Quale sindacato degli agricoltori oggi?

Intervento di Lino Martone 

per discutere dell’articolo o per contribuire al dibattito sul sindacato vai alla pagina

 Prima di entrare nel merito è opportuno partire dai fatti.

Nei trascorsi anni, dal 2003 al 2006, iniziò una strana e angosciante lotta interna alla CIA, dopo il “quadrato organizzato” contro l’allora presidente Pacetti e la sua liquidazione. In effetti cominciò l’isolamento di Pacetti perché aveva avuto l’ardire di proporsi come possibile candidato alle elezioni Europee e Nazionali. Al Congresso si spacca in due la CIA nazionale e si dovette optare per una direzione paritaria in cui certo il neo presidente Politi non era dotato di grandi capacità politiche di mediazione e di sintesi per la sua tenuta. Il 2003 e mesi successivi, fu anche l’anno in cui a Caserta e in Campania mettemmo in un angolo la Coldiretti, in occasione della grave gelata che colpì l’ortofrutta per la quale, da Alemanno, riuscimmo a strappare ben 50 milioni di € di sostegno(sono stati gli ultimi); imponemmo l’aumento delle quote di ingresso degli immigrati,con decreto nazionale, da 200 a 1400 nella sola Caserta; ottenemmo il compenso per l’intera perdita di reddito dovuta alla calamità diossina per il latte bufalino e impedimmo che venisse mandato al mattatoio nemmeno un capo di bufala; impedimmo che la modifica del premio comunitario sul tabacco andasse a solo vantaggio della Philip Morris, anche se non riuscimmo ad ottenere il premio disaccoppiato oltre il 40%. I coltivatori occuparono di continuo strade,autostrade e ferrovie; la Prefettura di Caserta rimase circondata dai trattori per ben tre giorni. Governo e Regione dovettero trattare e ad essere onesto, devo dire che gran parte delle Forze di Polizia stavano dalla nostra parte; con intelligenza e senso di responsabilità, anche nostra ovviamente, si evitò l’esasperazione dello scontro.

Alla testa di queste lotte c’ero essenzialmente io, ma mi accorgevo di strani umori all’interno della CIA sia nazionale che regionale. Una CIA che non seppe cogliere l’occasione per ridimensionare una volta per sempre la Coldiretti; non fu capace di trasformare queste rivendicazioni in tavoli nazionali di riforma e perse volutamente una grande occasione. Mi colpì, ad esempio, la vicenda che accadde davanti alla redazione di RAI 3 di Napoli, verso cui la Coldiretti aveva e voleva esercitare il suo peso di potere, cercando di impedire di dare visione agli striscioni delle associazioni o comitati di base degli agricoltori, ma dei giovani coltivatori(belli robusti) presero per la giacca il direttore regionale Coldiretti di allora e gli misurarono il pugno in faccia, invitandolo a non fare il prepotente. Fui criticato stranamente dai miei stessi compagni di direzione regionale, con qualche atteggiamento di immaginabile falsità. Capivo che c’era qualcosa che proprio non andava. Qualche anno più tardi, approfittando della mia assenza poiché in conseguenza di un errore chirurgico stavo per entrare in fin di vita, vigliaccamente andarono in giro a raccogliere firme, aizzati da regionale e nazionale, ovviamente utilizzando i soliti “cave canem”(nel nostro caso cane da guardia servo del padrone) del posto, per chiedere le mie dimissioni dalla CIA di Caserta. Tra le accuse, oltre quelle stupide e di comodo, in modo sbalorditivo la prima era quella di essere un movimentista prepotente che stava sciupando le consolidate relazioni unitarie con Coldiretti e Confagricoltura , oltraggiava il protocollo dei rapporti con le Istituzioni nazionali e regionali.

Dopo appena rientrato dalla degenza e organicamente riassunto la direzione dell’Organizzazione, ci volle poco a ribaltare la situazione e i rapporti di forza. Ma in ogni modo si sentiva nell’aria che qualcosa era modificato, c’era un’aria strana. In tutto il 2005 e parte del 2006 dovetti far uso di tutto il mio senso di responsabilità per ricomporre i rapporti e un minimo di livello di pace e unità, ma non ci fu verso. Le regole storiche con cui si organizzavano nuove soluzioni di rinnovamento,direzione, passaggio a nuove responsabilità, rispetto delle competenze e dell’esperienza erano saltate. Stessa cosa alla CIA di Napoli, contro Gargiulo e alla CIA di Salerno, contro Petrone. Stessa cosa perché nessuno di noi 3 era iscritto ai DS. Sarà stata una coincidenza, ma una coincidenza molto strana. Quindi poi dopo si è capito meglio, a partire da Pacetti; la prepotenza dell’allora forte corrente Dalemiana che si muoveva per omologare il tutto,riducendo ogni autonomia sindacale, nel quadro di uno status quo che da una parte manteneva la casta degli eletti e dall’altra la garanzia per una montagna di apparati che costano un occhio alle Associazioni, ma poco hanno a che vedere con il ruolo di sindacalista, in tutte le Organizzazioni, da quelle di categoria professionale ai Sindacati dei lavoratori dipendenti, Tutti. Dietro questa tendenza rovinosa, che ha distrutto una storia, vi è anche la rovinosa e ignorante convinzione e scelta di ridurre l’agricoltura italiana a “monumento storico”, quasi “un patrimonio artistico” che produce tipicità per ricchi o facoltosi, mentre la produzione per l’alimentazione di massa può venire da paesi “poveri”. E’ così che proprio su iniziativa del D’Alema che nasce la fondazione “CLOE” dove c’è anche Politi – CIA tra i fondatori, la cui nascita è motivata dalla necessità, è scritto, “di rifondare e rivedere la filosofia dell’agricoltura”.

