Auguri alla Costituente per il Sindacato libero ed a tutti noi. Ora, al lavoro!

Pubblichiamo una riflessione a caldo di Gianni Fabbris, eletto segretario Generale della Confederazione Sindacale Altragricoltura CSA, nell’Assemblea Costituente di ieri sera (https://altragricoltura.net/costituente) in attesa della pubblicazione degli atti e dei materiali

Grazie! Grazie a quanti di voi hanno partecipato ieri all’atto fondativo di avvio della ” Costituente Sindacale per la Sovranità Alimentare”, sia che abbiano capito dove erano capitati (nel luogo e nel momento in cui si avvia la costruzione del nuovo sindacato sondato su un progetto di riorganizzazione delle imprese) sia a quanti non lo hanno capito e lo hanno vissuto come l’ennesimo luogo in cui sfogare le proprie disgrazie.

Il dado è tratto e il percorso è partito e TUTTI (ma proprio tutti) sono davanti al processo costituente che abbiamo messo in campo e che, ne sono assolutamente convinto, ha tutte le condizioni per cambiare fortemente il destino della nostra agricoltura e la nostra pesca.
Ieri sera abbiamo compiuto un passaggio storico di cui spero si assuma consapevolezza piena. Basta piangersi addosso, basta continuare a lamentarsi senza chiedersi come si esce dalla crisi e come si riconquista il futuro, soprattutto in che modo ognuno di noi può contribuire.

Ieri abbiamo avviato il percorso costituente della nuova organizzazione sindacale delle imprese per la sovranità alimentare.
Una parte decisiva del processo della Nuova Riforma dell’Agricoltura. della Pesca e del Cibo. Una parte di una strategia che si alimenta delle lotte e delle mobilitazioni contro la crisi sostenendole e alimentandole (vedi il percorso del COAPI) e che lavora alla messa in campo di un progetto generale per la società di profondo cambiamento (vedi il percorso dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare) ma che punta ad un passaggio fondamentale: riorganizzare le imprese del settore primario (agricoltura. allevamento e pesca) insieme a quelle dei trasformatori artigianali e delle piccole imprese della distribuzione (con l’UNIONE DEGLI AGRICOLTORI, DEGLI ALLEVATORI E DEGLI ARTIGIANI).

Ieri sera Altragricoltura (dopo circa trent’anni di storia di lotte, proposte, resistenze) ha sceso la carta: parte il progetto per superare la crisi imposta all’agroalimentare ed alla società dalla globalizzazione neoliberista dei mercati e si avvia il percorso per restituire dignità a chi lavora la terra e nel mare ed a chi cerca un rapporto giusto con il cibo e i territori.

Nasce il percorso per il Nuovo Soggetto Sindacale di rappresentanza delle istanze di Riforma assumendo la Sovranità Alimentare e l’Agroecologia come base su cui ricostruire le comunità della terra e del cibo.

Ieri sera abbiamo tenuto 4 ore di assemblea. Oltre cento partecipanti provenienti da 15 regioni. Trentatré interventi fra le relazioni (6), dieci interventi di ospiti esterni (sindacati e organizzazioni nazionali, reti e movimenti territoriali e nazionali).
La modifica dello statuto per affrontare la fase costituente della Confederazione, l’adozione di 12 documenti posti a base del processo, l’elezione di una direziona nazionale con 45 componenti (di cui 13 tecnici e trentadue imprenditori) rappresentativi delle primi 13 regioni e delle prime 4 federazioni di settore e delle associazioni di scopo che alla prima tappa (la conferenza di organizzazione nazionale che si terrà in primavera) verrà integrata fino a 65 componenti estendendo il processo a tutte le regioni italiane e allargandolo ai progetti che si stanno mettendo in campo.

Per l’esperienza, la storia, le capacità tecniche, la credibilità e le condizioni concrete, Altragricoltura avrebbe potuto annunciare la nascita del nuovo sindacato senza perdere altro tempo.

Ma il nostro orizzonte non è fare l’ennesima sigletta autoreferente che si mette in campo magari per legittimare un piccolo gruppo di dirigenti. Il nostro orizzonte è promuovere e avviare la più ampia , popolare, autonoma Organizzazione Sociale alternativa alle sedicenti “grandi OOPP” ridotte a pratichifici che campano della crisi e che non hanno alcun interesse al cambiamento (anzi hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo su cui hanno costruito poteri e accumulato ricchezze).

