Sebastiano Lombardo, 61 anni, allevatore siciliano di una famiglia che da almeno 4 generazioni vive dell’allevamento secondo le modalità antiche della transumanza, come del resto fa la gran parte dei suoi colleghi siciliani e di tutto il Sud Italia.
L’azienda di Sebastiano, in cui è impegnato anche il fratello Biagio, si sviluppa parte nel Comune di Enna (dove pascolano gli animali fra l’Inverno e la Primavera) e parte nel Comune di Cesarò, sui Monti Nebrodi (dove Pascolano gli animali fra l’Estate e l’Autunno).
Sebastiano Lombardo con sua moglie Lucia, ha tre figli: Stefania di 35 anni, Claudia di 25 e Salvatore di 30. Salvatore è un agronomo specializzato in “scienze e tecnologia agrarie – agroingegneria” all’Università di Firenze che, insieme a suo cugino, anch’egli Salvatore di nome e agronomo, ha rilevato l’azienda di famiglia in cui lavora scegliendo di non emigrare come invece hanno fatto e continuano a fare tanti suoi coetanei del Sud.
Solo un esempio della straordinaria opportunità che al nostro Paese è offerta da una nuova generazione di agricoltori e allevatori che sanno sempre di più unire le competenze tecnico-scientifiche di una alta formazione universitaria con i saperi accumulati dal patrimonio delle esperienze famigliari.
L’entusiasmo, la visione, la competenza di Salvatore e di tanti altri della sua generazione nelle stesse condizioni, deve però fare i conti con un comparto in crisi materiale e di senso su cui gravano gli errori, i ritardi del sistema produttivo agroalimentare italiano che perde sempre più valori economici e funzioni a scapito della rendita improduttiva, ridotto all’assistenzialismo e marginalizzato dalle dinamiche di un mercato sempre più drogato. Una crisi appesantito dai tanti lacci e laccioli del sistema burocratico in cui proliferano piccoli e grandi privilegi a danno di chi (come i tanti giovani come Salvatore) spera di poter mettere in pratica il proprio progetto di azienda e di impresa.
Così è stato per Salvatore e la sua famiglia che ha già conosciuto (fino a mettere a rischio l’impresa famigliare) il volto dell’inefficacia, della pressapochezza, dell’inefficacia dal punto di vista tecnico e scientifico e della mancanza di trasparenza e coerenza del sistema di gestione delle mandrie imposto dalle iniziative di gestione della brucellosi e della tbc.
Sebastiano Lombardo (che è fra i fondatori della Rete Salviamo l’Allevamento di Territorio e del Forum per il Piano Partecipato avvenuta a Carditello, in provincia di Caserta, ai primi di settembre 2023) è in sciopero della fame dalla sera del 18 ottobre, al termine di una assemblea tenuta nell’Aula Consigliare del Comune di San Cataldo (ME) a qualche km di distanza dalle terre dove pascola i suoi animali.
Domanda. Sebastiano, sei nella Sala Consigliare del Comune di San Teodoro dove sei al primo giorno di sciopero della fame. Perchè?
Perchè non sono più disposto a sopportare quanto sta accadendo. Lo abbiamo fatto per troppo tempo come allevatori. Abbiamo persino pensato che, in fondo, c’era un prezzo da pagare e abbiamo sopportato vedendo i nostri animali mandati al macello o subendo regole assurde che li costringono in inverno a rimanere nella neve e in estate al caldo e senza acqua perché non li possiamo muovere come abbiamo fatto per millenni.
Poi abbiamo cominciato a porci domande ed a informarci. Gli allevatori di oggi non sono più quelli di un tempo cui potevano essere raccontate qualsiasi balle in nome della “scienza”. Abbiamo studiato, ci siamo documentati e soprattutto ci siamo serviti delle competenze assunte dai nostri giovani e abbiamo capito: i sacrifici che noi abbiamo pagato economicamente e socialmente e i nostri stessi animali non sono ripagati dalla soluzione dei problemi. Anzi, abbiamo capito che, continuando così, non c’è soluzione dei problemi.
Sono indignato e come me lo sono i miei colleghi allevatori trattati come ignoranti e delinquenti da chi ha la responsabilità di aver fallito nella gestione dei Piani e cerca di scaricare su altri le responsabilità. Sono in sciopero della fame per la mia famiglia, per la dignità del mio lavoro e per difendere la mia terra.
Cosa ti aspetti da questa mobilitazione, quali obiettivi e come pensi sia possibile ottenerli?
Io mi sono sempre battuto contro il malaffare e per le risposte giuste e, nel farlo, mi sono spesso trovato solo nelle battaglie che ho dovuto affrontare. Questo è uno dei grandi problemi del nostro mondo: la solitudine e l’isolamento con cui devi fare i conti con i problemi e, spesso, con la prepotenza e l’arroganza. Questa esperienza mi sta dando la speranza di poter agire insieme, in modo trasparente, democratico e organizzato. E’, questo, un grande cambio di metodo. La nascita della Rete Salviamo l’Allevamento di Territorio è per noi una grande speranza e una straordinaria occasione. Per questo credo che stiamo già cambiando le cose e devo ringraziare soprattutto i nostri colleghi casertani che hanno aperto la strada.
Ora la politica non ha alibi. Tutti hanno capito. Ora l’obiettivo del cambiamento è possibile ed è inevitabile: il Commissariamento Nazionale per risolvere i problemi della BRC e della TBC nei territori dove da decenni viene mantenuta, è solo il primo importante passo e mi aspetto che si realizzi presto.
Quale messaggio ai tuoi colleghi ed ai Siciliani?
Ai miei colleghi siciliani e di tutto il Sud il messaggio è diretto: UNITA'”. Basta subire piegando la testa, serve recuperare la dignità del nostro ruolo di allevatori e imprenditori e serve farlo insieme. Dobbiamo imparare a parlare insieme alla società ed alla politica, mettendo in campo le nostre proposte e senza timore o paura. Ne va del nostro destino,
Ai cittadini, Siciliani e del Sud, non posso che ricordare che se gli allevatori spariscono, chiudono le nostre comunità rurali, le scuole, i servizi, la gestione del territorio. Chi produrra il cibo e che sapore avrà? Pensate solo a quanto spendiamo ogni anno per gli incendi. Se nelle aree rurali fossero mantenuti (come era un tempo) le greggi e le mandrie al pascolo, sarebbe uno dei più straordinari servizi di prevenzione e antincendio a costo zero
1 commento
Una giusta causa, affrontata nel giusto modo.
Speriamo che la categoria si scrolli di dosso le tradizionali paure e gli ingiustificati timori riverenziali che la vessano ogni giorno.