Con la scadenza delle deroghe al 31 di maggio 2010 del regolamento CE n° 1967/2006 del Consiglio, detto Regolamento Mediterraneo, sulle “pesche speciali”, bianchetto su tutte, maglie minime rete trainanti/strascico, distanza dalla costa, la Pesca Italiana, ed in particolare quella Siciliana e delle Regioni del Sud Italia, ha subito un ulteriore duro colpo all’economia, ma soprattutto all’equilibrio socio-economico.
Sono a rischio, non solo migliaia di posti di lavoro e migliaia di imprese di pesca, ma anche i Valori di Tradizioni e Culture che rappresentano il paese in Europa e nel mondo.
La politica comunitaria, imperniata principalmente su incentivi per ridurre lo sforzo di pesca, demolire la flotta e diversificare l’attività, crea disoccupazione fra i pescatori, là dove spesso le economie locali non offrono alternative occupazionali. Si registra l’incremento di una crisi che, se fino a ieri era solo strutturale, oggi diventa sociale ed economica a livelli preoccupanti, a volte a tal punto da attrarre l’attenzione della criminalità.
Non si dimentichi come l’attività di pesca, essendo l’anello principale della Filiera Pesca/Prelievo/Commercializzazione, Trasporti, Piccola e Grande Distribuzione, Ristorazione tipica, Cantieristica, Portualità, Officine e Industria di Trasformazione, entrando nel tunnel della crisi che da almeno 25 anni attanaglia il settore, condiziona irrimediabilmente tutti gli altri segmenti della filiera, minacciando tutto il sistema pesca. A parte le considerazioni legate ad alcuni aspetti gestionali del settore che hanno causato, e tuttora causano, il forte disagio fra le imprese di pesca (fra tutte la politica di mercato che ha favorito il grande commercio a discapito delle piccole imprese di pesca), riteniamo che le politiche comunitarie di gestione, a partire dallo SFOP 2000/2006 e ora l’attuale FEAMPA, che hanno basato la loro politica sul principio, tanto evocato quanto disatteso, della “Sostenibilità eco-ambientale”, non abbiano saputo cogliere gli aspetti legati alla storia e alle culture dei popoli pescatori mediterranei, fondati sulla “pesca artigianale costiera”. Sul concetto di Piccola Pesca la Commissione UE sta cercando una nuova definizione. Durante i lavori del 15 febbraio 2010 a Bruxelles, per la sessione di lavoro sul tema “Una nuova definizione di pesca artigianale in UE“, abbiamo ribadito come questo concetto non possa non tenere conto dell’ assunto fonda-mentale che basa la differenza tra pesca artigianale e quella industriale sui prelievi della risorsa ittica e non su parametri tecnici relativi alla barca e/o all’equipaggio. Se tutti abbiamo a cuore temi come la sicurezza della vita a mare, il miglioramento delle condizioni sociali, economiche e previdenziali/assistenziali del ceto peschereccio, la salute e la tutela del consumatore, politiche di gestione (vedi libro Verde) che tutelano l’aspetto artigianale e tradizionale della pesca. la sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale ed economica, non ci spieghiamo come mai stentino ad essere messe in atto le azioni per interessare le imprese di pesca ad elaborare modelli di gestione responsabile delle attività di pesca che mirino ad un mantenimento dei posti di lavoro attuali fino a sviluppare iniziative di diversificazione dello sforzo di pesca, con conseguente incremento dell’occupazione nei set-tori collaterali della filiera. Le sfide che ci attendono in un futuro prossimo, devono chiarire su tutte un assunto fondamentale. E’ cioè perché nel bacino Mediterraneo si continuano a usare pesi e misure diversi per le flotte degli stati che vi lavorino. Non è più pensabile che solo perché apparteniamo all’UE dobbiamo subire politiche di gestione vessatorie che hanno dimezzato la flotta nazionale dal ’96 oggi; visto l’aumento del prodotto importato dai paesi exstraeuropei fino all’82% con grave danno, sia all’economia ittica che alla salute dei cittadini/consumatori finali. La Rete dei Pescatori Artigianali del Mediterraneo di Altragricoltura ha già fatto sentire la sua voce a difesa dei pescatori e della flotta da pesca nazionale e continuerà a farlo per tutelare una grande risorsa che il Paese non può perdere.
Francesco Zizzo (segretario federale della RePAM – Altragricoltura)
Nevio Torresi (presidente della RePAM – Altragricoltura)