IN DIFESA DEL DIRITTO DEMOCRATICO A RESISTERE ALLA CRISI ED A FARE SINDACATO NELLE AREE RURALI
NO ALLO SCIACALLAGGIO SOCIALE ED ALL’ESPROPRIO DI DEMOCRAZIA
GIÙ LE MANI DALLE NOSTRE TERRE /documento dell’esecutivo di Altragricoltura
Policoro, 26 Agosto 2014
L’esecutivo nazionale di Altragricoltura, si è riunito, prendendo necessariamente qualche giorno di tempo, per un dovuto e rigoroso approfondimento – anche alla luce dello sproporzionato dispiegamento di forze di Polizia che il 25 agosto ha eseguito un atto di immissione in possesso per un’azienda venduta all’asta da noi considerato con profili di illegittimità e le tante prese di posizione che si sono espresse -, al fine di esaminare l’incredibile provvedimento giudiziario ai danni del coordinatore nazionale Gianni Fabbris, emesso in Matera, con atti della Procuratrice Gravina e del GIP Onorati nelle date rispettive dell’11 e del 19 agosto c.a..
Si prende atto che il GIP Onorati ha operato una importante revisione dei capi d’accusa proposti dalla Procura, riducendoli ai soli art. 81-110 e 610 del CP e cancellando l’inspiegabile e inimmaginabile richiesta di carcerazione preventiva, sia pure ai domiciliari. In ogni caso è stato impedito a Fabbris di poter recarsi presso la Sede dove assiste gli agricoltori iscritti all’organizzazione nonché di poter partecipare a incontri di carattere nazionale o regionale, ledendo comunque un Diritto di Libertà Sindacale.
Non abbiamo alcun dubbio che nelle sedi in cui saranno valutati i fatti sarà accertata l’inesistenza di qualsiasi ipotesi di reato per una vicenda agita sempre nel massimo della correttezza; pur tuttavia rimane la sostanza gravissima del provvedimento predisposto dalla Procura di Matera che scavalca ampiamente il giudizio di incredibile, diventando un preoccupante atto politico di attacco lesivo della Costituzione Italiana di cui viene tradito lo spirito e la sostanza.
Si comprende il dovuto intervento della Procura della Repubblica di fronte all’inoltro di una querela di parte fatta da chi ha comprato all’asta come era possibile che avvenisse anche se i fatti avrebbero comunque dovuto essere accertati prima di assumere provvedimenti gravi.
Non comprendiamo in ogni caso:
-
a che titolo la Procura materana ha continuato a citare la persona di Fabbris, quasi come un comune agitatore, senza fare alcun riferimento ad Altragricoltura (di cui è coordinatore Nazionale), all’Associazione per la Difesa dei diritti nelle aree rurali Soccorso Contadino (di cui è Presidente) e al Comitato Difendiamo le TerreJoniche (di cui è Portavoce); pur facendo riferimento ad articoli di quotidiani che ne avevano fatto largo oggetto di informazione ed ai numerosi documenti formali pubblici (volantini, comunicazioni alla Questura, Comunicati Stampa), la Procura della Repubblica ha citato il punto 2 dell’art. 112 che fa riferimento ad “individuo agitatore che dirige gli altri”, come se questi altri fossero stati pagati a intervenire e non fossero li per adesione e convinzione di solidarietà sindacale;
-
a che titolo ha richiamato articoli del Codice Penale che fanno riferimento ad azioni commesse per procurarsi un ingiusto profitto e illecito arricchimento;
-
a che titolo si ipotizzano i reati di estorsione aggravata e di rapina aggravata quasi che Fabbris e i partecipanti alle mobilitazioni fossero li per una azione di delinquenza comune e organizzata;
-
a che titolo si è richiamato l’art.628, comma 3 punto 1, del c.p. per il possibile reato di violenza sulla persona, commesso da più soggetti riuniti procurandosi ingiusto profitto (articolo che al punto 3 addirittura prevede l’applicazione del 416bis);
-
sulla base di quali accertamenti si contesta a Fabbris di aver impedito l’accesso in azienda se questo è palesemente non vero mentre non si è tenuto in alcun modo conto delle contestazioni anche legali su come si sta cercando di applicare la procedura che sono state oggetto delle nostre proteste.
