Si ‘ tenuta il 24 novembre 2023, fra le ore 14.30 e le 15.30, presso la Sala Multimediale al Primo Piano del Consiglio Regionale della Campania, la Conferenza Stampa della Rete Interregionale Salviamo l’Allevamento di Territorio e del Coordinamento unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino per fare il punto sullo stato della vertenza e annunciare le ulteriori iniziative.
Alla conferenza stampa hanno partecipato la Consiglierà Regionale Campana Maria Muscarà, ospite della iniziativa, Gianni Fabbris e Adriano Noviello del Movimento degli allevatori.
La Conferenza stampa ha sancito la fine della fase degli “scioperi della fame” aperta il 18 ottobre scorso messi in campo dagli allevatori per sostenere la richiesta alla Presidente del Consiglio, on.le Giorgia Meloni, ed al Ministro Orazio Schillaci, di nominare, come chiede tanta parte della Politica e delle Istituzioni, il Commissario Nazionale per la BRC e la TBC con il mandato di operare in tutte le Regioni dove da decenni i Piani Regionali sono falliti.
“La mobilitazione continua comunque e la prossima tappa sarà quella di andare direttamente a Roma per consegnare agli interlocutori politici e di governo le migliaia di firme raccolte dalla Petizione degli allevatori e intanto, si avvia una fase nuova. Una campagna rivolta direttamente ai cittadini italiani dal titolo BRC E TBC? NO GRAZIE!” annuncia Gianni Fabbris che spiega: “Gli allevatori non sono preoccupati solo perché il fallimento dei piani in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia sta provocando un disastro economico e sociale per loro e il territorio ma, anche, per i rischi crescenti per la salute dei cittadini e a sicurezza alimentare. Per noi il problema non è solo che ammazzano inutilmente animali sani ma, anche, perchè lasciano al pascolo e nelle stalle animali positivi che diventano evidente veicolo di espansione della BRC. Lo testimonia, fra l’altro, la modalità per cui i focolai di infezione, che dovrebbero essere chiusi per legge entro sei mesi, in Campania rimangono aperti in alcuni casi da oltre tre anni senza che il Piano riesca a risolvere i problemi. Si profila una vera azione di espansione del contagio e noi siamo preoccupati del fatto che, adesso che hanno i riflettori puntati sulle loro azioni e devono rendere conto dei risultati come mai era accaduto prima, stiano minimizzando i problemi pur di evitare di dover rispondere del fallimento che, al contrario, è conclamato oltre ogni inutile polemica. Minimizzare i problemi e interpretare la realtà in modo edulcorato sarebbe l’ultima delle colpe di un sistema che è e rimane il responsabile del fallimento”
Per questo, per gli allevatori è sempre più urgente cambiare passo e mettere in campo l’unica soluzione di garanzia oggi possibile con la nomina del Commissario Nazionale cui vanno affidati compiti e poteri reali capaci di invertire gli esiti fin qui imposti dai Piani Regionali in quelle regioni (come la Campania e la Sicilia) in cui hanno fallito.
Due, per il Movimento, i primi compiti da affidare al Commissario: aprire una stagione nuova di pieno coinvolgimento di tutti gli Stake Holders chiamati a partecipare delle scelte, del monitoraggio e dell’applicazione dei Piani )a cominciare dagli allevatori, con i sindaci e le associazioni dei cittadini/consumatori) e mettere in campo una azione forte per la trasparenza.
“Non ci fidiamo dei loro numeri in ordine ai risultati del Piano e, per questo, avanziamo una richiesta precisa alla politica: il Commissario Nazionale (per cui non vediamo altro motivo di attendere oltre nella nomina anche alla luce dell’andamento del Piano in questo scorcio di fine anno in Campania) attui a pieno le indicazioni disposte dall’Art, 12 dell’OM del 28/5/2015 e dal Regolamento Comunitario del Consiglio e dell’Assemblea 625/2017 per riportare a trasparenza i numeri per documentare la realtà e ricostruire, cosi, la prima delle condizioni per ristabilire un rapporto di fiducia compromesso.
