Il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino denuncia da tempo che quanto sta accadendo in provincia di Caserta, è solo la punta dell’Icerberg per un problema che, in realtà, riguarda tutto il Sud Italia.
In realtà, mentre a partire dalla metà del decennio scorso in tutte le regioni del Centro Nord la BRC e la TBC sono state risolte con la conseguenza che quelle regioni sono state dichiarate ufficialmente “indenni”, in praticamente tutto il Sud Italia, al contrario, le regioni sono “non indenni”. In particolare da circa 40 anni i problemi si vanno moltiplicando in Campania, in Puglia e in Sicilia ma in molte altre aree permangono significativi rischi.
E’ arrivato il momento di chiedersi perché, di isolare i problemi, e di intervenire. Per quello che ci riguarda rileviamo come in tutte queste aree si adottano gli stessi schemi da parte delle Regioni ispirate da “pratiche emergenziali” volute dal Ministero della Salute e interpretate dai Piani regionali.
L’oggetto del webinar di questa sera (20 giugno 2023 a partire dalle ore 21 fruibile pubblicamente dai canali social facebook/altragricoltura e youtube/yafueperlaterra) è indagare sull’impatto che hanno le strategie di eradicazione delle zoonosi nelle regioni meridionali domandandoci come queste incidono sul rapporto fra crisi dell’allevamento, spopolamento delle campagne, Mezzogiorno.
In particolare proveremo a fare il punto attorno ad alcune questioni centrali:
- le caratteristiche dei sistemi di allevamento meridionali (tranne due aree come quella della zona di Gioia del Colle e dintorni dove si produce la Mozzarella bovina e del Casertano dove si alleva la bufala) abbiamo un sistema di allevamento diffuso e al pascolo con una forte permanenza di modelli riconducibili alla transumanza per quanto siano venute avanti nel tempo scelte di modello allevatoriale che hanno spinto sempre di più verso la chiusura in stalle degli animali per tenerle in luoghi “controllabili dal punto di vista sanitario e igienico” con conseguente perdita delle relazioni naturali ed ecologiche fra gli animali e l’ambiente
- nel tempo (ultimi trenta anni in particolare) il patrimonio zootecnico meridionale si è fortemente indebolito a scapito della concentrazione nel sistema intensivo del Nord (liberalizzazione delle quote con il superamento dei limiti della regionalizzazione, poltiche regionali dei PSR, politiche di mercato con la chiusura delle piccole centrali del latte capaci di tenere il rapporto col territori, crollo dei prezzi alla produzione particolarmente di alto impatto in sistemi di produzione dai costi comunque maggiori rispetto a quelli intensivi del Nord…)
- la perdita dei sistemi agrari naturali con cicli integrati foraggi, allevamento, ceralicoltura basati sullo scambio fra materia fertilizzante naturale/ foraggi nutrienti a favore di agricolture specializzate fondate sulla chimica e settorializzate, che ha spinto sempre di più l’allevamento verso forme “specializzate in stalle intensive” e comunque separate dal ciclo naturale che ha contribuito a svuotare i territori dalla presenza diffusa di animali utili regolatori dell’equilibrio ecologico
- questo indebolimento del tessuto allevatoriale e della relazione con il territorio ha contribuito in maniera forte da acceleratore dell’abbandono in vaste aree rurali
- dentro questo quadro e nel vuoto di politiche e strategie attive capaci di valorizzare i modelli endogeni dell’allevamento meridionale relegandolo ad un ruolo marginale trasformando spesso gli allevatori in “fornitori di materia prima” per l’industria di trasformazione del latte e della carne del Nord (vedi il caso della produzione del pecorino romano o dell’industria della carne con il ruolo di Real Beef di Cremonini e soci in posizione dominante nel controllo della filiera della carne) si è fatta strada nel sud italia la risposta “medico sanitaria” alle zoonosi fino a diventare, nei fatti, l’unica vera iniziativa in campo di grandissimo impatto arrivando a decidere della sorte delle aziende, del territorio e dell’economia assumendo il solo punto di vista di un “principio di precauzione” interpretato ed applicato senza le ulteriori e necessarie valutazioni sociali
- la prevalenza delle iniziative di contenimento e gestione medico sanitaria della BRC e della TBC nel Sud Italia si è sviluppata dentro una generale tendenza in Italia e nel mondo a trasformare i sistemi di produzione del cibo verso modelli di gestione in laboratorio degli alimenti, slegandolo dalle sue relazioni con i cicli naturali dentro cui i biomi hanno sviluppato nel tempo la capacità di trovare un equilibrio capace di reagire alle “malattie” sviluppando reazioni e interazioni naturali
- è dentro questa visione che è cresciuto in maniera esponenziale un enorme apparato di gestione della sanità animale. L’Italia è il Paese che ha fra i più alti numeri al mondo di facoltà veterinarie, di veterinari e di tecnici impegnati nel ciclo di controllo degli alimenti e degli animali. Nel Sud, in particolare, la crescita dei “servizi veterinari e di controllo della sanità animale” è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi dieci/quindici anni (vedi il caso dell’IZSM di Portici che si è più che triplicato in quindici anni mentre i problemi sono aumentati invece che risolversi)
