La regione Campania è in un guado trascinando gli allevatori nella crisi


Il messaggio degli allevatori e dei loro alleati è chiaro: mano tesa se la Regione vuole davvero risolvere i problemi, nessun alibi alle perdite di tempo ed alle meline per continuare a tenere in piedi l’indifendibile

Gianni Fabbris (portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino), Salvatore Foglia (allevatore della Associazione di Tutela Allevamento Bufala Mediterranea), Francesco Di Tella (Avvocato coordinatore del Soccorso Contadino) sono intervenuti questa mattina nella conferenza stampa online convocata per rispondere alla domanda: “A che punto siamo in Regione Campania con il massacro delle bufale  e delle aziende?”.

Chiaro il quadro che è stato illustrato dagli intervenuti: da un anno a questa parte (ovvero da quando è stata adottato con la delibera 104/2022 il Piano della Regione sulla Brucellosi e la TBC Bufalina e Bovina) la situazione delle aziende bufaline, delle mandrie, del territorio si è andata progressivamente deteriorando mentre sta aumentando in maniera pericolosa il rischio della BRC e della TBC.

Il Coordinamento Unitario, che a dicembre aveva avanzato le sue proposte per avere un piano efficiente e risolutivo, lo aveva detto fin dal giorno dopo che la delibera era stata pubblicata: un pasticcio indecoroso di contraddizioni, inapplicabile e da cui potevano solo venire altri guai oltre quelli che già la Regione aveva procurato negli anni precedenti.

La Regione (che pure inizialmente aveva dato segnali di disponibilità al ripensamento della strategia), ha ceduto ai ricatti della struttura tecnica che, in realtà, sta accumulando grandi vantaggi dal mantenimento della crisi e non ha sentito ragioni: barra dritta fino al baratro.

E il baratro è stato ed è: un baratro di debiti per le aziende, una macelleria a pieno ritmo per animali sani massacrati per giustificare i teoremi fallimentari della TASK Force tenuta in piedi dalla Regione Campania e distogliere l’attenzione sul fatto, incontrovertibile, che nel frattempo la BRC e la TBC non solo non diminuiscono ma, anzi, si espandono.
Tutto come prima, con più cattiveria e più ferocia di prima tranne che per un fatto nuovo: mentre fino allo scorso anno tutto accadeva nell’ombra e nel disinteresse generale, ora tutto accade con i riflettori accesi e l’attenzione dell’opinione pubblica. E’ grazie ai riflettori accesi che sono emersi i numeri del fallimento e sono state sbugiardate le menzogne raccontate per coprire i fallimenti e giustificare l’impossibile. E’ grazie ai riflettori accesi e l’incessante e determinata iniziativa democratica degli allevatori che, oggi, si comincia  a fare strada come inevitabile la necessità di cambiare la strategia del Piano.

Si susseguono in queste ultime settimane le prese di posizione che vanno in questa direzione: il Governo Nazionale adotta un ordine del giorno presentato dai parlamentari di FdI con cui si impegna ad intervenire perchè la Regione Campania rispetti le direttive comunitarie e si apra un tavolo di confronto fra gli allevatori e la Giunta regionale: il Parlamento Europeo accoglie la petizione degli allevatori e annuncia l’invio di una lettera alla Regione con cui esprime parere negativo sul suo operato e la richiama ad applicare gli ordinamenti comunitari; il Parlamento della Repubblica apre una Commissione di Indagine Conoscitiva per accertare quanto sta accadendo in Regione Campania; un autorevole dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità si schiera a favore della richiesta che si superi la macellazione delle bufale come unico strumento di intervento perchè “ci sono strumenti ben più efficaci”.

A fronte di questi segnali (solo alcuni) che vanno nella direzione di aprire al cambiamento del Piano nello spirito delle proposte degli allevatori, cosa fa la Regione? Continua nella sua opera irresponsabile (“operando come facevano quei soldati giapponesi ligi alla consegna a costo di mettere in scena la tragica farsa di continuare a difendere l’indifendibile anche dopo la fine della guerra”), mentre annuncia nuove misure risolutive e si appella al dialogo.

