I primi di Luglio del 2021 si è tenuta nel territorio del Basso Volturno una mobilitazione degli allevatori autorganizzata da una serie di forze giovani e nuove in difesa del Patrimonio Bufalino. Quel giorno (il 2 luglio) è stata anche l’occasione perché quelle forze giovani e motivate si incontrassero con quanti negli anni e nel tempo si sono battuti per affermare il diritto a produrre il cibo ed a lavorare la terra in nome della Sovranità Alimentare e, dunque, della democrazia e della giustizia.
Non era scontato che l’incontro avvenisse né, tantomeno, che producesse l’esperienza originalissima e straordinaria del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino. Una esperienza fondata su una visione del futuro e su un progetto per Terra di Lavoro e il cibo di territorio capace di restituire dignità ad una comunità che si è scoperta sempre più unita attorno alla difesa del grande patrimonioo storico, culturale, economico, ambientale del ciclo dell’allevamento bufalino e della produzione della mozzarella.
Un patrimonio sotto schiaffo della speculazione industriale e finanziaria, di mille lobbisti pronti a saccheggiare il frutto del lavoro e di una intera comunità e trattato dalle istituzioni nazionali e regionali come l’ennesima occasione di garantire profitti privati mungedo ai denari pubblici e alimentando gli interessi (anch’essi molto privati) delle consorterie annidate negli apparati regionali e ministeriali e nelle sedicenti sigle sindacali che avrebbero dovuto rappresentare gli interessi degli allevatori.
Il Primo settembre 2023, 789 giorni dopo, tre scioperi della fame, sei stati generali, innumerevoli manifestazioni a Napoli, a Roma, a Bruxelles e nel territorio, il Forum per la costruzione del Piano Partecipato a Casal di Principe, la presentazione di una petizione Europea al Parlamento Europeo, l’apertura di una Commissione di indagine presso il Senato della Repubblica, l’adozione unitaria delle forze politiche di documenti che sostanzialmente accolgono le tesi e le proposte del movimento, gli allevatori tornano in Assemblea per aprire una fase nuova della mobilitazione, del progetto e del lavoro.
Una fase che viene mentre crolla tutto l’impianto voluto dal Presidente De Luca in prosecuzione e in continuità con gli indirizzi voluti dal sistema di potere che si è arricchito sulla crisi in cui è precipitata Terra di Lavoro anche per effetto delle iniziative dirette dalla Task Force nominalmente in campo per risolvere i problemi della TBC e della BRC in Campania ma che, in realtà ha alimentato la diffusione e la radicalizzazione delle zoonosi (garanzia di imperitura fonte di lucro per il sistema secondo la logica che il mantenimento della Brucella e della TBC garantiscono il business miliardario cresciuto in questi ultimi decenni)
La ostinata e colpevole decisione del Presidente della Regione di non cambiare la strategia, portata fino alla provocazione di imporre il Generale Cortellessa e i suoi collaboratori come garanti dell’applicazione di un illogico e inefficace massacro, sta non solo producendo un danno irreparabile per il Casertano e il suo sistema ambientale ed economico ma sta estendendo i suoi effetti ormai ben oltre. Ora che stanno venendo a galla i dati del Salernitano (con una impressionante progessione dell’estendersi della TBC) emerge con chiarezza il confine di un fallimento tanto annunciato quanto disperatamente e inutilmente nascosto dai proclami rassicuranti dell’Assessore Caputo rilanciati dalle veline delle Organizzazioni Professionali che siedono nel tavolo di spartizione regionale (sedicenti maggioritarie).
Nel Forum di due mesi fa (30 giugno e primo luglio scorsi) il Coordinamento ha indicato la strada in un lungo percorso di confronto che ha determinato le proposte e i percorsi concreti oltri che di metodo e strategici su cui cambiare passo. Un Forum che è venuto dopo aver tenuto seminari con contributi nazionali e internazionali di alcuni dei più significativi portatori di proposte e conoscenze su cosa in realtà occorre fare per risolvere i problemi aperti da troppo tempo e che il Presidente De Luca finge di non continuare a vedere.
Un percorso ricco di contenuti che puntando dritto alla sostanza del cambiamento necessario; non c’è alcun Piano possibile che risolva i problemi della TBC e della BRC contro il territorio e le imprese e che non sappia tenere insieme due assunti fondamentali: una strategia di gestione delle zoonosi in applicazione dei principi scientifici riconosciuti internazionalmente (di cui al contrario la Task Force della Regione Campania ha fatto spregio) e una puntuale azione di tutela e rilancio degli animali e dei sistemi territoriali di allevamento (nel caso delle Bufale tutelate da una legge nazionale che la Regione Campania continua evidentemente a ignorire compiendo ancora una volta un atto al confine con la illegalità)
Al contrario, l’unico Piano, vincente possibile è quello Partecipato che coinvolga tutti i portatori di interesse nella gestione delle iniziative in maniera trasparente e consapevole.
