Stato di agitazione senza escludere alcuna iniziativa. Intervenga il Governo

L’Assemblea degli allevatori ha deciso.
Chiesto l’incontro al Ministro degli Interni.
Stato di agitazione da oggi senza escludere nessuna iniziativa
Intanto il 20 aprile si avviano i lavori della Commissione di Indagine con l’audizione di Fabbris.

Tre ore è durata l’Assemblea degli Allevatori di ieri sera (11 aprile) con una discussione approfondita, partecipata e una decisione fortemente condivisa e unanime affidata al comunicato diffuso dal portavoce del Movimento, mentre il Coordinamento incassa l’avvio della Commissione di Indagine conoscitiva: il 20 aprile nella prima seduta prevista si svolgerà l’audizione di Gianni Fabbris per il Coordinamento Unitario.

“Apprezziamo i segnali di novità e di attenzione che vengono dalla Politica Europea e da quella Nazionale che incoraggiamo. In particolare salutiamo con speranza l’avvio della Indagine conoscitiva presso la Commissione Agricoltura del Senato sulla situazione del comparto Bufalino in Campania e il lavoro che l’Europarlamentare Piernicola Pedicini e gli altri stanno sviluppando in Europa. Sono segnali importanti di una nuova attenzione della politica ai temi ed alle proposte che gli allevatori casertani stanno avanzando da tempo. Nel mentre attendiamo che la nomina del nuovo Presidente della Commissione Agricoltura del Consiglio Regionale della Campania attivi, finalmente, le iniziative di cui ha avuto il mandato dalla risoluzione unitaria adottata nel Consiglio Regionale Tematico (che aveva impegnato con il voto unanime di dare mandato alle due commissioni congiunte “Agricoltura e Sanità” della Regione di avanzare le proposte di modifica del Piano fallimentare ) dobbiamo, prendere atto che purtroppo la Giunta Regionale della Campania continua a produrre danni senza risolvere i problemi che, al contrario si vanno incancrenendo.

Negli ultimi giorni, in particolare, la Regione Campania si sta producendo in un crescendo di azioni pericolose e irresponsabili con l’aggravante che è sempre più evidente il clima di confusione e i contrasti che si stanno manifestando fra interessi e obiettivi diversi dentro la struttura chiamata ad applicare il Piano fallimentare.

Ne sono un esempio concreto i due ultimi atti che il Coordinamento ha posto all’attenzione dell’opinione pubblica a firma del dirigente Paolo Sarnelli; due atti su cui il Coordinamento ha posto formalmente e con chiarezza la legittimità e la razionalità e per cui gli Uffici hanno reagito (costretti) con reazioni confuse, lacunose, reticenti e pasticciate. Si tratta dell’ordinanza che avrebbe dovuto sanare l’assurda situazione (indotta dall’effetto concomitante degli ultimi due Piani della Regione) per oltre diecimila vitelle (una parte decisiva di una intera generazione) che la Regione vorrebbe abbattere pur essendo certamente sane e per il solo fatto che sono figlie di animali che (sempre la Regione) ha fatto macellare senza che in realtà vi fossero certezze della presenza di BRC o TBC. La Regione (bontà sua) prendendo atto delle comunicazioni inviate dal Soccorso Contadino, ha prodotto un atto che affronta in maniera parziale il problema lasciando, ancora, intatto il nucleo delle questioni e, dunque, lasciando nell’incertezza il comparto.

L’altro provvedimento è quello relativo ai criteri per il ripopolamento dopo che le imprese sono tornate in bonis (ovvero che hanno fatto un lungo e costoso percorso che le ha costrette a investire ingenti risorse finanziarie per rispettare i dettati del Piano) oppure per quelle imprese di nuova costituzione nel caso che qualche imprenditore si ostini ad aprire nuove stalle nonostante il terrorismo messo in atto dal Piano. Qui siamo alla illegittimità più completa e, una volta denunciata all’opinione pubblica dai comunicati del Coordinamento, alla confusione ed al pasticcio delle risposte.