“Abbiamo imparato da tempo che le misure nuove che migliorerebbero il Piano (ma non era perfetto e intoccabile?) che puntualmente annuncia la Regione quando ormai non può fare altrimenti di fronte alle evidenze del fallimento, altro non sono che parti del Piano avanzato a Gennaio del 2022 dal Coordinamento. Parti di quelle proposte degli allevatori che non possono essere prese a “pezzetti” ma che, per essere pienamente efficaci, pretendono un cambio di strategia generale che la Regione si ostina a non voler riconoscere. Prolungando irresponsabilmente il momento in cui, inevitabilmente, dovrà assumerlo”

Un cambio di strategia possibile solo se si realizza la prima delle condizione necessarie a ricostruire il clima di confronto utile a trovare la condivisione: il ritiro delle deleghe alla Task Force voluta dalla Regione che è la prima responsabile del fallimento e l’avvio di un confronto vero e trasparente.

Uno dei segnali dell’isolamento e del progressivo peggioramento delle posizioni della Regione Campania sta nel fatto che qualche mese fa il Presidente De Luca e l’Assessore Caputo motivavano il loro rifiuto a parlare con il Coordinamento perché avrebbe rappresentato una sparuta minoranza mente loro “parlavano con le Organizzazioni Professionali rappresentative”.

Adesso che il Coordinamento ha dimostrato la sua forza e la sua rappresentatività, l’Assessore Caputo ci fa sapere nei suoi post pubblici che si starebbe confrontando con due agricoltori (che indica per nome e per cognome). Osserva Fabbris “la Regione, pur di giustificare che fra gli allevatori c’è ancora qualcuno che le da credito dopo le molte promesse a vuoto, continua a offrire collanine chiedendo in cambio una foto su facebook o una citazione in un post. Abbiamo un’altra idea della funzione sindacale e della democrazia, siamo gente seria! Se l’Assessore vuole davvero il confronto con gli allevatori che da mesi lo stanno incalzando, ha una strada semplice: alzi il telefono o invii una mail al Portavoce del Coordinamento Unitario invitandolo ad un confronto. Il Coordinamento, come è sempre stato, si renderà disponibile offrendo, ancora una volta, il supporto alle soluzioni senza rinunciare alle condizioni poste in principio per aprire una fase di lavoro utile: si ritiri la delega alla Task Force (non solo al Dott. Limone ma a tutta la task force) e si apra un confronto senza pregiudizi.”

In attesa che questo accada, intanto il Coordinamento va avanti e annuncia una serie di ulteriori iniziative. Fra queste: la richiesta di un intervento urgente da parte del Governo Nazionale sulla base dell’odg dei senatori di FdI, la convocazione di una nuova sessione degli Stati Generali in Difesa del Patrimonio Bufalino con l’avvio formale della petizione nazionale  e internazionale e una nuova azione sul piano legale. Sarà una diffida indirizzata direttamente ai responsabili del Piano chiamati a rispondere anche con le proprie risorse personali ai molti danni che stanno provocando al territorio ed alle imprese.

Il messaggio degli allevatori e dei loro alleati è chiaro: mano tesa se le controparti vogliono davvero risolvere i problemi, nessun alibi alle perdite di tempo ed alle meline per continuare a tenere in piedi l’indifendibile.

4 commenti

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    • Pasquale Gravante il 31 Marzo 2023 alle 16:45
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    Ho già consegnato il mio articolo sulla situazione attuale. Ad ogni modo, consiglierei di tenere bene in piedi il rapporto con la Commissione Europea. Ripeto quanto detto nel mio articolo. La Comm. EU ha tutto l’interesse a seguire e risolvere il problema che investe un prodotto dop, esso una volta riconosciuto dalla EU, entra sotto la sua protezione.

    • Pasquale Gravante il 31 Marzo 2023 alle 16:47
    • Rispondi

    pasqualegravante08@gmail.com
    Mio indirizzo mail

    • Domenico il 31 Marzo 2023 alle 22:05
    • Rispondi

    Bravissimo, caro Gianni, più chiaro di così non si poteva essere!!!!

    • domenico fenizia il 1 Aprile 2023 alle 14:14
    • Rispondi

    L’autarchia non è solo solo espressione di governi autoritari ma soprattutto è presente nelle nostre regioni cosiddette democratiche, è un sistema di potere in cui il cittadino non è più attore ma oggetto da usare per ottenere grandi ritorni di denaro. in tal caso il popolo non deve intromettersi nei loschi affari dei governanti che dicono di perseguire obiettivi utili alla comunità ma nei fatti, attraverso furbizie varie, gonfiano le loro tasche.

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