Per questo abbiamo la scelto, ancora una volta, la via più utile anche se costa più fatica: quello di sviluppare una fase costituente che ci porterà a celebrare un congresso dopo aver incluso quanti vorranno ed esserci confrontati con ogni realtà territoriale e nazionale che vorrà partecipare dello sforzo di dare vita al progetto nuovo ed al soggetto nuovo.

Sarà un cammino complesso ma assolutamente chiaro, trasparente e tracciato. Era il nostro destino.
Sarà un percorso di organizzazione, progettazione e formazione. Abbiamo bisogno di una pedagogia popolare che formi la coscienza nuova e che ci aiuti a superare il “piangersi addosso” cui siamo abituati e di cui anche ieri sera abbiamo avuto qualche avvisaglia nella discussione assembleare che è seguita dopo le relazioni e prima del voto sui documenti e le risoluzioni.
Ormai ci siamo abituati da tre decenni di lavoro sociale nelle campagne: ogni volta che parte una nostra iniziativa (una vertenza o un progetto) nelle assemblee raccogliamo quello che ci viene dalla realtà. Arriva il linguaggio dei personalismi, delle divisioni, della lamentela, dell’impotenza, della rabbia e, insieme, della rassegnazione.

Sembra il caos ma in realtà è solo la realtà che si manifesta: è solo la sconfitta. Sappiamo anche, però, che ogni volta che riusciamo a sviluppare l’iniziativa si produce un percorso che “libera e apre le coscienze sviluppando consapevolezza e cementando comunità”.
E’ sempre stata, questa, la cifra di tutte le nostre iniziative importanti. Genova nel 2001, da cui sono nati quattro anni di lavoro del Foro Contadino; la vertenza contro la vendita all’asta di oltre 5.000 aziende agricole in Sardegna che in poco tempo ha incassato l’unico provvedimento di sospensione delle procedure esecutive che il Parlamento ha mai adottato per una crisi economica; il movimento meridionale contro la crisi che è arrivato ormai 15 anni fa a portare a Roma oltre 150 trattori che hanno risalito la Sicilia aprendo la trattativa col Governo; i comitati degli alluvionati fra Puglia e Basilicata che ha prodotto il Comitato per la Difesa delle Terre Joniche facendo arrivare loro risorse e messa in sicurezza del territorio; le battaglie contro le vendite all’asta che hanno prodotto la Rete del Soccorso Contadino; la mobilitazione contro l’IMU agricola voluta dal Governo Renzi che hanno ottenuto il ritiro della norma; le mobilitazioni per salvare le aziende bufaline prima e tutte le aziende meridionali poi che hanno incassato la nomina del Commissario Nazionale.

Potrei continuare, Tutte esperienze che sono partite da quello che abbiamo trovato: la sconfitta, un mondo arrabbiato e dimenticato, rimosso dalla coscienza del Paese e dalla politica, piegato su se stesso, senza speranza di futuro. Tutte esperienze che sono evolute grazie alla presa di coscienza, che hanno saputo individuare cause, responsabilità, obiettivi, consapevolezza anche degli errori degli agricoltori e degli sconfitti ormai cooptati ad un modello che, se non cambia, non da scampo.

Ogni volta che abbiamo potuto/saputo sviluppare il nostro lavoro, abbiamo prodotto consapevolezza, i linguaggi si sono elaborati e finalizzati agli obiettivi, la babele è diventato vanto corale, voce e percorso riconoscibile, il sindacato ha preso forma offrendo linfa nuova alle comunità.

Questa è la sfida che ci aspetta: colmare tre grandi vuoti. Quello della consapevolezza, quello del progetto e quello della rappresentanza. Io sono convinto che abbiamo dentro di noi tutte le condizioni per passare dalla sconfitta (e dai suoi linguaggi solo apparentemente confusi), alla chiarezza del progetto.

Ieri sera è partito lo sforzo che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi. Noi siamo pronti ad accogliere ed essere a fianco a chi sceglierà di accettare la sfida del futuro offrendo coerenza, impegno, trasparenza e democrazia. Perché queste sono le più chiare e grandi doti di Altragricoltura.

Grazie ancora. Auguri e ….Al lavoro!

Gianni Fabbris

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