Abbiamo assistito in prima battuta a voci fatte circolare da sedicenti autorevoli esperti che si sarebbe trattato di un “mero errore di battitura” (come si fa a considerare errore di battitura la regola che impone alle aziende che vogliono ripopolare di mettere in stalla solo il 20% della capienza dei capi adulti che invece potrebbero ospitare?); poi, una volta denunciato quello che è senza alcun dubbio un attacco alla libertà di impresa condotto senza alcuna legittimità scientifica e legale, abbiamo preso atto che nel primo pomeriggio di ieri, la Regione ha corretto l’ordinanza chiarendo che il limite di introdurre solo il 20% dei capi rispetto a quanti in realtà la stalla potrebbe ospitare si riferisce “solo” alle aziende di nuova costituzione. Quindi  in Provincia di Caserta se vuoi investire i tuoi soldi per fare quello che fa qualsiasi altro imprenditore in Italia (aprire un’impresa) puoi farlo solo alla condizione di investire capitali per cento ma ti devi accontentare di produrre per 20. Siamo alla follia! Quale è la mente che ha partorito un rimedio peggiore del male? Chi si diverte a provocare?

È evidente lo stato di confusione che regna fra i dirigenti  che compongono la Task Force della Regione Campania ma è, anche, evidente il livello di pericolosità delle loro iniziative assunte in ragione di un Piano che (lo abbiamo denunciato dal giorno dopo che era stato assunto con la delibera 104/22) è inapplicabile e, senza risolvere i problemi che dichiara di voler affrontare, invece li aggrava.

Proseguire su questa strada irresponsabile per la salute dei cittadini, le imprese e il territorio è  gravissimo e pericoloso e configura il grave rischio che, nel mentre il dibattito sta spingendo le istituzioni di diverso livello ad accertare la realtà per proporre correttivi, si mettono in atto danni irreversibili che compromettono per lungo tempo la tenuta del comparto.

Gli allevatori, preoccupati e indignati, nel mentre chiamano nuovamente i cittadini, le istituzioni locali, le associazioni del territorio e di tutto il Paese a sostenere la loro nuova iniziativa, si predispongono ad una nuova fase della mobilitazione che, lo ribadiscono, si arresterà solo se verrà aperto un tavolo di confronto e di soluzione della crisi. In assenza del quale, per il Coordinamento, vi è una sola soluzione: commissariare nazionalmente il Piano e la Sanità Animale Campana.

Dopo aver scritto ai due Ministri (dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e della Salute) chiedendo loro un incontro di merito, oggi scrivono al Ministro degli interni Piantedosi sollecitando un incontro urgente per scongiurare il degenerare della situazione anche a causa degli atti irresponsabili che i dirigenti della Task Force regionale campana stanno mettendo in atto in queste ore.

Cosi si apre lo Stato di Agitazione degli allevatori Casertani che, chiariscono, chiede l’intervento del Governo Nazionale e non esclude alcuna iniziativa volta a impedire che sia portato a compimento il disegno di distruggere l’allevamento di bufala in Provincia di Caserta.

Gli allevatori attenderanno in maniera attiva nei prossimi giorni i segnali di inversione di tendenza utili a capire che, finalmente, cominciano ad arrivare risposte e, nel frattempo, si organizzano per tornare in strada con le forme più efficaci possibili a sostenere le loro legittime e trasparenti richieste

LA LETTERA AL MINISTRO DEGLI INTERNI

Al Sig. Ministro degli Interni
Prefetto Piantedosi

Preg.to Sig. Ministro

a nome del Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino di cui sono portavoce. Le invio la richiesta di poterla incontrare per poterLe rappresentare la grave situazione in cui si trovano centinaia di aziende nella provincia di Caserta, i rischi che ne conseguono per la tenuta del tessuto civile e democratico dell’area e l’urgenza del dover dare risposte che il territorio attende da troppo tempo inutilmente anche per scongiurare rischi alla convivenza nella comunità.

Le rappresento molto brevemente le ragioni che motivano la nostra richiesta di poter incontrare Lei, Ministro degli interni, inviandole, in allegato, due analoghe richieste di incontro inviate ai ministri dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare ed al Ministro della Salute.