Fatti e azioni che gettano seri dubbi e sospetti sull’operato della Procura materana. In nessun caso questo forte disappunto va confuso con le strumentali azioni contro i Giudici di precise espressioni del potere politico ed economico attuali. Esprimiamo al contrario la massima fiducia nella Magistratura e i tre livelli Giurisdizionali di garanzia ed proprio per questo che presenteremo formale richiesta di intervento perché le massime Istituzioni e il CSM intervengano.
Un intervento che parta dal presupposto di fondo su cui si basa la nostra Carta Costituzionale, come tutte quelle dei Paesi Democratici, nata per mettere limiti al potere privato economico e del danaro pertanto fondamentalmente garantista della parte di chi perde o difende il lavoro, rischia la povertà o vive al minimo dei mezzi necessari, come nel caso delle tante aziende agricole in crisi costrette a procedure di esproprio dei mezzi di produzione e di chi ne difende le ragioni.
Non può non suscitare grave sospetto il fatto che si sia cosi palesemente ignorato il ruolo sindacale di Fabbris, al centro dell’attenzione da anni, con Altragricoltura, di numerose manifestazioni contadine nazionali e in tante Regioni, unitamente ai tanti comitati unitari di base, nati di fronte alla grave crisi agricola; eppure sono state spesso iniziative che hanno suscitato l’attenzione e il coinvolgimento di tanta parte dell’opinione pubblica come quella che, per chiedere al Governo ed alle Regioni lo Stato di crisi dell’agricoltura e provvedimenti urgenti e straordinari per uscire dall’indebitamento, ha attraversato il Sud dalla Sicilia a Roma con centinaia di trattori che pacificamente hanno presidiato la Capitale o come la vertenza contro le vendite all’asta di migliaia di aziende agricole in Sardegna nel 2007, per cui per iniziativa di Fabbris, dopo un lungo sciopero della fame, il Parlamento approvò una deroga per le scadenze debitorie di centinaia di aziende agricole dell’isola e una sospensione delle procedure esecutive.
Gravissima, poi, l’affermazione riportata nella richiesta di arresto domiciliare, per cui Fabbris avrebbe strumentalizzato i quotidiani locali per far diffondere minacce quasi che ci fosse una complicità dei giornalisti che hanno sempre dato spazio e raccontato le vicende ed hanno solo fatto il loro dovere.
La Procura della Repubblica (che pure dimostra di leggere i giornali di cui allega copie come se fossero corpi di reato) sembra ignorare che in tutto il Mezzogiorno sia Altragricoltura che altri (dal Movimento dei Pastori Sardi, ai Forconi di Sicilia, a tante altre Associazioni) stanno conducendo innumerevoli iniziative di denuncia e di solidarietà per contrastare pignoramenti di Equitalia e aste giudiziarie rovinose per centinaia di aziende agricole; azioni che fanno chiaramente emergere la vastità del fenomeno e che pongono cosi con ogni evidenza il tema per cui la crisi da indebitamento non sia legata alle singole capacità dell’agricoltore di gestire l’azienda ma ad un vero fallimento del sistema agroalimentare italiano.
Occultando l’azione sociale organizzata, in difesa del lavoro e della produzione, si è utilizzata la vecchia tecnica fascista del ventennio che andava alla ricerca dei capi politici, accusandoli di altri reati per arrestarli e impedire qualsiasi formazione di opposizione, per fini democratici, delegittimandola.
