Perché abbiamo denunciato la Dott.ssa Gravina
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- Pubblicato: Venerdì, 03 Ottobre 2014 11:18
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Pubblichiamo la nota che, a nome dell'esecutivo di Altragricoltura, il Coordinatore Nazionale Gianni Fabbris, ha divulgato alla stampa
Pubblichiamo la nota che, a nome dell'esecutivo di Altragricoltura, il Coordinatore Nazionale Gianni Fabbris, ha divulgato alla stampa
Leggi il testo della denuncia contro la Dott.ssa Celestina Gravina, Procuratore della Repubblica di Matera., scaricalo in PDF e guarda gli approfondimenti ai link sottostanti |
Approfondisci: Il ruolo della Procura di Matera ||| Perchè la denuncia alla Procuratrice di Matera ||| Verbale Audizione Prouratori della Repubblica di Basilicata alla Commissione Antimafia ||| Relazione DIA ||| Lettera Altragricoltura alla Commissione Antimafia ||| La denuncia alla Dott.ssa Gravina |
Presso il Tribunale di CatanzaroSpett.le Procura della Repubblica
Per il tramite
Questura di Matera
Spett.le Consiglio Giudiziario
Corte Di Appello di Potenza
Via Nazario Sauro,71
85100 POTENZA (PZ)
Spett.le Consiglio Superiore della Magistratura
Commissione illeciti disciplinari
Piazza Indipendenza, 6
00185 Roma
Spett.le Ministero Grazia e Giustizia
Ispettorato Generale
Via Silvestri, 243
00164 Roma
Ill.mo Sig. Procuratore Generale
Corte di Cassazione
Piazza Cavour, 1,
00193 Roma
ATTO DI QUERELA
Io sottoscritto Fabbris Giovanni, detto Gianni, nato a Sant’Arcangelo (PZ) il 09.07.1958, C.F. FBBGNN58L09I305X, residente in 75025 Policoro (MT) alla Via Penelope n. 110, espongo quanto segue.
Sono Coordinatore nazionale dell’associazione sindacale Altragricoltura, nonché Presidente dell'Associazione per la difesa dei diritti nelle aree rurali, denominata Soccorso Contadino, portavoce del Comitato Difendiamo le Terre Joniche.
Da tempo promuovo e perseguo attività inerenti la salvaguardia delle aree rurali ed agricole sul territorio nazionale, in Basilicata in particolare, nel Metapontino specificatamente, tra le quali di recente: campagne per la salvaguardia e il risarcimento dei territori dalle alluvioni di Basilicata, lotta contro la diffusione dei fenomeni di criminalità organizzata in agricoltura, lotta contro i fenomeni usurai, salvaguardia delle imprese agricole dalla crisi e controllo del fenomeno delle vendite all’asta.
Per l’esercizio di tali attività e per l’esperienza acquisita sul campo sono stato invitato a partecipare alla seduta/audizione della Commissione Nazionale Antimafia del 16.04.2014, tenuta presso la Prefettura di Matera, presieduta dall’On. Bindi.
In tale sede esplicavo le preoccupazioni circa l’espandersi dei fenomeni criminali nel Metapontino e la necessità che la Procura di Matera effettuasse indagini in tal senso, segnalate come necessarie anche da altre associazioni presenti, da singoli cittadini e da vari organi di Polizia.
Tali preoccupazioni sono state affidate nel tempo anche agli organi di stampa locali e nazionali.
A tale seduta, pur invitata, non partecipava il Procuratore Capo della Procura di Matera, dott.sa Celestina Gravina, competente territorialmente per le indagini sui reati ipotizzati in tale sede.
La stessa Dottoressa, per gli stessi fatti, veniva ascoltata in Roma dalla Commissione nella Seduta n. 44 di Martedì 24 giugno 2014, di cui si allega il resoconto pubblico (doc.n.1)
In tale sede ebbe ad affermare quanto segue : “ Quello che lei mi diceva riguarda questioni piuttosto importanti, perché nelle realtà provinciali, che io ho scoperto, affascinata – ho trovato enormemente formativa questa esperienza – ci sono degli atteggiamenti e delle torsioni sconosciuti in altri luoghi, dove i fenomeni criminali sono anche ben più esistenti e macroscopici.
