Caserta, Presidio al Monumento ai Caduti – 3.5.22 – com.stampa
Il 28 gennaio, al termine del “Funerale del Comparto Bufalino” una delegazione del Coordinamento aveva incontrato Ferdinando Russo (DG della ASL) insieme ad alcuni dirigenti veterinari impegnati sul campo. Già in quell’occasione la delegazione aveva sottolineato come l’azione del Coordinamento aveva un obiettivo centrale: quella di risolvere i grandi problemi di un Piano pasticciato, confuso e contraddittorio; inapplicabile dal punto di vista operativo e pericoloso nel merito. Gli allevatori, già in quell’occasione, avevano sottolineato come “allevatori e veterinari sono ambedue vittime della condizione in cui li ricaccia questo piano”. Così si sta dimostrando concretamente nonostante i tentativi di spiegare l’improponibile da parte dell’Assessorato all’Agricoltura. Il caso concreto (solo uno dei tanti che si stanno manifestando e dei troppi che verranno se il Piano non cambia urgentemente), si è palesato già ieri.
Prima di entrare nel merito, vale la pena di spiegare il contesto. Uno dei punti critici che il Coordinamento ha evidenziato (fin dall’audizione pubblica dell’8 marzo scorso) è l’impossibilità di ottemperare ad una delle misure più illogiche del Piano: quella per cui all’allevatore viene fatto obbligo di eseguire le misure per la biosicurezza entro tre mesi, scaduti i quali il servizio impone come punizione la pena di non poter avere risarcimenti in caso di abbattimento di animali per i tre anni successivi. Abbiamo criticato la misura osservando che è impossibile da realizzare sia perchè i tempi per ottenere dagli Enti pubblici le autorizzazioni necessarie vanno spesso ben oltre i tre mesi, sia perchè a molti allevatori colpiti dalla crisi vanno concessi tempi adeguati per poter realizzare i forti investimenti necessari.
La regione, nei giorni scorsi ha sostenuto che quella norma “va interpretata” non va letta alla lettera e che, certamente, i servizi mai avrebbero considerato come “imperative” le condizioni scritte. Una versione “naif” della funzione del legislatore che scrive norme ingiuste e incapaci di risolvere i problemi e poi ammicca alla logica della “pacca sulla spalla”.
Ieri, esattamente come era prevedibile, è accaduto che i funzionari del servizio si sono recati in una azienda i cui titolari avevano, peraltro, informato la regione dell’impossibilità di effettuare nei tempi le misure prescritte. Quei funzionari, evidentemente, non hanno interpretato la norma come suggerisce la regione ma sono andati in azienda per applicarne i principi e la lettera, sconfessando, nei fatti, l’approccio alla “vogliamoci bene” della Regione che costringe tutti coloro che sono chiamati ad attuare il dettato di norme cervellotiche a condizioni critiche ed alla difficoltà.
Quanto poi al merito, Gianni Fabbris sostiene “suggerisco all’Assessore ed a tutti i soggetti portatori di responsabilità la prudenza necessaria in materie su cui il giudizio lo deve esprimere la magistratura. Apprendo che l’Allevatore nella cui azienda sarebbe avvenuto l’episodio, (una persona anziana portatore di pace maker) ha esposto denuncia agli organi di polizia lamentando di essersi sentito offeso e aggredito verbalmente non solo in questa ma anche in precedenti circostanze.”. Se la magistratura riterrà di usare il suo tempo e i nostri soldi per esaminare il caso, capiremo cosa è realmente accaduto. Certo non possiamo non rilevare la circostanza per cui l’episodio è accaduto in un’azienda strettamente collegata ad un’altra il cui titolare ha “reso testimonianza pubblica all’inchiesta di Report”; così come non possiamo che prendere atto del fatto per cui il funzionario della Regione coinvolto sia stato protagonista di altri episodi che hanno indotto gli allevatori e le loro associazioni a sporgere querela per diffamazione.
“Comunque sia, consideriamo questo e altri episodi che possono accadere, effetto della responsabilità dell’Assessorato che richiamiamo all’urgenza di rimettere mano alla scrittura del Piano ed a ricostituire le condizioni del migliore confronto e coinvolgimento” ribadisce Gianni Fabbris “dal momento che, come stiamo abbondantemente spiegando da tempo, nessun piano può riuscire contro le imprese ma, invece, con il loro pieno coinvolgimento.”
Il Coordinamento, con la logica di contribuire a stemperare i toni, considerandosi parte dirigente della soluzione, ha proposto un incontro a CGIL, CISL, UIL e UGL. “L’obiettivo” dichiara Gianni Fabbris “è quello di facilitare la relazione fra lavoratori e allevatori ambedue vittime dei ritardi della politica ed a stringere un patto finalizzato alla migliore riuscita dell’impegno per debellare la brucellosi e la TBC.”
“Prendiamo le distanze dalle provocazioni. Chi soffia sul fuoco dei problemi infiammando gli animi non siamo noi, Non vorremmo che dopo le denunce di inesistenti attentati sotto casa dell’Assessore in occasione del fatto che una macchina faceva lo speakeraggio a Caserta e lo spropositato clamore fino a gridare all’aggressione per una vicenda che dovrà accertare il tribunale, non dovessimo registrare anche che gli allevatori e il Coordinamento stanno bombardando in Ucraina. La Regione, invece di inventare pretesti per alzare i toni dia le risposte che ci attendiamo”.
3 commenti
C’è un oscuro disegno dietro questa manovra per affossare il comprato della filiera bufalina che viene da lontano. Una ventina di anni fa ci hanno provato ingigantendo oltre misura il problema della presenza di tracce di diossine nel latte e nella mozzarella di bufala. Ora ci stanno provando distorcendo il problema della brucellosi che c’è sempre stato e che pareva si stesse debellando con la campagna di vaccinazione inspiegabilmente chiusa. In entrambi i casi dietro queste manovre ci sono sempre “speculatori” che vengono dal nord, una volta del settore lattiero-caseario ed ora del settore carni. Certo che acquistare a poco prezzo bufale solamente sospettate di essere contaminate e, “scoprendo” poi, dopo la macellazione, che le carni non sono infette e operando il “miracolo” legale della trasformazione della carne bufalina in carne bovina è un affare tanto colossale che se si mantiene in piedi, così alla luce del sole, è perché sono in molti ad esserci coinvolti tranne gli allevatori che pian pianino stanno fallendo. Bisognerebbe boicottate carni in scatola e hamburger a livello mondiale, solo così si potrebbe mettere fine a questa strage di bufale campane, la cui razza autoctona se non è scomparsa è però sulla via di farlo. Piena solidarietà oggi agli allevatori di bufale come piena solidarietà allora ai produttori di latte e mozzarelle di bufala.
Se per pubblicare un commento bisogna superare il vaglio di un moderatore anche questa iniziativa non offre piena trasparenza alla protesta civile e legittima che sicuramente suscita e che non ammette intermediari.
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Grazie Antonio … non siamo proprio il massimo della tecnica. Cerchiamo di evitare lo spam ma non abbiamo la struttura che ci permette di garantire in tempo reale di abilitare i commenti. Non ci è mai capitato di aver tolto un commento “scomodo o con cui non siamo d’accordo” … proveremo a rimediare il piano tecnico