La Procura di Matera nella formulazione delle accuse di reato, contestando a Fabbris l’illecito arricchimento, ha assurdamente confuso e invertito i ruoli dei soggetti che si arricchiscono in questa storia; sembra sfuggirle (speriamo non volutamente) che chi ha comprato all’asta l’azienda Conte ha pagato 83.000 Euro un’azienda che ne vale ben oltre 500.000 (senza, peraltro che il ricavato vada a sanare la situazione debitoria dell’agricoltore). Denunciamo da tempo, in Basilicata come altrove, che i meccanismi di gestione delle aste siano quantomeno inadeguati quando non colpevolmente manipolati da interessi privati e cordate organizzate tanto da lasciare ombre sul modo e le finalità come vengono gestite: sotto un prezzo di vendita non si può e non si deve andare, perché se le vendite all’asta non servono a ripagare almeno una parte sostanziosa dei debiti allora è solo un esproprio punitivo dei mezzi di produzione del debitore e servono solo a favorire ed a remunerare i diversi soggetti che gestiscono le aste lasciando aree di rischio a manovre ed iniziative che garantiscono non i creditori ma la folla di soggetti che interviene nella gestione delle vendite all’asta. E’ persino difficile spiegare, nel Diritto, come sia possibile fare atti notarili di acquisizione di proprietà al Registro Immobiliare, con conclusioni di asta assai inferiori agli obblighi di prezzo minimo imposto dall’Ufficio delle Entrate.
Se non ne avesse avuto consapevolezza piena, avrebbe dovuto sentire l’obbligo di rivolgersi a un consulente per avere almeno nozione dei procedimenti legislativi che hanno come obiettivo una migliore precisazione dell’art. 2135 del C.C., garantendo la procedura fallimentare e non l’asta immediata anche alle imprese agricole; al momento vige una prima riforma introdotta dal D.L. 98/2011,art.23, comma 43, che in attesa di una organica riforma consente ai titolari di aziende agricole di poter accedere alle procedure degli art. 182 bis e ter, R.D. 267/1942, con le successive modifiche del D.L. 185/2008, ossia concludere accordi sospensivi delle procedure d’asta dimostrando di poter garantire il pagamento del 60% del debito. E’ stato permesso al debitore di accedervi? La Procura della Repubblica di Matera ha tenuto conto nelle sue valutazioni dell’art 44 con cui la Costituzione difende l’impresa contadina e limita l’estensione della proprietà agraria?
Sono state applicate tutte le garanzie di tutela e di conduzione del fondo di cui il curatore aveva l’obbligo per conservare e mantenere efficiente la proprietà?
Sono comunque pericolosamente sfuggiti alla Procura materana altri fondamentali articoli della Costituzione Italiana, in particolare gli art. 39-40. Aveva almeno il dovere di accertare se Altragricoltura avesse un regolare Statuto e fosse costituita, dal momento che la costituzione di Organizzazioni Sindacali è totalmente libera con il solo obbligo di registrazione sulla cui base acquisiscono personalità giuridica.
Quanto è accaduto può rappresentare un precedente gravissimo che assolutamente occorre arginare e confinare in via immediata per cui ci rivolgiamo a tutte le Istituzioni preposte perché intervengano, data la devastante situazione nazionale per la quale sono migliaia le aziende agricole sotto il rischio e il peso di asta giudiziaria, con gravissime conseguenze per tutta la Collettività.
Serve Giustizia, quella fondata sul Patto di Convivenza Firmato, costato milioni di morti, che è la nostra Costituzione sulla cui base sono chiamati a intervenire sia i Pubblici Poteri che le Giurisdizioni di Giustizia.
Intervenga da subito il Parlamento e i Ministeri preposti, facendo il punto sulla grave situazione che incombe nel pericolo di scomparsa di altre migliaia aziende agricole e si pongano anche procedimenti di maggior garanzia nelle nomine dei curatori giudiziari e di proporzionalità nelle aste e si approfondiscano i meccanismi con cui si gestiscono le aste stesse.
