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Sig.
Presidente della Repubblica, Sig.ra Presidente del Consiglio, Sig. Ministro dell’Agricoltura. |
Ancora una volta, gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori sono costretti a scendere in mobilitazione per denunciare la crisi delle aziende produttive e chiamano i Sindaci, i Cittadini e i lavoratori delle filiere agroalimentari di allearsi per difendere il diritto al cibo a campagne vive e tutelate con uomini e donne al lavoro nei campi e nel mare. Nel documento posto a base della loro iniziativa raccontano l’agroalimentare italiano come un sistema ricco capace di realizzare performance importanti ma fatto da agricoltori e pescatori sempre più impoveriti. Scrivono, fra l’altro: “Sono le aziende produttive quelle che pagano il prezzo della crisi. In venti anni hanno chiuso oltre il 50% delle aziende della pesca e agricole (meno 500.000 solo negli ultimi dieci anni). Del totale di 1,3 milioni chiuse, il 75% è in montagna o collina (con l’abbandono delle aree coltivate pari a circa 850.000 Ha in zone particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale, idrogeologico e sociale)….. Crolla il reddito reale dell’agricoltura per addetto (Eurostat certifica che nel 2020 in Europa è aumentato in media di 2,8% ma in Italia è diminuito del 2,9%)…. La chiusura delle aziende e l’abbandono delle aree coltivate comporta automaticamente la perdita di posti di lavoro. Sono ormai solo circa 175.000 le aziende che assumono operai agricoli (-7% in 5 anni) con i lavoratori che, per la prima volta dal 2007, scendono sotto il milione… in Italia su cento euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati l’utile della agricoltore si riduce a 1,5 euro pari a 2,2 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto.” Condivido con loro il grido di allarme: “La crisi delle aziende agricole e della pesca è, sul piano sociale un rischio fortissimo per la Sovranità e la Sicurezza Alimentare ….. Se la Sovranità Alimentare è il diritto dei Popoli a determinare il proprio modello di produzione, distribuzione e consumo del cibo, senza agricoltori e pescatori lo stesso diritto al cibo e la democrazia sono a rischio. “ Aggiungo la mia firma alla Lettera aperta proposta dalla Rete dei Municipi Rurali per sollecitare il vostro intervento in risposta al grido di allarme di quanti lavorano la terra e nel mare e per attuare un piano straordinario per salvare le piccole e medie aziende produttive, i territori, il diritto al cibo e la Sovranità Alimentare perché, come cittadini, non possiamo tollerare di perdere uno dei primi presidi della democrazia: il patrimonio di chi, lavorando nella terra e nel mare, ha contributo a fare grande e unico il nostro Paese. Il Made in Italy non può essere solo una piattaforma commerciale! |