- eppure i dati dicono che gli unici territori che continuano a essere non indenni alla brucellosi ed alla TBC sono proprio in tutte le Regioni Meridionali contro le zoonosi che, al contrario, invece stanno espandendosi e i Piani di Gestione delle varie regioni falliscono nell’obiettivo (almeno dichiarato) di risolvere i problemi
- prendendo a esempio il piano fallimentare della regione campania contro la BRC e la TBC Bufalina e Bovina, ad una prima ricognizione, tutti i piani delle regioni in cui meno si sta risolvendo i problemi (Puglia, Campania, Sicilia) appaiono simili e fondati su modelli omogenei con problemi e criticità analoghi e incapaci di risolvere le questioni, soprattutto non “tarati sulle caratteristiche peculiari dei sistemi di allevamento del Sud”, oltre che scarsamente capaci di individuare i patogeni finendo per favorire, nei fatti, la diffusione delle malattie
- al contrario, il fallimento di questi piani da ormai 40 anni e la loro incapacità di adattarsi alle caratteristiche dei sistemi di allevamento meridionali sta accelerando la crisi fino a renderla quasi irreversibile, la crisi dei sistemi di allevamento nel Sud Italia che, al contrario, avrebbero bisogno di un rilancio generale capace di valorizzare le proprie caratteristiche autogene e le proprie vocazioni al legame con le specificità territoriali che hanno contribuito a fare grande nel tempo l’agroalimentare del Paese
- è il caso dei sistemi di transumanza tanto diffuso nel sud dove, per motivi climatici, le mandrie non in stalla stabile sono costrette a migrare nei pascoli fra estate e inverno. Siamo un Paese che è riuscito a far dichiarare la Transumanza come Patrimonio dell’Unesco, e ora, in ragione di astruse, inefficaci, antiscientifiche e irrazionali norme burocratiche sta distruggendo la transumanza impedendo la movimentazione degli animali. Mentre scriviamo ci sono ancora greggi in tante aree del Mezzogiorno che non possono muoversi verso i pascoli di montagna costrette al caldo e senza acqua e foraggi colpite da “ordinanze interpretative” che impongono loro costi altissimi e nei fatti impediscono la movimentazione.
METODO DEL WEBINAR
PRIMA PARTE (testimonianze e problemi)
Dopo una breve introduzione che pone l’oggetto del webinar, è prevista una prima parte con 4 interventi di testimonial e analisi (circa 8 minuti ciascuno). Interverranno:
1) Sebastiano Lombardo (Sicilia) allevatore di bovini, Altragricoltura Sicilia
2) Roberto Congia (Sardegna) pastore – movimento Pastori Sardi
3) Carmelina Colantuono (Molise/Puglia) allevatrice, focal point del Comitato per la dichiarazione della Transumanza come Patrimonio dell’Unesco
4) Nunzio Marcelli (Pastore Abruzzese – Rete Appia)
SECONDA PARTE (proposte e risposte)
Gianni Fabbris raccoglierà le testimonianze sviluppandole in domande e proposte che verranno affrontate nella seconda parte del Webinar.
La seconda parte del Webinar sarà tenuta dal’Europarlamntare Piernicola Pedicini, presidente del Movimento Meridionalista Equità Territoriale chiamato a collocare il quadro rappresentato nella prima parte e gli obiettivi immediati che si pone il Movimento degli Allevatori dentro una riflessione sul Sud, il Mezzogiorno e il Mediterraneo e la Riforma del sistema Agroalimentare
Questi gli obiettivi principali che sono posti alla riflessione dell’On.le Pedicini:
- difendere e rilanciare i sistemi di allevamento territoriali e i prodotti collegati nel Mezzogiorno puntando sulla valorizzazione delle caratteristiche endogene territoriali e alla rinaturalizzazione dei territori operando una estesa azione di conversione agroecologica che favorisca il ruolo degli allevatori, degli agricoltori e degli artigiani
- elaborare, nel quadro di una più generale iniziativa per la nuova riforma agraria e dell’agroalimentare, una legge sul pastoralismo e sui sistemi di allevamento territoriale
- ridefinire le politiche attive e gli strumenti di spesa in modo da orientarli all’obiettivo principale di favorire la ripresa nel sud dei sistemi di produzione del cibo territoriale e artigiano e alla funzione dei pastori/allevatori come presidio di tutela del territorio
- sottoporre alla verifica dei risultati i Piani di eradicazione delle zoonosi (in particolare quelli sulla BRC e la TBC ma anche altri) in tutte le aree che nei decenni non hanno raggiunto i risultati per individuare i punti di fallimento e adottare i correttivi necessari
- integrare la visione medico/sanitaria delle azioni sulle zoonosi con le valutazioni economiche, sociali ed agronomiche affiancando alla competenza del Ministero alla Salute (finora assoluta) quella dell’Agricoltura e dell’Ambiente e coinvolgendo a pieno, nella gestione delle iniziatine gli attori sociali e le comunità chiamate ad assumere responsabilità
- adottare una azione di discontinutà sulla base dell’ordine del giorno approvato al senato in materia di gestione dei Piani di eradicazione e introducendo il coordinamento delle azioni
- coinvolgere a Pieno l’Europa nel necessario processo di bilancio delle azioni messe in campo finora
Al termine dell’intervento di PierNicola Pedicini, il WebInar avrà una coda di circa quindici minuti per valutare lo stato della Petizione Europea presentata dal Coordinamento UNitario in Difesa del Patrimonio Bufalino di cui l’Europarlamentare Pedicini è stato ed è uno dei principali sponsor