#RACCONTIAMOLAGIUSTA: il Bufala Tour 2022


Il Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino invita gli operatori della Comunicazione (giornalisti, videomaker, bloggers, ecc) e quanti altri siano interessati a capire cosa in realtà stia accadendo nella filiera bufalina e perchè gli allevatori e tanti loro alleati si stanno battendo ad una giornata straordinaria di approfondimento dei contenuti. Una giornata in cui i “docenti” saranno gli allevatori, le loro famiglie e le istanze di approfondimento tecnico scientifico e organizzativo che si sono dati. E’ il BUFALA TOUR 2022, un percorso e un viaggio per capire e documentare la verità

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Perchè un BufalaTour


Fra i maggiori problemi con cui gli allevatori hanno dovuto fare i conti nel loro lavoro per far comprendere la realtà e la gravità di quanto sta accadendo nelle campagne del Casertano e nella Filiera Bufalina, ve ne sono due che chiamano in causa direttamente la qualità dell’informazione di cui possono fruire i cittadini.

Un primo problema si iscrive dentro il più generale disinteresse o la sottovalutazione con cui sono affrontati i problemi della condizione nelle aree rurali. In realtà la “questione agraria” è un grande tema rimosso dal dibattito collettivo da molti decenni ed è stata relegata a vicenda “secondaria e marginale” di cui una società sempre meno legata alla terra e sempre più “urbanizzata” ha finito spesso per perdere i contorni, il senso e l’importanza strategica.

Un secondo problema (ben più pericoloso) è la malafede e la strumentalità interessata con cui questo “vuoto di comunicazione e consapevolezza” viene riempito da informazioni e campagne che puntano a garantire interessi speculativi a volte con una “informazione a pagamento”, più generalmente con una “informazione superficiale”. Del resto in agricoltura girano molti soldi pubblici e privati; soldi che, spesso, finanziano campagne informative interessate, ovviamente proposte come “oggettive” che poi aprono la strada al “senso comune” in cui gli stessi operatori dell’informazione si formano le opinioni.

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In questa forbice accade, cosi, che l’Italia della nostra grande tradizione agricola, diventi il Paese del Made in Italy, un luogo meraviglioso da “mulino bianco” in cui tutti esportano e tutti sono felici e in cui i nemici sono “all’esterno”, magari prendono il volto dei cattivi che all’estero falsificano i marchi del Made in Italy (basta guardare la campagna della Coldiretti contro i sofisticatori del Parmesan che colprebbero gli interessi del Parmigiano Italiano distogliendo l’attenzione sui molti speculatori nazionali),

E’ così che l’agricoltura diventa “le sagre di paese che spesso celebrano prodotti marginali o quasi inesistenti”, buone per tenere trasmissioni domenicali sulle testate nazionali e regionali in cui si da una rappresentazione folkloristica di un mondo inesistente.

Tutte operazioni in cui la verità sfuma e la condizione vera di chi lavora la terra e alleva gli animali viene rimossa cosi come si spengono i riflettori sui veri rischi per i cittadini consumatori di un cibo sempre più nelle mani di molti speculatori e di un Paese che diventa ogni giorno sempre di più una piattaforma commerciale speculativa con un Made in Italy che non ha più alcun bisogno del lavoro degli allevatori, degli agricoltori, dei trasfromatori artigianali; ovvero di coloro che per millenni hanno fatto grande il nostro patrimonio agroalimentare. Il Made in Italy diventa, in realtà, il brand commerciale di prodotti in cui il nome è italiano ma i capitali e le materie prime non lo sono più, con grandi e inediti problemi per il territorio e per tutti noi.

Questa grande trasformazione viene data per “oggettiva” e “indice di modernità positiva” perchè molti capitali privati manipolano l’informazione e molti capitali pubblici (soldi di tutti) vengono dirottati per costruire campagne interessate. Capitali capaci di finanziare e corrompere Esperti e Università, Direttori di giornali (c’è sempre una pubblicità pronta ad essere finanziata), uomini e donne che stanno nelle istituzioni sempre pronti a sottoscrivere una ordinanza o un provvedimento utile a rafforzare gli interessi di ricche lobbies o di nuovi avventurieri, naturalmente proponendo le proprie azioni nell’interesse collettivo e della “competitività del sistema Italia”. In fondo ai cittadini interessa avere cibo a buon prezzo negli scaffali dei supermercati; basta che assomigli e ricordi in qualche modo il prodotto vero.