Lei (riferendosi al Presidente Bindi) ha parlato delle associazioni dell'agricoltura, di problematiche e di denunce. Io ho trovato – me l'ero conservato – un foglio di uno dei gazzettini locali che qualche mese fa iniziava con un attacco alla procura di Matera, la quale aveva negato a una di queste aziende agricole cooperative i benefici della sospensione delle esecuzioni immobiliari, in sostanza i vari benefici di assistenza dovuti alle persone che sono vittime di usura. Si è trattato di un attacco frontale. Perché l'aveva fatto la procura di Matera ? Perché usura non c'era. Perché c'erano stati provvedimenti ripetuti di archiviazione del GIP. La risposta è stata una seconda asta deserta, perché c'erano delle manifestazioni, c'erano delle esuberanze. Il titolo della persona (il Fabbris) che parlava per questa associazione era: «Denunciateci per turbativa d'asta». Soprattutto, però, ci sono delle parole che, secondo me, sono significative. Le leggo perché sono icastiche e non ne voglio dire troppe e superflue. Questa persona diceva: «Come me, non vedono l'ora che le centinaia di aziende del Metapontino che, sotto lo schiaffo delle banche, degli usurai, degli speculatori commerciali e finanziari, dei parassiti di una burocrazia cieca e ottusa, degli enti di riscossione, non sono più disposte ad accettare vadano al macello come agnelli sacrificali sull'altare della speculazione e della responsabilità politica». Un tonitruante manifesto recitava: «Centinaia di aziende sotto lo schiaffo dell'usura», da parte di vari attori. Mi sembra evidente che l'impostazione sia quella per cui tutte le vacche sono nere e, quindi, forse qualche difetto logico si legge immediatamente “.
In tale intervento è evidente il livore nei confronti della sottoscritta persona, e dell’associazione che io rappresento, poiché siamo attaccati direttamente, si fa specifico riferimento agli articoli di stampa prodotti nei mesi antecedenti e alla legittima “critica” effettuata nei confronti della Procura della Repubblica di Matera, nell’opinione espressa di scarsa efficacia sul territorio. A medesime conclusioni di scarsa efficacia e sottovalutazione dei fenomeni evidenziati, anche da altri interlocutori, sembrano inoltre giungere, nel prosieguo dell’audizione, anche l’on. Bindi e il Procuratore Capo della Repubblica presso la Corte di Appello di Potenza.
Tanto si esplica al fine di comprendere la vicenda di cui sono stato oggetto nei giorni successivi.
Nel territorio di Tursi (MT) il mio sindacato stava seguendo una vendita all’asta di una azienda (Conte /Ergastolo), la quale vedeva la fase dell’immissione in possesso del nuovo proprietario: il Sig. Grieco Giuseppe. Tale azione si inseriva in un quadro di soluzione delle crisi in agricoltura, nel quale la suddetta associazione (Altragricoltura) interloquisce con il Tribunale di Matera nello studio di soluzioni che prevedono il recupero e il rilancio delle aziende in crisi, quale alternativa della vendita all’asta.
In tale ottica, ma anche quale terzo possessore dei beni oggetto di trasferimento, si tentava di interloquire con l’acquirente al fine di studiare alternative che prevedessero un rilancio dell’importante azienda di allevamento insistente sui luoghi, prima ad aver applicato il sistema biologico in Basilicata.
Tale interlocuzione per prima accettata non conosceva sviluppi ulteriori, per cui il sottoscritto presenziava ( anche quale terzo possessore degli immobili tramite l’associazione “Primavera Lucana”) agli accessi dell’Ufficiale Giudiziario, dimostrando il suo dissenso, in uno con i propri associati, proponendo sempre soluzioni alternative, non cruenti e collaborative, spesso chiedendo essa stessa l’intervento delle forze dell’ordine e chiedendo all’ ufficiale giudiziario la semplice verbalizzazione delle proprie osservazioni. L’ufficiale Giudiziario nei primi due accessi assentiva, dal terzo in poi, mutando nella persona fisica, disconosceva la mia presenza e funzione sui luoghi e la mia facoltà di intervenire nella procedura.
