze per tutti. Gaetano ne divenne nel tempo sempre più consapevole.

Tanto è stato il suo impegno a difendersi ed a difendere gli altri dagli speculatori e dagli sciacalli che cercavano di mettere le mani sulle terre approfittando della crisi. Come dimenticare il giorno in cui tentarono di vendere all’asta i suoi beni e noi di Altragricoltura ci presentammo in azienda con i trattori, con il Sindaco che aveva convocato i consiglieri e la Giunta, i parroci, Libera, gli avvocati del Soccorso Contadino mentre avevamo prodotto le “carte” che chiedevano l’annullamento della vendita per manifeste incongruenze nella procedura?

Lo sciacallo di turno pronto a comprare per due soldi la vita di Gaetano, dovette ritirarsi, l’Ufficiale Giudiziario dovette fare un verbale di vendita nulla dei beni, la vendita fu annullata, il fatto fini nel mio fascicolo processuale quando la Procura della Repubblica di Matera chiese il mio arresto, …. noi tutti festeggiammo e alla fine bridammo nel bar di fronte alla stazione di Scanzano Jonico.

Molte altre volte abbiamo condiviso l’impegno, non sempre in accordo sul metodo e sul come ma sempre dalla stessa parte della barricata. Anche qualche settimana fa, l’ultima volta che lo ho visto (se pur lo ho sentito poi per telefono ancora per informarlo su una serie di iniziative che stavamo assumendo in sua difesa) discutevamo sul suo metodo che lo portava, a volte, ad isolarsi e ad andare avanti a testa bassa comunque. Gaetano reagiva sempre in nome di un principio di legalità cui era convinto lo Stato avrebbe dovuto conformarsi “a prescindere”.

Principio che, scopriva, non sempre riesci a far valere se non sei “forte”, “organizzato”, “insieme agli altri”. Lui, però, non se ne dava per vinto e reagiva convinto, piuttosto, della forza delle sue ragioni. Spesso un “cavaliere solitario” , senza macchia ne paura che ti obbligava comunque ad essere al suo fianco, semplicemente perché aveva ragione come ha ragione tanta parte degli agricoltori onesti traditi dalle promesse di un mercato meraviglioso fatto, invece, per garantire ricchezze solo agli speculatori delle catene commerciali, agli usurai ed alla finanza.

Una roccia. Quando lo ho visto l’ultima volta lo ho incontrato sempre motivato, ancora impegnato nell’ennesima battaglia per salvare la sua terra. Consapevole della sua malattia lo ho trovato, comunque, sulla barricata mentre continuava a vivere quella vita che sapeva segnata, come ha sempre saputo e scelto di fare: con orgoglio, determinazione e dignità. Oltre che con infinita dolcezza. Una dolcezza che continuerò a portare sempre con me, insieme alla sua sensibilità ed alla sua curiosità.

Ciao Gaetano, siamo stati onorati, noi di Altragricoltura, di aver condiviso tante cose insieme.

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