Ancora una volta l’asta di alcuni beni di proprietà della Cooperativa Agricola di Basilicata è andata deserta come gli altri precedenti tentativi che si sono accavallati in soli quattordici giorni e un lungo applauso liberatorio l’ha sancita. Ringraziamo tutti quelli che sono stati con noi e ci hanno messo la faccia
mostrandosi facilmente riconoscibili e hanno supportato i numerosi agricoltori. Erano liberi cittadini, rappresentanti delle amministrazioni comunali di Montalbano Jonico, Scanzano, di Libera, della Fondazione Lucana Antiusura e Antiracket e Adiconsum.
Parole dure quelle con le quali don Basilio Gavazzeni, presidente della Fondazione Lucana Antiusura Monsignore Vincenzo Cavalla, ha apostrofato queste azioni: “Sul nostro territorio ho il coraggio di dire che non c’è da nutrire molte speranze. Siamo qui perplessi e sgomenti. Abbiamo la volontà di resistenza. Cerchiamo di capire dove appoggiarci”. “Abbiamo vinto una prima decisiva battaglia contro le vendite all’asta delle aziende agricole in Basilicata. Con oggi portiamo a casa un risultato straordinario per niente scontato. Una comunità di agricoltori e di cittadini insieme per difendere il diritto alla terra, ha saputo vincere la battaglia per salvare dalla chiusura la Cooperativa Agricola di Basilicata. Anche la quarta asta, quella più pericolosa perchè si batteva a offerta libera, è andata deserta. O meglio …. nessuno si è fatto avanti. Del resto se lo avesse fatto avrebbe dovuto farlo nel mezzo di una affollata assemblea “militante” e io stesso avevo annunciato ai presenti, alle forze dell’ordine ed al Sindaco che se qualcuno avesse fatto un’offerta nella mia veste di dirigente sindacale avrei “impedito l’asta” assumendomene la responsabilità di essere denunciato o altro, vista la flagranza di un reato che si sarebbe consumato in presenza di poliziotti e carabinieri. Non c’è stato bisogno …. Nessuno si è fatto avanti. Mettiamola così: Don Basilio Gavazzeni ha fatto appello alla coscienza cristiana di chi avrebbe voluto comprare i beni di gente sottoposta a usura e in difficoltà, io penso che chi dalla crisi delle campagne vuole approfittare portando via i beni come uno sciacallo, da oggi sa che noi ci siamo e lo costringeremo a metterci la faccia, il nome, il cognome, l’indirizzo ….. come facciamo noi. Ne faremo buon uso!”
(Gianni Fabbris)