E’ per questo che il Made in Italy è la nostra pasta ma non il nostro grano, che la nostra norcineria è italiana anche quando i maiali sono stati allevati nei lager industriali dei Paesi dell’Est, che le nostre salse hanno vistose bandiere italiane anche quando i pomodori sono coltivati in Cina, che la mozzarella di bufala, grazie all’ennesimo regalo agli industriali, ha una “chef life” di 30 giorni assomigliano sempre di più ad uno stracchino fatto con il latte di bufala pur di andare nei banchi degli aereoporti di mezzo mondo, ecc..

Accade, poi, che ogni tanto allevatori e agricoltori (come i pescatori) irrompono per un piccolo spazio di tempo nelle cronache perché mettono i trattori in strada o bloccano i trasporti imbracciando i forconi. Inspiegabilmente per un’opinione pubblica cui è stato raccontato che l’agroalimentare del Made in Italy è il Paese di Bengodi.

Il primo problema che, allora, hanno gli allevatori e gli agricoltori che osano “contraddire il paludato racconto rassicurante del made in italy speculativo” e rivendicare il “diritto a produrre ed al reddito” è raccontare la realtà e farla comprendere a cittadini ormai abituati a pensare alle campagne come un “non luogo” avendo persino rimosso, per esempio che la mozzarella di bufala si fa con il latte prodotto dalle bufale in stalle dove si entra mettendo i piedi nella merda e gestite dal duro lavoro degli allevatori, delle loro famiglie e dei lavoranti. Cosi come non considerano più che la mozzarella si produce dalle mani sapienti di casari che hanno poco a che vedere con le filiere industriali che vorrebero accaparrarsi definitivamente il comparto.

Il secondo problema è, poi, quello di fare i conti con le molte bugie o le mistificazioni vendute come pseudoscientifiche da illustri pareri interessati e finanziati sempre pronti a piegare la scienza agli interessi del miglior finanziatore.

Un esempio? Basti pensare ad alcune fra le più cloamorose bugie raccontate dal Team di esperti che per anni ha gestito il Piano antibrucella della Regione Campania (quello che è fallito condannando un terzo delle aziende a chiudere e alla morte nei macelli che hanno ingrassato la speculazione di centinaia di migliaia di animali sani).

Il nominare alcune delle più spudorate bugie è un utile primo esercizio per il Bufala Tour 2022:

  • L’Unione Europea vieta la vaccinazione (FALSO, come si dimostra dal fatto che il Piano la prevede dopo le nostre lotte che invece hanno dimostrato come l’UE la implementa regolarmente)
  • La vaccinazione non si può fare in una sola provincia (FALSO … il nuovo piano prevede che si faccia in soli 11 comuni)
  • La vaccinazione sarebbe stata un grande danno per le aziende perchè la Regione sarebbe stata obbligata a far mettere in etichetta che le mozzarelle sono prodotte da animali vaccinati (FALSO E RIDICOLO! tanto è vero che il piano della regione la ha dovuta prevedere senza imporre alcun obbligo di etichetta)
  • La strategia del massacro degli animali viene messa in campo nell’interesse della salute dei cittadini per prevenire il rischio della BRC e della TBC (MISTIFICANTE … Dove è l’indagine epidemiologica e come si spiega che dopo questa ecatombe di animali la BRC e la TBC sono aumentate di 20 volte?)

    Durante il Bufala Tour verranno documentate molte bugie raccontate in questi anni in cui, in realtà, mentre l’Eradicazione della BRC e della TBC veniva usata come clava contro gli allevatori artigianali favorendo gli interessi industriali, BRC e TBC sono aumentate di venti volte.

    Insomma, vorremmo proporre a voi, operatori dell’informazone e testimonials privilegiati, un punto di vista altro, un altro racconto. Certo, si dirà, è un punto di vista interessato. Vero ma non più di quello degli industriali del latte e della carne, degli speculatori finanziari, della lobbies dei tecnici pubblici che gestiscono una montagna di finanziamenti.

    L’unica differenza è che noi dichiariamo il nostro punto di vista e da quali interessi partiamo: quelli degli allevatori, dei trasformatori artigianali e dei consumatori, mettendo in campo esperienze scientifiche e tecniche, saperi e conoscenze senza nasconderci dietro la Verità di una Scienza gestita per conto di altri e in nome del potere. Loro, quelli che hanno raccontato fin qui la storia sostengono che sono la “verità” della scienza ufficiale, dimenticando di dire da chi sono finanziati.

    Tutto qui: non abbiamo la presunzione di raccontare la verità ma rivendichiamo l’onestà della trasparenza delle nostre intenzioni chiedendo a tutte e tutti voi di aprire i riflettori, di aiutarci a far emergere un racconto reale, a fare inchiesta a valutare i documenti, a conoscere le storie perché ognuno possa farsi una idea della posta in gioco e di quanto in realtà stia accadendo.

    Per poi scegliere consapevolmente

    Gianni Fabbris