Caserta, presidio del Monumento ai Caduti. 5 maggio 2022
Il Coordinamento Unitario Salviamo le Bufale, si è battuto per ottenere il cambio della strategia con cui è stato affrontato l’obiettivo di eradicare la BRC e la TBC bufalina a partire dal 2014. Ha chiesto di passare dalla inefficace strategia della “terra bruciata che stermina le bufale” alla efficacia di quella che intrecci prevenzione, eradicazione e sviluppo.
A dicembre sembrava impossibile. La Regione annunciava come già assunto un Piano in continuità assoluta con il fallimentare Piano precedente. Fu grazie alla nostra mobilitazione che, invece, il Piano è stato cambiato. Non è stato il regalo di qualcuno ma il risultato dell’impegno di Sindaci, allevatori, cittadini e, certamente, il frutto di un passo in avanti positivo della Politica.
Poi tutto si è incartato di nuovo, il confronto ha subìto un passo indietro, la politica ha smesso di guardare avanti per tornare a proporre vecchie minestre, probabilmente (noi ne siamo certi) perché nonostante la politica regionale abbia indicato il cambiamento, incassando il nostro consenso, i vecchi interessi che sono cresciuti ed hanno prosperato all’ombra del vecchio piano, hanno deciso di “non mollare l’osso” ed hanno fatto (e stanno facendo) di tutto per impedire il cambiamento che può risolvere i problemi. Perché, come ben sa un dirigente politico con la storia di Bonavitacola, il cambiamento non è mai neutrale e costa sempre il prezzo che qualcuno deve pagare.
Il Coordinamento non ha potuto fare altro che rilevare i problemi proponendo soluzioni .
Principalmente abbiamo posto due questioni: non si può riproporre il vecchio piano con l’aggiunta di due paragrafi (vaccinazione e autocontrollo) senza rivedere l’impianto generale del Piano stesso, tanto meno si può scrivere i capitoli strategici della vaccinazione e dell’autocontrollo, insieme a quelli sugli obblighi per le imprese, il ripopolamento e la definizione dei casi positivi, per farli fallire ponendo limitazioni incomprensibili e ingiustificabili.
Di fronte a queste osservazioni, l’Assessore Regionale ha chiuso la discussione, alzando il livello dello scontro. Se questa è la via che intende seguire la Regione, il Piano è destinato a fallire.
Purtuttavia da qualche giorno c’è una novità nella dinamica politica e istituzionale con cui è stata affrontata la vicenda dell’adozione del Piano ed è la discesa in campo del Vicepresidente Fulvio Bonavitacola. Nei primi segnali che il Vice Presidente ha dato, ha parlato di incomprensioni risolvibili e di proporzionalità delle azioni che si mettono in campo. Un buon inizio che merita alcune considerazioni.
Le incomprensioni sono sempre risolvibili naturalmente ma, per avere esito, occorre riconoscere quali sono i problemi: se la Giunta si ostina a non vederli, a considerarli strumentali ed a dire che tutto è già fatto come avevamo concordato, allora non c’è alcuna incomprensione da risolvere.
Quanto alla proporzionalità, dipende da quali sono gli obiettivi. Se l’obiettivo dovesse essere quello di modificare qualche virgola del Piano, allora è vero: il clamore è spropositato. Ma noi abbiamo altri obiettivi che, sono convinto, possiamo condividere. In cima a tutti c’è il recuperare al lavoro ed al futuro le trecento imprese che hanno chiuso nei dieci anni di applicazione del piano sbagliato e di impedire che altrettante chiudano bonificando il territorio, rispettando gli animali, innovando le imprese, preservando la salute dei cittadini, salvando un Patrimonio.
Si può fare in modo che non sia un obiettivo demagogico? Dipende su quali punti di forza sociali noi scommettiamo. Io ho visto fallire un gruppo di esperti inamovibili nella loro presunzione di certezza che oggi non sentono il pudore dell’autocritica ed ho visto, invece venire avanti una comunità e giovani allevatori di terza e quarta generazione preparati, consapevoli, specializzati e forti delle motivazioni e delle radici delle proprie antiche famiglie.
La politica non può essere l’ultima a scoprire la trasformazione della società e il cambiamento; al contrario se saprà rifondarsi sulle nuove risorse civili che si stanno esprimendo da mesi nel territorio mobilitandosi, avremo vinto tutti.
Gianni Fabbris – presidente onorario di Altragricoltura
portavoce del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino