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Cosa pensiamo della proposta della Regione e quali sono le nostre proposte

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COORDINAMENTO UNITARIO
DIFESA PATRIMONIO BUFALINO
GRUPPO DI COOPERAZIONE
FILIERA BUFALINA

All’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania
on. Nicola Caputo

VALUTAZIONI SULLA BOZZA DELLA PROPOSTA DI PIANO DELLA REGIONE CAMPANIA
E LINEE GUIDA PER UNA SOLUZIONE DELLA CRISI DEL COMPARTO BUFALINO

Preg.to Assessore,

le sottoscritte organizzazioni e associazioni impegnate nel confronto per individuare soluzioni alla crisi del comparto bufalino (dopo aver costituito il Coordinamento Unitario ed essersi integrate nel Gruppo di Cooperazione), in preparazione della presentazione del documento di proposte discusso con le imprese e le realtà associative aderenti che sarà offerto alla Regione in una iniziativa pubblica cui fin da ora la invitiamo a partecipare, le inviano questa nota con l’intento di aprire un confronto di merito finalizzato a risolvere una crisi che corre il rischio di minare irreparabilmente la tenuta economica del comparto dell’allevamento e, più generalmente di tutta la filiera e delle comunità di cui è uno degli elementi costituenti.

Una filiera, lo sottolineiamo in premessa, su cui bisogna assumere scelte strategiche non più rinviabili e, fra queste, noi ne sottolineiamo una: la scelta che renda chiaro a quale obiettivo stiamo tutti lavorando. Siamo di fronte ad un bivio: lavoriamo all’obiettivo di mantenere la produzione della bufala legata al territorio forte del suo secolare protagonismo di piccoli/medi allevatori e di trasformatori e distributori artigianali o decidiamo di accettare la sua trasformazione definitiva come reparto all’aperto della produzione industriale (destino cui sta andando incontro , purtroppo, gran parte del nostro Patrimonio Agroalimentare) con la mozzarella che potrebbe essere prodotta senza il latte del nostro territorio?

Scelte per cui occorre trovare una forte condivisione territoriale coinvolgendo nel confronto le comunità a partire dai loro sindaci che nel Casertano hanno dato segni di attenzione per aprire un confronto con il Governo Nazionale cui, fin da ora, le scriventi associazioni si rendono disponibili se si determinassero le opportune condivisioni.

Con queste premesse, le inviamo le nostre valutazioni nel merito delle questioni e su cui potremmo aprire il confronto finalizzato a condividere le scelte

SULLA BOZZA DI PIANO PRESENTATA DALLA REGIONE

esprimiamo la non condivisione dell’impianto e del metodo generale proposto dalla bozza presentata dalla Regione, per i motivi che succintamente le rappresentiamo nei loro aspetti principali:

1) la Bozza ripropone un piano in continuità con il piano precedente per cui, al contrario, occorre un forte ripensamento dal momento che non ha raggiunto gli obiettivi che si era posto ed, anzi, ha aggravato la crisi (sono aumentati i focolai di infezione mentre registriamo 300 chiusure di aziende, delocalizzazioni, danni economici alla filiera ed all’indotto allevatoriale e artigianale, perdita di posti di lavoro nel territorio)

2) la Bozza ripropone una gestione delle iniziative per affrontare la brucellosi che interviene “a valle del problema” con la strategia degli abbattimenti dopo che ne sia stato individuato “il rischio”; strategia che ha mostrato proprio in questi giorni tutta la sua inefficacia e infondatezza anche tecnica come si evince dai dati resi pubblici dalle ASL che attestano una media di campioni positivi alle analisi post mortem francamente imbarazzanti (in alcuni casi meno dell’1% con una media dell’1,4%). Questa visione è destinata a non risolvere il problema

3) dal punto di vista del metodo rileviamo come la Bozza della Regione contraddice i criteri di semplificazione e leggibilità delle misure proponendo un “corpus” complesso che tiene insieme piani e obiettivi diversi che, se pur di per se importanti (come la questione della biosicurezza e le misure ambientali) richiederebbero approfondimenti “a lato” chiarendo diversi aspetti a partire dalle risorse che vengono messe in campo che (essendo straordinaria la situazione) non possono essere affidate ai tempi ed alla modalità del PSR e che, soprattutto, devono chiarire come arrivano le risorse agli operatori economici. Un progetto di risanamento deve essere semplice, comprensibile e adeguatamente articolato, praticabile, energeticamente sostenibile e oltre che non deve arrecare danni oltre misura.

4) la bozza non persegue il coinvolgimento attivo e responsabile delle aziende allevatrici e di tutta la filiera investendo e implementando, per esempio, sull’autocontrollo degli allevatori che pure è ampiamente previsto dalla legislazione; non basta prevedere il veterinario aziendale bisogna rendere efficaci e trasparenti gli strumenti della prevenzione, della quarantena e dell’isolamento.

5) La Bozza non assume l’interezza delle disposizioni OIE che non solo prevede la vaccinazione dei capi non positivi ma, soprattutto, la indica come la soluzione nei casi in cui l’infezione brucellare superi il 5%

SUL PIANO DI CUI CI SAREBBE BISOGNO

Le nostre diverse associazioni hanno, come lei sa, prodotto nei mesi scorsi diverse proposte che sono state inviate ai diversi attori istituzionali. Prevediamo, come Coordinamento di presentare nei prossimi giorni pubblicamente il nostro piano articolato di cui le anticipiamo alcune linee guida.

1) Il piano di contenimento della brucellosi si deve fondare su una strategia di intervento a monte del problema mettendo in campo azioni articolate di prevenzione fondate sul presupposto della vaccinazione come prevede la normativa OIE e che usi il ricorso agli abbattimenti solo dopo aver compito le controprove, l’esclusione degli effetti da cross-reaction e messo in campo la pratica dell’isolamento.

2) Il piano deve fondarsi sulla applicazione delle norme non solo internazionali ma anche quelle nazionali, come, per esempio, quelle che dispongono che in caso di abbattimenti questi vadano realizzati nel territorio provinciale. Occorre garantire i controlli su tutta la filiera non solo produttiva ma anche di assistenza.

3) Il piano deve essere di facile lettura e realizzato in modo che tutti gli attori chiamati ad attuarlo sappiano chiaramente cosa devono fare, con quali tempi e quali certezze e deve prevedere il coinvolgimento attivo delle aziende implementando lo strumento dell’autocontrollo con procedure e azioni che lo rendano effettivo

4) Il piano, semplificato e chiarito, deve interagire con strumenti strategici come quelli della Biosicurezza e delle Misure Ambientali in cui vengono indicati i meccanismi di finanziamento e gli investimenti e soprattutto vanno fatti seguire ad una valutazione di quanto si è già realizzato in questi anni. Il piano sulla Biosicurezza, per esempio, deve essere messo in campo solo dopo che la Regione abbia reso noti i dati relativi a quante aziende lo hanno già realizzato, con quali investimenti e quali risultati. Questo, anche, per una sua valutazione e revisione critica.

5) Il piano deve essere accompagnato da una azione forte, di cui la Regione si deve rendere promotrice, che realizzi una ricerca specifica sulla specie della Bufala Mediterranea per capire a partire dalla propria fisiologia quali siano le reali interazioni con le procedure di profilassi.

6) Il piano deve garantire una effettiva tracciabilità di tutta la filiera; si chiede alla Regione di rendere pubblici i dati sulla tracciabilità obbligatoria del latte di bufala per gli anni 2019/ 2021 anche in collaborazione interlocuzione con istituto zooprofilattico e Mipaaf

7) Il piano deve svilupparsi nel quadro di una azione più generale di tutela delle aziende allevatrici e dei trasformatori e distributori artigianali offrendo la possibilità di implementare e sostenere le filiere e le relazioni di filiera impostate sulla qualità delle produzioni, la diversificazione e il loro rapporto col territorio. E’ un grave errore continuare affrontare la crisi del comparto bufalino solo con la chiave stretta dell’emergenza sanitaria (quanti sono i casi nell’area di infezione dell’uomo?), occorre, invece, tornare ad affrontare la vicenda per tutte le questioni sociali, ambientali ed economiche che la crisi ci consegna.

APRIRE IL CONFRONTO CON L’OBIETTIVO DELLA CONDIVISIONE

Sulla base di queste linee guida, pensiamo sia utile aprire il confronto nel più breve tempo possibile nell’unico interesse di una soluzione condivisa, nella chiarezza delle posizioni.
E’ evidente che il confronto può avvenire a partire dalla garanzia da parte della Regione Campania che riconosca la possibilità di ammettere la vaccinazione come perno di una strategia di prevenzione e di rilancio del settore.

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Altragricoltura, Associazione Amici della Bufala, Associazione Tutela Allevamento Bufala Mediterranea, Lega Allevamento Bufalino, SIAAB, Agrocepi, Acli Terra Caserta, CNA Campania