In tale contesto, la mia scelta, come quella di Gargiulo e Petrone non poteva che essere una: Fondare una nuova Organizzazione per non rimanere soli i coltivatori e per difenderli e portare avanti le rivendicazioni emerse negli ultimi anni. Demmo vita alla CICC(Confederazione Imprenditori e Coltivatori Campani); purtroppo dopo qualche mese Gargiulo morì in seguito a un terribile male incurabile; a Caserta andammo ulteriormente avanti con la grande lotta degli allevatori bufalini 2007_2008; Caserta fu circondata dai trattori per quattro giorni, la Domiziana e la Telesina furono interrotte più volte da centinaia di trattori, la Chiesa e il Vescovato di Caserta si schierarono dalla nostra parte, anche se Regione,Governo,CIA,Coldiretti e Confagricoltura si unirono contro per impedire la nascita di una nuova idea dall’Organizzazione dei Coltivatori;nacque il SIAAB, sindacato degli allevatori bufalini.

Nel corso di questa nuova esperienza, finita sui giornali e le televisioni di tutto il Globo, incontrai Gianni Fabbris di Altragricoltura, per il tramite un compagno-amico. Dopo poco Caserta divenne la sede fondativa per rilanciare nazionalmente un’idea nuova di Organizzazione degli Agricoltori, dando un nuovo Statuto ad Altragricoltura Nazionale nell’Assemblea di Gennaio 2008. Incontrai i coltivatori sardi che lottavano contro la vendita all’asta e che ottennero un primo provvedimento sospensivo del governo; Conobbi Piras. Poi la prima manifestazione a Roma dove vennero ben 7 pullman di allevatori bufalini, oltre i frutticoltori del napoletano e dove ho fatto conoscenza di Danilo Calvani e del CRA; poi ancora,sempre tramite Altragricoltura mi sono incontrato con i pastori pugliesi alle prese con la diossina, conoscendo Tavolo Verde e Paolo Rubino; abbiamo tenuto per sette giorni un altro sciopero della fame emblematico nel vescovato di Caserta, ottenendo una corposa risoluzione del Consiglio Regionale; ancora l’incontro con Aspal Lazio e il movimento abruzzese,conoscendo Stefano Giammatteo e Rossi Dino; poi in ultimo la defaticante esperienza dei siciliani che attraversarono tutta l’Italia meridionale con i trattori per giungere a Roma, dove conobbi Peppe Scarlata,diventato poi uno dei capi dei Forconi Siciliani. Ma ancora l’incontro e la conoscenza delle esperienze di Toscana e del nord Italia,incontrando tanti amici impegnati. Nel corso di questi avvenimenti si sono tenuti due importanti incontri nelle campagne romane e in Puglia per cercare di ricomporre, non senza difficoltà, gli organismi dirigenti di Altragricoltura.

Dopo di allora, un susseguirsi di invettive e polemiche; da ognuno di questi movimenti veniva la proposta di andare oltre Altragricoltura;ognuno riteneva di avere in mano la sintesi di un nuovo livello organizzativo unitario; ho partecipato a tanti altri incontri presso ministero e Commissioni Camerali e in ogni occasione deputati del momento che promettevano impegno particolare. Si giunge anche alla definizione di una prima possibile Federazione agricola nazionale di tutti i movimenti, la FIMA con De Bonis, tutt’ora accreditata presso le Istituzioni . Vi è un momento di nuova speranza quando dai “forconi siciliani” viene lanciato un nuovo grido di allarme e di lotta che viene raccolto da tutta l’Italia. Poi ancora un nuovo riflusso e adesso,a lanciare gridi di allarme è rimasto solo Facebook. Nel frattempo riprende l’iniziativa in Basilicata di Altragricoltura che attualmente, su basi nuove, evitando facili illusioni di conquista, sta facendo emergere una nuova speranza di unità e protagonismo dei coltivatori, in un momento di crisi economica gravissima.