Troppe sono le evidenze e le prove che i servizi che hanno gestito i piani fallimentari fanno un uso reticente e strumentale dei numeri in funzione delle necessità del momento. C’è voluta la Procura della Repubblica per acquisire i dati (mai emersi prima) che certificano la totale incapacità dei servizi veterinari di individuare i casi positivi e quelli negativi. Ricordate? Fatto pari a cento il numero delle bufale abbattute per BRC solo nell’1,4% è stato riscontrata per anni la positività alla malattia. Quei numeri, prima dell’intervento del magistrato, non si conoscevano così come molte sono ancora le lacune e le zone d’ombra per leggere quello che sta accadendo. Non sappiamo in quanti stabilimenti sono stati isolati i batteri di BRC e di TBC, non sappiamo cosa ci sia dentro i dati discordanti fra i numeri degli animali avviati all’abbattimento senza ordinanza sanitaria e poi trovati positivi al macello e molto altro ancora.”
Aggiunge e precisa Fabbris: “Vogliamo sottolineare un aspetto della nostra proposta. Chiediamo alle Istituzioni di attuare quanto prevedono le norme mettendo in campo i controlli di Primo e Secondo livello e che questo venga fatto in maniera da garantire che i controlli (sia sui numeri e gli esiti dei Controlli Ufficiali sia sul metodo e le prassi messe in campo per verificare che risultino rispondenti ai protocolli previsti) siano realmente super partes e, dunque, siano realizzati da una Commissione di tecnici scelti ad hoc e di cui facciano parte, anche, tecnici esperti di fiducia nominati sia dalle Associazioni degli allevatori sia da quelle dei cittadini/consumatori. Trasparenza vuole, anche, dire che il Controllore non può essere il Controllato, come in realtà è accaduto finora garantendo una sostanziale impunità istituzionale”
“A proposito di numeri e di metodi” ha sostenuto Noviello in Conferenza stampa ” attendiamo ancora di sapere quale è il fondamento scientifico per cui, essendoci in provincia di Caserta una alta concentrazione di stalle, per risolvere i problemi bisogna farle chiudere. In aree del Paese come la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l’Emilia Romagna ci sono concentrazioni di allevamenti fino a tre volte quella delle bufale casertane eppure hanno risolto i problemi debellando la BRC e la TBC senza deportare e far chiudere le aziende. Come spiega la Regione Campania che nell’Area cluster negli ultimi dieci anni (quelli in cui più sono aumentate la BRC e la TBC) sono state chiuse 112 stalle su 480 e su 94.118 animali ne abbiamo 23.729 in meno? Come si può parlare di numeri se i servizi che hanno gestito i Piani non danno mai conto delle domande che vengono poste loro attuando, sistematicamente, una vera azione di depistaggio sui problemi veri?”
“Sempre a proposito di numeri” aggiunge Noviello “i dati in nostro possesso sulla incidenza e la prevalenza della BRC sono chiari e non capiamo quali siano i dati rassicuranti di cui parla l’Assessore Caputo”
Durante la Conferenza stampa Noviello ha richiamato i dati riassunti dalla seguente Tabella:
Anno | Prevalenza BRC | Incidenza BRC |
2018 | 7,70% | 5,30% |
2019 | 10,72% | 7,97% |
2020 | 13,84% | 10,75% |
2021 | 17,61% | 12,85% |
2022 | 13,0% | 7,57% |
2023 (fino al 20 novembre) | 10,30% | 6,39% |
Noviello osserva: “dalla lettura di questa tabella appaiono evidenti due cose. La prima è che crescono in maniera esponenziale dal 2018 e fino al 2021 sia la prevalenza che la incidenza della Brucellosi. Perchè non siete intervenuti prima, non sapevate leggere i dati? Ci voleva la mobilitazione e le denunce del Movimento per costringervi a prendere atto del disastro verso cui stavate portando il territorio e le imprese? La seconda è che i dati relativi al 2022 e al 2023 sono i più inquietanti e i più pericolosi perchè si riferiscono ai primi due anni del Nuovo Piano che noi critichiamo e che la Regione difende a spada tratta.
