Francesco Noviello alla fine ce l’ha fatta. E’ venuto nel presidio di Casal di Principe a trovare il figlio Adriano che qui ha condotto 8 giorni di sciopero della fame. Pubblichiamo (a fianco) il testo di un suo appello lasciato al Presidio e, sotto, il commento di Pasquale Corvino.
La storia di una comunità comincia a cambiare quando le singole vicissitudini dei suoi abitanti diventano cruccio, dolore, speranza e desiderio collettivo.
Una comunità comincia a cambiare quando i limiti, i problemi, le difficoltà e le possibilità di venirne fuori diventano patrimonio comune.
Un territorio, un paese, una contrada diventano comunità quando il dolore di un padre diventa dolore di tutti e soprattutto quando dal dolore inizia il percorso verso la conquista di un futuro diverso, dignitoso e foriero di semplici speranze.
C’era un tempo in cui il pregiudizio dominava e divideva le coscienze e confinava gli abitanti di un territorio, il nostro territorio, in un limbo di nefandezze.
Oggi abbiamo un compito: valicare i pregiudizi, unire le forze, restituire il futuro alle nuove generazioni per offrire alla nostra terra, infine, la concreta possibilità di riscatto, rivalutazione e sviluppo culturale, economico e sociale.
Dobbiamo “abbracciare questa nuova generazione di allevatori perché hanno avuto la sfortuna di ereditare i nostri sbagli”. È quel che ha scritto Francesco Noviello, il padre di Adriano, preoccupato per la sorte del figlio.
Tutti noi dobiamo essere, infatti, seriamente preoccupati per la sorte di tutti i nostri figli e fare qualcosa di concreto per donare a questa nostra complessa “TERRA”, finalmente, il giusto sbocco degno delle sue eccelleze enogastronomiche e storico-culturali.
Un Padre ed un figlio. Una comunità e tutti i suoi figli: il futuro è già qui tra noi. Le parole di dolore e di speranza di Francesco sono la sintesi di un sentire comune.
Ve le proponiamo così come le ha scritte (a fianco il testo)
“io ho perso un figlio nella mia vita… È una cosa che non auguro a nessuno… Il dolore che un padre vede nella perdita di un figlio che ha tenuto nelle braccia fin da piccolo… Il sacrificio è la dedizione al lavoro mi ha salvato… Le mie bufale mi hanno salvato…ogni giorno hanno distratto la mia attenzione dal dolore… Ho vissuto questo periodo lontano perché avevo fatto la promessa alla mia età di 78 anni di portare l’allevamento di famiglia in questi giorni avanti mentre tu non c’eri… Il solo pensiero che la tua salute era a rischio è la mia sconfitta come allevatore che in tutta la vita io insieme ai miei colleghi della vecchia generazione non siamo stati capaci di risolvere… Oggi la politica ha fatto una apertura a questo mondo unito di nuove generazioni di allevatori... E io non Finirò mai di ringraziare il mondo politico che oggi ha convinto mio figlio a Sospendere con lo sciopero della fame iniziando una trattativa…a tutte le Istituzioni che oggi hanno la possibilità di scrivere una legge che risolvi il problema… Abbracciate questa nuova generazione poiché hanno avuto solo la sfortuna di ereditare i nostri sbagli ma hanno una determinazione che dopo 8 giorni di sciopero della fame continua a essere viva più che mai”