Per tali attività il Sig. Grieco, tramite suo legale, produceva in data 25.07.2014, denuncia querela nei miei confronti indirizzandola significativamente alla persona fisica del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Matera Dottoressa Celestina Gravina (doc-n-2);
Immediatamente a tale denuncia, con una velocità sconosciuta all’ufficio, il 12.08.2014 la Dott.sa Gravina inoltrava richiesta di misura cautelare nei confronti del “Signor” Gianni Fabbris, e formulava un capo di accusa che comprendeva l’estorsione aggravata e la rapina aggravata [(artt. 81 cpv.-56-110-112 nn.19 e 29-629-628 comma 3° n. 1 )-61 n. 7) c.p]., con il quale si chiedeva la misura degli arresti domiciliari (doc.n.3). Il Gip Dott. Onorati con ordinanza nn. 48/14 O.C.C. del 19.08.2014, riqualificava i reati nell’unico meno grave di violenza privata (artt. 110,81,61 c.p.), irrogando l’obbligo di dimora in Policoro (MT) e il divieto di recarsi in agro di Tursi, così motivando “sicchè tale richiesta di misura cautelare, sebbene depositata presso il GIP soltanto il 12-08-2014, deve essere trattata con precedenza rispetto ad altre richieste di applicazione di misure cautelari depositate in precedenza nell’ambito di altri procedimenti penali” (SIC!) (doc. n.4). L’interrogatorio di rito veniva svolto il 25.08.2014, giorno in cui si effettuava l’ennesimo accesso presso l’azienda Conte, per cui lo stesso in assenza del Fabbris, degli esecutati, del difensore della sig.ra Ergastolo, impegnato nell’interrogatorio, permetteva l’ingresso in azienda, mediante un uso ingiustificato della forza (rottura dei lucchetti), nonostante l’assenza di opposizione da parte di chicchessia.
Fino alla revisione della misura cautelare (doc.n.5), avvenuta a seguito dell’interrogatorio di rito, mi fu impedito di svolgere la mia attività sindacale, poiché l’obbligo di dimora in Policoro mi impediva di recarmi in Bernalda (MT), sede sociale del sindacato e in Potenza ove erano aperte alcune importanti vertenze con la Regione Basilicata, per la refusione dei danni patiti dai territori nelle recenti alluvioni.
Dal capo di imputazione proposto dal Procuratore è agevole osservare che:
a) La denuncia non proviene dall’Ufficiale Giudiziario intervenuto dell’UNEP di Matera (Dott. Antonio Colandrea), ma dal privato cittadino nuovo proprietario, che la indirizza-tramite legale- direttamente alla persona fisica del Procuratore capo.
Circostanza assai strana poiché il pubblico ufficiale intervenuto, se avesse rilevato profili di antigiuridicità, avrebbe certamente comunicato alla Procura (intesa come Ufficio) e, ancor prima, al Giudice dell’Esecuzione, come suo dovere. E’ noto come l’organo deputato all’esecuzione per rilascio sia l’ufficiale giudiziario, soggetto al quale compete in via diretta ed immediata (senza cioè che occorra alcun ordine proveniente dal giudice dell’esecuzione) essendo all’U.G. demandato di “eseguire” quanto indicato nel titolo esecutivo azionato, di procedere anche alla liberazione dell’immobile da coloro che lo occupino, anche in modo coattivo servendosi della forza pubblica o del consulto del Giudice dell’esecuzione, qualora sorgessero difficoltà insormontabili.
b) Il Procuratore, pur facendo riferimento ad articoli di quotidiani che ne avevano fatto largo oggetto di informazione ed ai numerosi documenti formali pubblici (volantini, comunicazioni alla Questura, Comunicati Stampa), tratta il Fabbris come un comune delinquente e non come un sindacalista.
Nella richiesta cita il punto 2 dell’art. 112 c.p. che fa riferimento ad “individuo agitatore che dirige gli altri”, come se questi altri fossero stati pagati a intervenire e non fossero li per adesione e convinzione di solidarietà sindacale;
c) Nessuna documentazione contenuta nel fascicolo delle indagini evidenzia azioni commesse per procurarsi un ingiusto profitto e illecito arricchimento;
d) I reati ipotizzati dalla Procura sono impossibili poiché:
- nessun ”trasparente atteggiamento aggressivo e minaccioso” è stato posto in essere, non solo vi è prova in atti che gli stessi testi, le cui dichiarazioni sono poste alla base della misura cautelare (avv. Panico e M.llo Martino), affermano nettamente il contrario;
- Il reato di rapina aggravata è impossibile poichè oggetto di trasferimento nel procedimento nn. 77/1994 RGE Tribunale di Matera sono solo beni immobili;
Tali evidenze gettano seri dubbi e sospetti sull’operato della Procuratore materano, che sembra dettato più dal livore nei confronti del Fabbris per le perplessità sollevate nei confronti del proprio operato, che da una attenta analisi dei documenti di indagine e dall’utilizzo delle prerogative riconosciute agli organi inquirenti. Sarebbe bastato, infatti, leggere il decreto di trasferimento alla base dell’azione esecutiva, ascoltare l’Ufficiale Giudiziario od acquisire semplicemente i verbali di accesso tutti (e non solo quello del 21.07.2014 prodotto dalla parte), per rendersi conto che la prospettazione del fatto non poteva essere quella fantasiosamente articolata nella richiesta di misura cautelare.
