In attesa di pubblicare il documento con la posizione ufficiale di Altragricoltura CSSA sulla conversione il legge del Decreto n.39/2024 che sarà inviato a tutti i capigruppo alla Camera ed al Senato perché rimedino al venire meno degli impegni assunti nei confronti degli agricoltori che hanno investito in innovazione, pubblichiamo una prima scheda di analisi sugli effetti che le restrizioni finanziarie in agricoltura introdotte dal Governo avranno sul sistema di imprese e l’indicazione dei passi necessari a rimediare ai problemi.
Il recente Decreto-Legge n. 39/2024, convertito in legge, ha introdotto disposizioni che hanno generato profonda incertezza nel settore agricolo, colpendo direttamente la fiducia delle piccole e medie imprese che avevano investito massicciamente nell’innovazione. La norma più contestata è quella che modifica retroattivamente le modalità di utilizzo dei crediti d’imposta per investimenti. Le imprese agricole (a torto o a ragione non è questo il punto) avevano risposto con entusiasmo agli incentivi volti a modernizzare il settore, investendo capitali propri e indebitandosi su più fronti, tra cui l’acquisto di macchinari per l’Agricoltura 4.0, l’implementazione di sistemi di Ricerca e Sviluppo (R&S) per nuovi processi e la partecipazione a programmi per la Transizione Verde come l’Agrisolare. Questi incentivi erano stati presentati come strumenti per garantire liquidità immediata e accelerare l’ammortamento, poiché consentivano la compensazione orizzontale – l’uso del credito per “pagare” quasi ogni debito verso lo Stato tramite F24, inclusi i contributi previdenziali.
Al di la della discussione sugli obiettivi del’Agricoltura 4.0 (che pure va urgentemente messa in agenda) il cuore del problema sta nel dover registrare une proprio inganno retroattivo ai danni delle imprese agricole che hanno realizzato investimenti fidando sull’impegno del Governo a consentire la compensazione di una serie di costi con quanto dovuto allo Stato.
L’Articolo 26, infatti, pur non abolendo formalmente i crediti, ne altera profondamente la modalità di utilizzo oltre che il valore economico: la norma limita l’uso dei crediti d’imposta derivanti da investimenti sulla “innovazione” (come 4.0 e R&S) alla sola compensazione delle imposte dirette (IRPEF, IRES, IRAP), escludendo i contributi previdenziali e assistenziali. Questa modifica interviene su investimenti già deliberati, avviati o completati sulla base delle regole fiscali precedenti. In sostanza, lo Stato cambia le condizioni economiche del progetto dopo che l’agricoltore ha sostenuto l’onere finanziario, tradendo la fiducia riposta nel quadro normativo e rendendo l’intera operazione economicamente insostenibile. E’ come dire che in una partita di calcio ad un certo punto l’arbitro cambiale regole mentre si sta giocando.
Il problema, però, non è solo di metodo e il danno non è solo perché “ti mancherà qualcosa”: l’impatto di questa restrizione è sproporzionato e penalizza in modo critico le piccole e medie imprese agricole, che hanno meno risorse di liquidità. Le PMI agricole spesso presentano una modesta base imponibile per le imposte dirette, ma un flusso costante e significativo di contributi previdenziali da versare. Essendo bloccata la compensazione con questi ultimi, le aziende sono costrette a utilizzare capitale fresco per adempiere agli obblighi contributivi, pur avendo un credito teorico inutilizzato verso lo Stato. Di conseguenza, l’agricoltore impiegherà un tempo eccessivamente lungo – potenzialmente anni – per esaurire il credito accumulato, poiché l’ammontare di imposte dirette è basso. Il beneficio, concepito per essere riscosso in tempi brevi, rischia di deperire nel tempo a causa della svalutazione o, in scenari peggiori, di non essere mai integralmente riscosso, trasformando l’innovazione in un onere non ripagato. In sintesi, la nuova disciplina rende l’accesso ai benefici fiscali più oneroso, lento e incerto, scoraggiando futuri investimenti e colpendo chi ha deciso di scommettere sullo sviluppo tecnologico e ambientale dell’agricoltura italiana.
Per salvare la credibilità delle politiche di sviluppo e la liquidità delle imprese, Altragricoltura ritiene essenziale che il Governo affronti le seguenti necessità del mondo agricolo con urgenza:
1. Ripristino Totale della Compensazione: Deve essere reintrodotta la possibilità di utilizzare i crediti d’imposta per investimenti per tutti i debiti in F24, inclusi i contributi previdenziali e assistenziali, un aspetto vitale per la gestione della cassa delle PMI.
2. Riconoscimento della Irretroattività: È fondamentale che le regole di utilizzo dei crediti siano quelle vigenti al momento in cui l’investimento è stato deliberato, tutelando così gli imprenditori che hanno agito investendo a seguito della promessa del Governo di poter compensare; si stabilisca (come minimo se proprio il Governo intende insistere sulla decisione di non consentire più la compensazione) che tutti gli investimenti già portati a compensazione per effetto delle regole stabilite precedentemente, si portino a compimento .
3. Stabilità Normativa e Semplificazione: Per non scoraggiare futuri investimenti, è necessario un impegno a garantire un quadro normativo stabile e l’eliminazione degli ostacoli burocratici, come gli obblighi di comunicazione preventiva, che ritardano inutilmente la fruizione del beneficio.
Il sostegno all’innovazione deve essere una certezza e deve avere un quadro coerente sia negli obiettivi che nelle modalità di sostegno. Se da una parte occorre ripensare gli obiettivi strategici, gli indirizzi dell’innovazione e gli strumenti di incentivo che la favoriscono dall’altra a politica deve imparare a rispettare gli impegni . Gli investimenti non possono essere legati all’arbitrio della politica: solo così si potrà garantire che gli agricoltori che hanno investito nel futuro della nazione possano continuare a svilupparsi.