Da olte 18 mesi gli allevatori casertani, costituiti nel Coordinamento Unitario in Difesa del Patrimonio Bufalino che si compone di tutte le Associazioni di Base degli allevatori del territorio, di molte aziende agricole, allevatrici e casearie, di diverse associazioni sindacali e dell’impegno civile e antimafia (fra le altre: Altragricoltura, FLAI CGIL, CNA, UGL, ACLI TERRA, LIBERA), sostenuti con atti da molti sindaci, stanno denunciano la situazione che da dieci anni si è determinata nella filiera bufalina casertana e stanno avanzando proposte per superare la crisi indotta dai Piani di eradicazione che al momento hanno un saldo fortemente negativo sia dal punto di vista dell’impatto sulle aziende, le mandrie e il territorio sia per il fallimento di tutti gli obiettivi posti all’eradicazione delle malattie.

Il saldo è presto detto: dopo una positiva esperienza fra il 2007 e il 2011 resa possibile dal Commissariamento del Piano ai sensi della legge Nazionale sulla Protezione Civile (che ha portato la BRC in Provincia di Caserta dal 17% allo 0,8%) il Piano nel 2013 fu affidato alla Regione Campania con risultati fallimentari. La BRC in Provincia di Caserta dallo 0,8% è tornata a valori intorno al 17%, mentre aumentano i comuni coinvolti e la superficie delle aree interessate da focolai della malattia.

Nel frattempo, per effetto diretto delle scelte volute dalla Regione gestite in regime di emergenza e in deroga alle direttive comunitarie ed agli orientamenti normalmente utilizzati in aree in cui i problemi in realtà si sono risolti, hanno chiuso oltre 400 stalle su circa 1000, sono stati macellati oltre 150.000 animali per sospetta presenza della malattia mentre alle analisi post-mortem sono risultati realmente ammalati solo l’1,4% dei capi nel caso della BRC e meno dell’1% nel caso della TBC. Questo ha provocato un danno enorme alla tenuta del patrimonio genetico frutto di un continuo, attento e costoso processo di selezione genetica attuato dagli allevatori, nonostante che il Patrimonio Bufalino sia tutelato da una legge nazionale come Patrimonio del Paese.

Da tempo abbiamo non solo denunciato la situazione ma avanzato proposte largamente inascoltate dalla Regione Campania e da tempo abbiamo messo in campo iniziative nelle sedi istituzionali in una lunga azione di mobilitazione condotta sempre in maniera democratica e pacifica con l’unico intento di vedere risolto un problema come è nei diritti garantiti dalla Costituzione Italiana.

Ad oggi (dopo innumerevoli iniziative, manifestazioni nel territorio, a Roma ed a Bruxelles, due lunghi scioperi della fame e la costante pressione democratica rivolta alle istituzioni regionali per aprire un confronto) possiamo registrare positivamente tre aspetti importanti che danno il segno della nostra attenzione al Piano istituzionale e politico del confronto:

– il Parlamento Europeo ha accolto una nostra petizione (che le invio in allegato) che chiede di intervenire nei confronti della Regione Campania e dello Stato Italiano perchè venga rispettato l’ordinamento Comunitario 689/2020 che invece viene disatteso e che, se fosse applicato, eviterebbe molti dei danni provocati dalle scelte regionali e consentirebbe (come già fu fra il 2007 e il 2011) di risolvere i problemi della BRC e della TBC in provincia di Caserta
– Il Senato della Repubblica, su nostra sollecitazione, ha deciso con voto unanime di avviare una Indagine Conoscitiva per accertare e verificare quanto sta accadendo nella filiera bufalina in Campania
– nelle scorse settimane alcuni Senatori Campani con la prima firma del Presidente della Commissione Agricoltura del Senato hanno proposto una risoluzione su cui il Governo ha espresso parere positivo (che le invio in allegato).