Per parte nostra da subito ci attiveremo per dar vita a un momento nazionale di incontro di tutte le Associazioni territoriali e nazionali autonome, a difesa dei coltivatori e della terra, per prendere lezione di quanto avvenuto, dare le dovute risposte democratiche di lotta e dar vita a una nuova Unità Organizzativa di tutti i contadini-agricoltori. La risposta più grande che potremo dare a questa gravissima azione scomposta che di fatto limita i diritti democratici a resistere alla crisi, a cercare soluzioni alternative possibili e si schiera a favore di una parte contro l’altra in una società in cui la maggior parte sta pagando gli errori delle scelte di modello economico e produttivo ma alcuni tentano di arricchirsi e lucrare sulle disgrazie altrui, sarà quella di rilanciare in maniera forte ed unitaria l’iniziativa nei confronti del Governo, delle Regioni e del Parlamento, pretendendo rispetto e agibilità democratica per l’esercizio delle funzioni di rappresentanza.
In ogni caso, per questa vicenda che vede coinvolto il nostro dirigente Gianni Fabbris ci rivolgeremo al Consiglio Superiore della Magistratura e, se dovesse proseguire l’azione contro di lui e il movimento, predisporremo i dovuti atti per la Legittima Suspicione, chiedendo di spostare in altro territorio il procedimento giudiziario avviato in forza dell’art 45 del C.P.P. Legittima Suspicione motivata, motivata dal precedente comportamento polemico della Procura materana nei confronti di Fabbris e dei Movimenti democratici attivi da anni ne territorio Lucano che denunciano la sottovalutazione dei rischi di legalità vera nel territorio e la mancanza di iniziative giudiziarie volte ad intervenire; giudizi chiaramente espressi in occasione dell’Audizione predisposta dalla Commissione Antimafia del Parlamento e che risulta agli atti. Valuteremo, in via rapida, se il ricorso alla Legittima Suspicione può essere invocato anche da Associazione collettiva ai sensi della Legge 383/2000 (Legge sulla libertà associativa e di promozione sociale) coinvolgendo tutti i soggetti organizzati e i cittadini che vorranno partecipare.
Da oggi si avvia una campagna nazionale che ha l’obiettivo di coinvolgere la più larga parte dell’opinione pubblica perché tutti siano consapevoli di quanto sta accadendo e quanto gravi siano i rischi che in una crisi come questa un uso delle istituzioni sbagliato sia pericoloso per la democrazia e la convivenza civile.
Non ci preoccupa il possibile sacrificio che grava su ognuno di noi, come in questo caso è per Fabbris, per atti repressivi che possono venire da talune espressioni delle Forze dell’Ordine o della Magistratura; le lotte per la terra nel dopoguerra, anche in Basilicata, hanno saputo conquistare spazi di democrazia, giustizia e libertà per tutto il Paese pagando il prezzo di morti, feriti ed arresti. Ci preoccupa invece il forte rischio di divisione sociale che atti come quelli che si stanno consumando a Matera e nel Metapontino tendono ad aggravare. Se la crisi non troverà risposte e si proseguirà ad applicare i dettati di quella sciagurata politica economica che ha portato alla crisi (dominata dagli spread, dall’indebitamento diffuso e dalla perdita di Sovranità) piuttosto che imboccare la via urgentissima di una nuova politica agraria, alimentare e ambientale, la situazione sociale nelle aree rurali (come nel resto in tutto il Paese) non può che aggravarsi lasciandoci il rischio di conflitti pericolosi: da una parte lo Sciacallaggio Sociale di chi si apposta proditoriamente, in complicità con interessi poco chiari, per arricchirsi di proprietà terriere senza sudore dall’altra la riduzione di quello che rimane delle aziende coltivatrici a Soccidari al servizio della grande distribuzione e della grande industria di trasformazione.
L’Italia ha bisogno di una nuova Unità delle Campagne per assicurare a tutto il Paese democrazia, giustizia economica e sociale e Sovranità Alimentare: a questo impegniamo il nostro lavoro