Tanto premesso, io sottoscritto Fabbris Gianni, come sopra generalizzato
PROPONGO FORMALE DENUNCIA/QUERELA
Contro Il Procuratore della Repubblica del Tribunale di Matera, dott.sa Celestina Gravina, perché, nello svolgimento delle funzioni, pur avendo un notevole attrito con il Sig. Fabbris Gianni, per quanto dichiarato innanzi alla Commissione Nazionale Antimafia il 24.06.2014 , ometteva di astenersi dalle indagini, intenzionalmente procurando o tentando di procurare un danno di rilevante gravità al sindacalista. L’oggetto giuridico del delitto p. e p. dall’art. 323 c.p., è identificato nel buon andamento e nell’imparzialità della P.A., tali requisiti sono altresì richiamati dall’art. 97, Costituzione, del tutto vituperati dall’azione posta in essere, condita dall’elemento della prevaricazione, nell’ esercizio di una funzione pubblica. Peraltro il malanimo, e quindi il dolo intenzionale, traspare evidente dall’ipotesi accusatoria individuata dalla dottoressa Gravina nei reati di rapina ed estorsione aggravata e derubricata dal GIP in mera violenza privata. Estremamente grave, poi, è l’accenno alla rapina che con il rilascio di immobili ha ben poco a vedere.
Per tali assunti, espletate le opportune indagini, chiede sia perseguito il reato di cui all’art. 323 cod. pen. o gli altri che nel fatto suesposto la Giustizia ravviserà a carico della stessa persona, con istanza di severa penale punizione e riserva da parte mia di costituzione di parte civile, in aiuto della Giustizia e per ottenere l’integrale risarcimento del danno.
Il sottoscritto teme, infatti, ulteriori atti di ritorsione per quanto accaduto, sentendosi notevolmente limitato nell’esercizio della propria azione sindacale.
Resto a disposizione della Giustizia per qualsiasi altro chiarimento e chiedo alla S.V. d’intervenire nella maniera più opportuna nei confronti del Predetto Procuratore, per evitare che il reato continui a permanere e sia portato ad ulteriori conseguenze.
A tal fine la presente viene inviata agli istituzioni in indirizzo affinchè vaglino, ognuna per le proprie competenze, la vicenda che denota uno scarso equilibrio ed imparzialità da parte del Magistrato, nonché delle lacune anche imbarazzanti per quanto riguarda il funzionamento della Giustizia (le funzioni di una commissione di inchiesta, viene appurato nell’audizione a Roma), nonché la comprensione di alcuni istituti giuridici fondamentali del nostro codice penale (estorsione, rapina).
Chiedo, ai sensi di legge, di essere avvisato nel caso di richiesta di archiviazione della notizia di reato ex art. 408 c.p.p..
Mi riservo di nominare proprio difensore di fiducia, eleggendo domicilio ai fini del presente procedimento in 75025 Policoro (MT) alla Via Penelope n. 110.
Si allegano:
1. Resoconto stenografico audiione n. 44 di Martedì 24.06.2014;
2. Denuncia /querela del sig. Grieco Giuseppe del 25.07.2014;
3. Richiesta di applicazione misura cautelare della Dott.sa celestina Gravina;
4. Ordinanza di applicazione misura cautelare del 19.08.2014;
5. Revisione della misura cautelare a seguito di interrogatorio ;
6. Articoli di giornale richiamati.
Policoro,
FABBRIS GIOVANNI
Estratto della relazione che il Ministro degli interni ha fatto al Parlamento nel 2012 |
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Abbiamo denunciato da anni che nel Metapontino avanza una crisi drammatica che è prima di tutto economica (ma anche sociale, ambientale e di democrazia). Denunciamo che in questa crisi cui la politica non da risposte adeguate a risolverla a favore dei cittadini, delle comunità e del territorio, si inseriscono pericolosi elementi di illegalità tesi a sfruttarla in più forme. Abbiamo più volte detto che proprio il settore agricolo è quello più esposto ed abbiamo chiesto che sui fenomeni dell'usura, delle minacce alle aziende, degli attentati e del trust commerciale che espropria di reddito e valore aggiunto le famiglie e i lavoratori si indaghi. Ora che per il nostro dirigente, che ha più volte criticato la sottovalutazione dei rischi, la Procura della Repubblica di Matera ha chiesto gli arresti dopo che è stato accusato di "vedere tutti i gatti grigi", viene da chiedere: anche la DIA nazionale e il Ministro degli interni, dunque, sono dei provocatori?
