Il 17 dicembre 2025 si è tenuto l’incontro dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare con la proposta rivolta a quanti hanno in campo iniziative di denuncia degli OGM (anche nella loro edizione NGT/TEA) di dare vita a forme di coordinamento e iniziative comuni di fronte alla campagna di disinformazione in atto.
In attesa di pubblicare e diffondere il documento di proposte che è scaturito dal ricco confronto fra diversi attori impegnati a promuovere la Sovranità Alimentare, proponiamo alla lettura parte di un documento con l’intervento del Prof Salvatore Ceccarelli (vedi il sito), genetista, professore universitario impegnato in numerosi progetti in diverse aree del mondo e membro del Consiglio Direttivo di Navdanya International,
Il prof, Ceccarelli durante l’incontro dell’Alleanza Sociale ha proposto la sua visione da genetista impegnato sul campo della ricerca e della divulgazione ; visione che ha fissato in un intervento che qui ripubblichiamo, estratto da un documento (vedi la pagina dedicata nel sito di Navdaya International da cui puoi chiedere il documento integrale ) parte di un rapporto di Navdanya International dal titolo “Seeds of Resistance: GMO Deregulation and Grassroots Mobilization” (Semi di resistenza e Mobilitazioni Popolari). Visione che riproponiamo considerandola un importante punto di avvio di un lavoro su cui come Altragricoltura, insieme alla CNA, avviamo una nuova fase di impegno perché si esprima con chiarezza la posizione dei produttori italiani che scelgono la via dell’Agroecologia per uscire dalla crisi.
Oltre che l’estratto del documento che trovate qui sotto, consigliamo di vedere una intervista video che il divulgatore Pietro Isolan ha realizzato per il canale youtube “Orto da Coltivare”, al Prof. Ceccarelli ed alla Ricercatrice Stefania Grando (genetista di fama internazionale, “plant breeder” con quasi quarant’anni di esperienza totale, di cui oltre trenta nella ricerca agricola per lo sviluppo in Africa e Asia)
L’agricoltura ha bisogno di scienza:
quale scienza?
di Salvatore Ceccarelli
Negli ultimi tempi il pubblico in generale, ma quello degli agricoltori in particolare, è stato bombardato dal messaggio secondo il quale l’agricoltura ha bisogno di scienza per affrontare le sfide del futuro tra cui il cambiamento climatico e sfamare una popolazione mondiale in continua crescita.
È lecito chiedersi di quale scienza di parli.
Infatti una scienza, l’ecologia, ci dice che ad una maggiore diversità corrisponde una maggiore produttività (quindi sfamare il mondo) e una maggiore resilienza (quindi capacità di riprendersi dalle conseguenze degli eventi legati al cambiamento climatico)[i].
L’importanza della diversità è sottolineata da un’altra scienza, quella medica, la quale sottolinea l’importanza della diversità della dieta per un sano microbiota intestinale da cui dipende sia la nostra salute fisica (difese immunitarie) e quella mentale (ansietà, depressione, disagio mentale giovanile e adolescenziale, disagio alimentare)[ii]. Una indicazione, quella medica, difficile da mettere in pratica visto che dietro al nostro cibo c’è un’agricoltura basata sull’uniformità.
Questo è il risultato di una profonda contraddizione nel mondo scientifico a proposito di biodiversità: una contraddizione tra la scienza che sostiene l’importanza della biodiversità per la sicurezza alimentare e quindi per la salute ma anche per la resilienza, e un’altra scienza, il miglioramento genetico, che negli ultimi circa 100 è andato quasi esclusivamente verso l’uniformità.
Da questo punto di vista, e indipendentemente dalle eventuali differenze dinatura tecnica, OGM e prodotti delle Nuove Tecniche Genomiche (NGT)rappresentano l’espressione più moderna dell’uniformità come obiettivo delmiglioramento genetico.
Quindi il recente dibattito se i prodotti delle NGT siano o non siano OGM,sebbene legalmente rilevante, ha distolto l’attenzione dal fatto che dal punto di vista biologico entrambi soffrono della stessa fondamentale debolezza e cioè che sono evolutivamente perdenti e in quanto tali rendono gli agricoltori,soprattutto quelli biologici, più vulnerabili.
Infatti, la principale debolezza degli OGM e dei prodotti delle NGT, è che essi ignorano un principio biologico fondamentale e cioè il Teorema Fondamentale della Selezione Naturale.Questo principio, formulato quasi 100 anni fa, dice che quando l’ambiente che circonda degli organismi viventi cambia (ricordiamo che gli insetti, i funghi che causano le malattie delle piante e le erbe infestanti sono organismi viventi),quegli organismi, se hanno sufficiente diversità, evolvono, perché soltanto quelli capaci di adattarsi al nuovo ambiente sopravvivono e si riproducono.