Tutto questo rappresentato se pur in estrema sintesi, dobbiamo purtroppo prendere atto che la Regione Campania continua a rifiutare qualsiasi confronto di merito sui problemi e continua, al contrario, a proseguire nella gestione del Piano di Eradicazione se pure persino in consiglio Regionale i consiglieri abbiano adottato una risoluzione unitaria nello scorso novembre che ne chiedeva la modifica in ragione dei risultati acquisiti e certificati.

Le devo segnalare una situazione molto grave sul piano sociale nel territorio dal momento che, pur se è ormai chiara la necessità di porre in essere modifiche sostanziali, le attività di gestione del Piano continuano ad essere sviluppate in ragione del Piano esistente e questo sta provocando danni alle aziende ed al territorio che rischiano di essere irreversibili.

In particolare in queste ultime settimane gli allevatori si sono visti imporre, con delle circolari applicative adottate per effetto del Piano assunte senza alcun confronto con gli allevatori, decisioni che corrono il rischio di dare il colpo di grazia al comparto e che porterebbero alla macellazione di migliaia di vitelli sicuramente esenti dalla malattia (compromettendo ulteriormente la tenuta dell’intera generazione di giovani capi che potrebbero andare in lattazione) e che impediscono l’apertura di nuove attività di impresa (dopo che in molti casi sono già stati realizzati investimenti) ledendo in maniera inaudita il diritto all’impresa garantito dalla nostra Repubblica.

Gli allevatori considerano, ormai, tutto questo come una ferita alla propria dignità ed a quella dei loro animali (che mi permetto di sottolineare sono Esseri Senzienti) oltre che un danno mortale alle loro aziende ed al territorio e hanno indetto in assemblea ieri sera 11 aprile lo Stato di Agitazione senza escludere alcuna iniziativa utile ad ottenere risposte ormai non più rinviabili.

Le segnalo la delicatezza della situazione nelle campagne del Casertano come ho avuto in altre occasioni più volte modo di rappresentare al Prefetto di Caserta che ci legge per conoscenza e del cui impegno abbiamo sempre dato atto.

Un impegno che al momento non ha sortito l’obiettivo minimo di consentire l’apertura di un confronto fra le rappresentanze degli allevatori in mobilitazione e le istituzioni regionali. Proprio la mancata realizzazione di un confronto che gli allevatori considerano un atto minimo di garanzia democratica sta consumando i margini di agibilità per il confronto pacifico e trasparente che il Coordinamento Unitario continua a proporre e rischia di aprire il campo a elementi rischiosi per la convivenza civile del territorio.

Rivendichiamo che, fino a questo momento, il Coordinamento è riuscito a garantire che la mobilitazione degli allevatori mantenesse un carattere assolutamente pacifico nelle forme e nei modi in cui si è espressa, come del resto testimonia il confronto continuo con le forze di polizia del territorio con cui abbiamo operato con il comune obiettivo di garantire lo svolgimento delle iniziative e la loro capacità di mostrare la grave condizione di crisi di un comparto che ha perso nei dieci anni 5.000 posti di lavoro e accusato danni economici ingenti per effetto delle iniziative regionali.

Purtuttavia è chiaro che, in assenza di uno sbocco istituzionale alla vertenza questo nostro approccio (indotto dal convincimento profondo che l’azione sindacale è una risorsa per rappresentare e risolvere i problemi sociali e umani) si vedrebbe frustrato e noi stessi dovremmo fare un passo indietro dovendo riconoscere che ogni nostro sforzo sarà stato vano.

Per questo Le chiedo un incontro. Per poterLe rappresentare nel merito le nostre proposte e prospettarLe un suo diretto interessamento per garantire con sollecitudine l’apertura del confronto con le istituzioni che hanno competenza (oltre che la Regione, il Ministero della Salute è certamente dotato di poteri e funzioni in materia) o, se questo non fosse possibile, per investire il Governo per il suo tramite della necessità di aprire direttamente il tavolo di confronto come, peraltro, la risoluzione dei Senatori che Le ho inviato chiede.

Rimanendo in attesa e confidando sulla Sua disponibilità, Le auguro buon lavoro

Gianni Fabbris
Presidente onorario della Confederazione Altragricoltura
Coordinatore dell’Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare

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