Allora è giunto il momento di una profonda riflessione da cui nessuno,onestamente si può sottrarre.

In questa riflessione, in primo luogo occorre porsi una domanda: nel contesto di questo quinquennio movimentato e polemico, quali sono state le iniziative,le proposte e le risposte di Coldiretti,CIA e Canfagricoltura? A parte la pagliacciata dell’ex ministro Zaia(“agronomicchio” che offende la categoria dei tecnici, figlio del sottopotere Coldiretti fornitrice di clienti da spennare, fortemente ridicolo per i suoi capelli impomatati e le sue scarpe a punta, come un vero cafone, che a Napoli a sfottò dicono “tiene le scarpe per uccidere gli scarafaggi negli angoli dei numeri”) che partecipò alla sceneggiata del blocco del latte proveniente dall’estero al confine sulle Alpi, altro non vi è stato, se non la stupida e illusoria ripetizione della proposta di “mercato amico”, e continue occupazioni abusive sulla stampa nazionale di comunicati e lamentele. Però hanno continuato a occupare le sedi Istituzionali, a incassare rimborsi e finanziamenti di progetti fasulli, a occupare Camere di Commercio,INPS e Consorzi di Bonifica, a saccheggiare i coltivatori con le percentuali sulle pratiche AGEA, anche se, in particolare la CIA, continua a perdere pezzi con scissioni continue soprattutto sul territorio meridionale.

Il quadro nazionale continua ad essere connotato da decine di Organizzazioni che si rifanno all’agricoltura, ma solo ed essenzialmente per gestire servizi. La crisi si è profondamente aggravata e finiremo nel burrone se non riusciamo a dare una sterzata, anche se al momento si riscontrano dei buoni prezzi in campagna della frutta, per effetto della forte riduzione della produzione causata dal continuo maltempo. Entrerò nel merito dei processi in atto nel prossimo capitolo, al momento mi limito a sottolineare solo due questioni indicative: a) il superamento e il fallimento della vecchia Legge sui Contratti Agrari, oramai siamo difronte a un mercato commerciale dove tutti gli affitti sono in deroga e dove lucrano illegalmente le solite organizzazioni, la Chiesa con le sue estensioni e i grandi proprietari assenteisti; in Campania stiamo a contratti che superano i 1000€ per Ha a seconda del possibile contratto di produzione di cui dispone o spera chi coltiva; un nostro avvocato commentava l’altro giorno asserendo che prima nei Tribunali del Diritto Agrario vi erano “3 avvocati e 100 cause”, oggi vi sono “100 avvocati e 3 cause”, una udienza al mese; b) fino a qualche anno addietro una fattrice bufala di primo parto veniva quotata circa 4000€, oggi viene pagata allo stesso prezzo se destinata al mattatoio, da 1000 a 1300 Euro; è evidente il significato di tale dato, si ha paura di aumentare la produzione lattiera per la mozzarella e i soliti furbi, anche per strane norme di identificazione veterinaria nei mattatoi, sbarcano carne di bufala per vitello, lucrando fortemente.

Adesso è necessario che ognuno faccia buon uso della propria responsabilità. Capisco e comprendo che nel corso di questi anni, di grandi frantumazioni politiche e sociali, è prevalso il sospetto e la preoccupazione di non essere strumentalizzati dalla sinistra politica, ma questa preoccupazione non può essere a senso unico, anche da punti di vista di sinistra può giustamente venire la preoccupazione di non essere strumentalizzati a destra per finalità elettorali, o semplicemente per l’obiettivo di impedire una nuova unificazione e nuova identità di chi produce nei campi.

Tutti, al di la delle opinioni partitiche ed elettorali, nel quadro precipitoso della situazione nei campi, hanno bisogno del contributo di primo piano di chi ha chiara la visione della “QUESTIONE AGRARIA” nel sistema di produzione capitalistica nel nuovo livello della globalizzazione. Non basta fare la gara tra chi grida più forte senza partire dal dato di fondo: MA QUALE E’ LA POSTA IN GIOCO PER L’AGRICOLTURA NELL’ATTUALE PROCESSO ECONOMICO E DI CRISI,IN ITALIA,IN EUROPA E IN TUTTO L’OCCIDENTE? QUALI SONO I NODI STRUTTURALI SU CUI PUNTARE PER RENDERE CREDIBILI E FATTIBILI ALCUNE DELLE IMMEDIATE RIVENDICAZIONI?

Da qui bisogna partire per dirci anche DI QUALE NUOVA ORGANIZZAZIONE ABBIAMO BISOGNO. Mi fermo qui, alla prossima puntata cercherò di entrare più nel merito.

 

Lino Martone

 

17 luglio 2013

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.