La crisi morde ancora

Gli anni ’90 del secolo scorso sono stati la fine dell’illusione in cui una intera generazione di agricoltori italiani ha creduto: l’idea che bastasse fare investimenti per partecipare del “business” garantito dalla globalizzazione dei mercati.
Per sostenere quegli investimenti sono stati messi a garanzia beni di famiglia accumulati dalle generazioni precedenti in nome della prudenza e della cultura del risparmio contadino.
La verità è che gli investimenti non sono stati remunerati dal mercato. I prezzi al campo sono crollati e il risultato è stato un indebitamento di sistema che si è abbattuto come una man-naia sugli imprenditori che hanno investito in modelli insostenibili.
Lunga e dolorosa è stata la scia di drammi personali e famigliari di quanti, lasciati senza tutele, hanno pagato in prima persona il crack del sistema produttivo che ha sconvolto la piccola e media impresa dell’agroalimentare.
Gli effetti di quella fase sono ancora attivi. La generazione che ha rilevato le aziende ha dovuto farsi carico dei debiti. La nuova generazione, però, de-ve fare i conti con nuovi problemi: la caduta del credito per gli investimenti e il crollo dei redditi Altragricoltura è tornata negli anni scorsi a pressare la politica chiedendo misure straordinarie per salvare le piccole e medie imprese.Intanto il Soccorso Contadino opera per non lasciarle sole

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