Il messaggio dal Forum è chiaro: la Regione Campania può risparmiare gli oltri seicentomila euro di soldi pubblici sprecati per finanziare la struttura del generale Cortellessa per imporre un piano fallimentare e. al contrario, investa nel coinvolgimento delle forze attive del territorio sulla base di un principio di trasparenza e in applicazione dei metodi scientifici che altrove (invece) hanno funzionato.
La Tavola Rotonda con le forze politiche (presenti parlamentari di maggioranza e opposizione) che ha concluso la due giorni del Forum ha indicato la via per il passo necessario a interrompere l’illogico e colpevole massacro e aprire la stagione nuova: applicare l’Ordine del giorno Unitario votato a Gennaio dal Parlamento e le risoluzioni assunte all’indomani del tavolo tenuto con il sottosegretario Gemmato a Roma (quello disertato dalla Regione Campania), con l’inevitabile atto di commissariamento da parte del Governo nazionale. Un Commissariamento che apra le condizioni per applicare l’Ordine del Giorno unitario votato dal Senato e che coinvolga non solo la Regione Campania ma dia il mandato di affrontare i problemi in tutte le regioni in cui i problemi delle zoonosi di BRC e TBC non sono state risolte (quindi, oltre la Campania, anche la Sicilia e la Puglia).
A questo passaggio, inevitabile e di buon senso per cui la politica nazionale ha dato ampi segnali di comprensione e di responsabilità, il Coordinamento si è preparato in questi due mesi di lavoro continuo, meno appariscente ma puntuale e profiquo in attesa che le forze sane (tecniche e politiche) che stanno operando per le soluzioni giuste sviluppino il lavoro con i tempi e le modalità utili a mettere in campo gli strumenti necessari.
Sappiamo che questo percorso può mettere in campo un cambiamento vero, profondo e sostanziale e offrire ai territori, alle mandrie, agli allevatori ed alle comunità una occasione irripetibile di riscatto e sappiamo che “le cose vanno fatte per bene” per non sprecare l’opportuintà.
Noi, per parte nostra, pur continuando a sottolineare come occorre intervenire prima che la irresponsabile gestione di chi ha gestito finora i piani fallimentari produca danni irreversibili, abbiamo lavorato per prepararci alla fase nuova di cui abbiamo bisogno.
In questi due mesi, il Movimento ha lavorato sulla riorganizzazione del Coordinamento e il suo rafforzamento e sulla messa in campo del progetto e degli strumenti nuovi su cui il Commissariamento potrà contare per fondare il percorso di soluzione dei problemi secondo la logica che abbiamo ascoltato dalle convincenti argomentazioni del Prof. Caporale espress durante l’audizione nella seduta della Commissione di indagine al Senato: Più o meno così suonavano: “Della TBC e della BRC la scienza sa tutto e, come ampiamente dimostrato, in tre anni i problemi si possono agevolmente risolvere applicando i principi già messi in campo nei territori dove i problemi si sono risolti e come è già avvenuto in Campania fra il 2007 e il 2011. “. Il Professore (ma anche i tanti altri responsabili intervenuti durante il Forum) hanno richiamato le tre condizioni fondamentali perchè si possa realizzare l’obiettivo; il rispetto dei principi scientifici voluti dall’OIE e dalla comunità internazionale, la riorganizzazione dei servizi chiamati ad applicare le iniziative, il pieno coinvolgimento dei portatori di interesse.
Noi siamo pronti. Siamo pronti a sostenere il percorso di cambiamento, a riprendere la mobilitazione ed a mettere in campo il progetto.
L’Assemblea del Primo settembre 2023 con gli allevatori discuterà la ripresa delle iniziative pubbliche e della vertenza si terrà ancora una volta in un uogo simbolico: nella NCO di Casal di Principe, nel luogo si è concluso il Forum per cui verrà presentato il progetto.
Il Coordinamento Unitario (che il 30 agosto si riunisce per riorganizzare la propria struttura organizzata) invita tutti gli allevatori a partecipare per fissare, fra l’altro, la data e le forme dell’avvio della nuova fase di mobilitazione.
Una mobilitazione che, lo ricordiamo, si fermerà solo quando avremo il Piano Nuovo e chi ha finora gestito il fallimento sia messo in condizione di non nuocere