Secondo l’ultimo Piano della Regione la prevalenza della BRC avrebbe dovuto dimezzarsi del 50% ogni anno per arrivare in quattro anni intorno all’1% dunque sulla soglia utile per dichiarare la Provincia di Caserta indenne.
Ancora una volta sottolineiamo che questo dell’abbattimento del 50% all’anno è un obiettivo corretto che se fosse rispettato autorizzerebbe la Regione a parlare di risultati positivi come prevedono tutti i protocolli scientifici internazionali.
Purtroppo non sono questi i dati che emergono ma, al contrario, i dati degli ultimi due anni ancora una volta ci dicono del fallimento proprio dal punto di vista scientifico. Se fossero stati rispettate quelle previsioni, essendo la BRC nel 2021 al 17,61% a fine 2022 avrebbe dovuto attestarsi all’855% mentre, come è documentato dai numeri ufficiali è al 13%.
Quest’anno (che è il secondo) dovrebbe attestarsi al 4,25% mentre a novembre (ovvero quando i dati sono ancora parziali non essendo rilevati a pieno e, dunque, con ogni probabilità di aumentare ulteriormente) la prevalenza della BRC è al 10,30%.
Questi dati non solo dicono che gli obiettivi sono falliti ma, anche, che non è possibile raggiungerli nei 4 anni (periodo oltre cui i piani di eradicazione possono essere dichiarati falliti come vogliono le migliori pratiche scientifiche internazionali).
Se poi all’andamento della prevalenza si aggiunge quello dell’incidenza che continua ad essere sostenutissima, il quadro del fallimento si chiarisce ulteriormente: se la prevalenza è la fotografia della realtà allo stato attuale, l’incidenza rileva i nuovi focolai che si vanno aprendo e, dunque, documenta la tendenza. Con livelli cosi alti di prevalenza e con il fallimento degli obiettivi intermedi, i valori alti di incidenza dicono che nell’ambiente la Brucellosi continua ad aggredire il territorio e dunque è ben lontana dall’essere risolta”
Commenta infine Fabbris: ” in questo quadro si legge chiaramente il calo solo parziale dei numeri della prevalenza, dovuto, evidentemente, all’alto numero di abbattimenti e ad altre stalle chiuse nell’area cluster (almeno una decina nell’ultimo anno), circostanza questa che produce un calo dei valori rilavati ma non indica che si sta risolvendo la malattia. E’ evidente che se ammazzi gli animali riduci la possibilità statistica di rilevare la presenza della malattia che, però, rimane nell’ambiente e, come indicano gli alti valori di incidenza, è pronta ad aggredire nuovi soggetti. Insomma, la Regione non solo non sta raggiungendo gli obiettivi minimi che si è posta col piano ma dimostra una volta di più il vero obiettivo: chiudere le stalle e diminuire gli animali.“
Al termine della Conferenza Stampa il Coordinamento ha annunciato due ulteriori appuntamenti: uno a Gennaio quando si riunirà il Forum Interregionale Per il Piano Partecipato per mettere a punto le proposte su cui impostare il confronto con il Commissario Nazionale sia sul tema della trasparenza che sulla partecipazione e uno nella prima settimana di dicembre, comunque dopo che la Regione Campania avrà tenuto il suo Tavolo di Trasparenza su cui il Coordinamento nei giorni scorsi ha ben spiegato cosa pensa. Sarà quella l’occasione per entrare ancora una volta e più approfonditamente nei numeri