“Nelle 400 stalle casertane vuote e silenziose, chiuse per il massacro di animali e posti di lavoro imposto dalla Regione Campania, tornino a sentire i suoni, i colori, gli odori della vita, del lavoro e della speranza”
Grazie agli artisti ed agli uomini e donne della cultura e dello spettacolo per aver scelto di essere con noi il 28 gennaio 2024 in difesa degli animali, della mozzarella artigiana, dell’allevamento di territorio, della cultura e delle ragioni di una intera comunità. Domenica insieme costruiremo un nuovo inizio.
A nome degli allevatori che ieri sera, 22 gennaio, si sono riuniti in una forte, decisa e motivata assemblea presso la NCO di Casal di Principe, Gianni Fabbris esprime il più sincero e forte ringraziamento a quanti saranno nella stalla chiusa e riaperta per l’occasione a Cancello e Arnone per compiere uno straordinario atto collettivo in Difesa della terra e delle ragioni di una intera comunità.
Dal 28 gennaio una comunità non più solo rurale ma di cittadini che si ritroveranno, a prescindere che vivano nella città o nelle campagne e nei piccoli centri rurali, per condividere l’impegno comune a difendere e tutelare le radici antiche del lavoro della terra e le ragioni di un futuro equilibrato e fondato sui diritti di persone, animali, imprese e cittadini.
Sono oltre due anni che gli allevatori, dopo aver dato vita allo spazio di partecipazione del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino ed aver sfidato la cecità della politica, le consorterie di chi pensa di poter agire impunemente nell’ombra in nome delle coperture del potere e gli interessi potenti della speculazione lobbistica e finanziaria, sono in campo.
Quattro scioperi della fame, innumerevoli denunce nelle diverse sedi giudiziarie, campagne di iniziativa e di opinione, azioni di controinformazione e di denuncia, tredici manifestazioni con i trattori nelle strade, sei Assemblee riunite negli Stati Generali in Difesa del Patrimonio Bufalino, un evento e una petizione a Bruxelles, l’apertura di una Commissione di Indagine al Senato sono solo alcune delle iniziative messe in campo dagli allevatori e dalle reltà sindacali e associative che ne sostengono le ragioni.
Ragioni pagate al prezzo di una violenta azione repressiva contro di loro fino ad arrivare, come sta accadendo in questi ultimi mesi, a registrare prima la denuncia e il rinvio a processo per quindici allevatori e sindacalisti poi una continua azione intimidatoria e di ricatto (in pieno sviluppo in questi giorni) contro le imprese che “osano alzare la testa senza togliersi il cappello in mano di fronte ai carnefici che avrebbero dovuto garantire la soluzione dei problemi ma che, invece, hanno la responsabilità di aver fallito da oltre venti anni nella gestione dei Piani di Eradicazione della BRC e della TBC”.
Fin dall’inizio di questa fase della vertenza il Coordinamento Unitario ha operato proponendo all’opinione pubblica di lavorare perchè “la bufala e la mozzarella di bufala” sono le ragioni costituente di tutta Terra di Lavoro come comunità e uno dei tratti distintivi della cultura urbana napoletana e campana. Obiettivo non semplice e non scontato in un tempo in cui le ragioni della crisi sono tante e una intera società è in sofferenza.
L’appello messo in rete dagli artisti, la loro autoconvocazione il 28 gennaio nella stalla di Pasquale per compiere un atto collettivo inedito e straordinario arriva nel momento in cui più alto è la tensione della nostra mobilitazione e ci riempie di nuova speranza e forza.
Sentiamo la forza e la potenza del vostro messaggio e della vostra presenza e questo ci spinge a rinnovare il nostro impegno. Dovete immaginare cosa voglia dire per un allevatore e la sua famiglia avere l’abitudine di entrare in stalla la mattina alle 4 e dividere il tempo con gli animali che diventano parte del suo quotidiano fino a chiamarli per nome. Provate ad immaginare cosa vuol dire avere svuotata la stalla dagli animali (che abbiamo chiamato per nome per tanto tempo) , obbligate al macello con un “decreto di abbattimento” cui non abbiamo diritto di opporci se non a prezzo di lunghe, costose e dolorose odissee giudiziarie. Immaginate cosa vuol dire, poi, sapere che molti (a stragrande parte) di questi animali saranno stati ammazzati senza essere malati e che, comunque, quel sacrificio non saarà servito a nulla perché la malattia di cui non hanno comunque colpa invece di risolversi si estende.
Immaginate cosa vuol dire scendere nella stalla vuota e sentire il silenzio. Il vuoto della morte, dopo aver ascoltato per una vita i muggiti e i rumori della vita.
Voi domenica 28 gennaio vi riporterete suoni, colori, rumori, vociare. I vostri strumenti preziosi suoneranno le note virtuose e le vostre voci canteranno le arie e i versi della vita. I colori delle vostre opere, le parole dei vostri scritti, le parti in scena del vostro recitare, cancelleranno per la prima volta il silenzio della morte imposto di chi ha (in maniera criminale e colpevole) perseguito l’obiettivo di svuotare le nostre terre dei gesti e delle arti dei nostri antichi mestieri e della relazione con gli animali che nei secoli hanno fatto irripetibile l’allevamento delle bufale.
Vi attendiamo con ansia, speranza ed orgoglio, vi accoglieremo non come si accoglie chi ti “sostiene e ti aiuta” ma chi viene all’incontro per condividere un impegno ed un cammino, sapendo che sarà occasione per crescere insieme e diventare pi+ forti, uniti, consapevoli.
Un cammino, quello della costruzione della nuova comunità del cibo e della terra, che dal 28 gennaio sarà non un punto di arrivo ma l’avvio di un cammino nuovo e comune che dovremo saper fare insieme.
Domenica gli artisti e il mondo della musica, dello spettacolo e della cultura diranno insieme agli allevatori al mondo che si può camminare insieme non solo (come sarà chiaro) per portare il bello nei luoghi di morte ma anche per portare giustizia in nome della Sovranità Alimentare, dell’Agroecologia e dei diritti nelle terre e nelle città.
Sappiamo che da domenica 28 gennaio, niente sarà come prima.