I trattamenti chimici o la coltivazione di un OGM o di un prodotto di NGT resistente cambiano l’ambiente che circonda insetti, funghi ed erbe infestanti così come gli antibiotici cambiano l’ambiente che circonda i batteri che causano malattie nell’uomo i quali sviluppano resistenza causando un problema di importanza globale.
È importate sottolineare che non è il trattamento chimico o l’OGM o il prodotto NGT o, nel caso dei batteri, l’antibiotico a causare la resistenza: la resistenza è già presente come parte della diversità di quegli organismi, i quali la sfruttano,evolvendosi, nel momento del bisogno.
La patologia e l’entomologia (altre scienze) ci dicono da tempo che qualsiasi meccanismo di protezione contro un parassita delle colture, sia essa genetica o chimica, può essere descritto come instabile o stabile e gli OGM e le NGT appartengono alla categoria di soluzioni instabili al problema della protezione contro i parassiti ed è per questo che contribuiscono ad aumentare anziché a diminuire l’incertezza degli agricoltori nel futuro già incrinata dal cambiamento climatico.
La letteratura scientifica è ricca di articoli che documentano l’evoluzione della resistenza da parte degli organismi che OGM e NGT, l’ultimo dei quali apparso a febbraio di quest’anno e pubblicato da 12 Università di cui 10 americane,documenta la perdita della resistenza di un OGM di mais a un insetto in ben 10 stati della corn belt negli USA[iii].
In conclusione OGM e NGT sono soluzioni temporanee che favoriscono la comparsa di infestanti, insetti e funghi resistenti e quindi creano ulteriore vulnerabilità nel mondo agricolo minando la sovranità dei semi e di conseguenza quella alimentare.
Al contrario l’uso della biodiversità, raccomandata da gran parte della scienza[iv], e attuata con l’uso di colture diverse, con la consociazione e con la coltivazione di miscugli e popolazioni (una scienza vecchia di quadi 100 anni), offre nelle mani degli agricoltori una soluzione durevole perché impedisce lo sviluppo di infestanti, insetti e funghi resistenti, e soprattutto una soluzione non brevettabile.
Nonostante le evidenze scientifiche, la narrazione prevalente sui presunti vantaggi delle NGT fa molta presa su un pubblico che per larga parte ignora la complessità della relazione tra il DNA e l’espressione finale di caratteri importanti come la resistenza alla siccità, la capacità di tollerare gli eventi legati al cambiamento climatico e le stesse resistenze a malattie, insetti e erbe infestanti, una relazione in cui l’ambiente gioca sempre un ruolo importante,un ruolo che per molti caratteri è addirittura più grande di quello del DNA.
È quindi urgente divulgare quanto più estesamente possibile quanto l’ecologia, la medicina e la stessa genetica molecolare ci insegnano sull’importanza dell’agrobiodiversità non solo come lo strumento più economico e più efficace per contrastare il cambiamento climatico ma anche per creare un rapporto virtuoso tra agricoltura, cibo e salute, non solo nostra ma anche del pianeta.
È anche urgente far sapere che dietro a quella narrazione così attraente su cosa si può ottenere mettendo le mani sul DNA, ci sono molte cose non dette,taciute anche ai politici i quali quindi dovrebbero far parte di quel pubblico a cui far giungere la voce che non è quella la scienza di cui l’agricoltura ha bisogno.
Riferimenti:
[i] Renard, D, Tilman D. 2019. National food production stabilized by crop diversity. Nature 571: 257-260. https://doi.org/10.1038/s41586-019-1316-y
[ii] Heiman, ML, Greenway FL. 2016. A healthy gastrointestinal microbiome is dependent on dietary diversity. Mol Metab. 5 (5): 317-320
[iii] Ye Z, DiFonzo C, Hennessy DA, Zhao J, Wu F, Conley SP, Gassmann AJ, Hodgson EW, Jensen B, Knodel JJ, McManus B, Meinke LJ, Michel A, Potter B, Seiter NJ, Smith JL, Spencer JL, Tilmon KJ, Wright RJ, Krupke CH. 2025
[iv] Too much of a good thing: Lessons from compromised rootworm Bt maize in the US Corn Belt. Science, 387 (6737): 984-989. doi: 10.1126/science.adm7634. Epub 2025 Feb 27
[1] Ceccarelli S, Grando S, 2022. Return to agrobiodiversity: participatory plant breeding. Diversity 14:126 https://doi.org/10.3390/d14020126








1 commento
Ci vuole coraggio a rendere tutto nella biodiversità. Siamo abituati all’immediatezza, è il genetista lo rende. La natura ha bisogno del suo tempo e l’uomo corre più de tempo. Una formula che trova il giusto equilibrio quello sì è da farsi.