Il verbale dell'audizione dei Procuratori della Repubblica di Basilicata alla Commissione Antimafia |
Approfondisci: Il ruolo della Procura di Matera ||| Perchè la denuncia alla Procuratrice di Matera ||| Verbale Audizione Prouratori della Repubblica di Basilicata alla Commissione Antimafia ||| Relazione DIA ||| Lettera Altragricoltura alla Commissione Antimafia ||| La denuncia alla Dott.ssa Gravina |
Leggenda: Abbiamo sottolineato con dei colori e con il grassetto due passaggi di un documento che invitiamo a leggere completamente e con attenzione. In rosso quelli che si riferiscono al giudizio su Gianni Fabbris e l'azione di Altragricoltura e in Blù quello che documenta di cosa pensa del rischio criminalità nel Metapontino il Procuratore della Repubblica di Potenza. |
Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 2
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina:
Bindi Rosy , Presidente ... 2
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 4
Bindi Rosy , Presidente ... 9
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 9
Bindi Rosy , Presidente ... 9
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 10
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 11
Bindi Rosy , Presidente ... 11
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 12
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Gravina Celestina , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera ... 12
Bindi Rosy , Presidente ... 12
Sulla pubblicità dei lavori:
Gaetti Luigi , Presidente ... 13
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay:
Gaetti Luigi , Presidente ... 13
Gay Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 13
Gaetti Luigi , Presidente ... 18
Gay Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 18
Gaetti Luigi , Presidente ... 18
Gay Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza ... 18
Gaetti Luigi , Presidente ... 20
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE ROSY BINDI
La seduta comincia alle 14.50.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera, Celestina Gravina.
L'audizione ha a oggetto la situazione della criminalità organizzata a Matera e nella costa ionica della Basilicata e si pone a completamento della missione svolta a Matera lo scorso 16 aprile.
Ricordo, come di consueto, che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Prima di passare la parola al Procuratore Gravina, che ringrazio per la sua presenza, mi preme ricordare, all'inizio di quest'audizione, il suo oggetto specifico, scaturito soprattutto dalla nostra presenza in missione a Matera. In tale missione Pag. 3noi abbiamo riscontrato una certa lontananza tra fatti verificatisi che vengono definiti «spie» della presenza della criminalità organizzata – mi riferisco allo spaccio di droga, all'usura, a danneggiamenti, a incendi, a estorsioni – e una sorta di negazione da parte sia del Comitato sicurezza, sia della stessa procura nella riconduzione di questi fatti a segnali di presenza della criminalità organizzata.
Questa è stata per noi fonte di una certa preoccupazione, soprattutto in relazione al fatto che, invece, realtà associative – non solo Libera, ma anche alcune realtà legate soprattutto al mondo agricolo – hanno manifestato le loro preoccupazioni e anche, a parer loro, un convincimento di una presenza, e non solo un transito proveniente dalla Calabria, dalla Puglia o dalla Campania, di organizzazioni di criminalità organizzata, convincimento che hanno anche tradotto in esposti presso le sedi competenti.
Poiché in quella circostanza noi non abbiamo avuto l'occasione di sentire il Procuratore Gravina, vorremmo sapere anche dal procuratore se condivide questo atteggiamento, questa convinzione – non possiamo che definirla tale – volta a negare la presenza di segnali di criminalità organizzata, o se, invece, ritiene che i sintomi siano riconducibili anche a realtà di fatto.
L'altro aspetto sul quale io non posso non interpellare il Procuratore Gravina è legato al fatto che ben due relazioni della Direzione nazionale antimafia, con riferimento a tutte le relazioni che tutti gli anni la Direzione scrive, come lei ben sa, mettono in evidenza una sorta di incomprensione o di non comunicazione tra la DDA di Potenza e la procura di Matera, con particolare riferimento alla scarsa adesione al protocollo di intesa sulle indagini che riguardano la criminalità organizzata. Pag. 4
Naturalmente, noi ascolteremo il Procuratore Gravina e tutto quello che ha da dirci, ma questi sono due aspetti sui quali noi vorremmo che la sua presenza qui fosse in grado di fugare alcuni dubbi e anche di fornire elementi di chiarezza.
Do la parola alla dottoressa Gravina.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Sono grata al presidente e alla Commissione per quest'audizione, perché, come avevo già detto quando l'altra volta mi ero giustificata per un impegno, mi fa piacere esporre i fatti come sono. Io sono un magistrato, non un'esperta in sociologia criminale, e non ho poteri rabdomantici di alcun genere. Mi muovo in base ai fatti accertati nei processi oppure a quelli raggiunti da gravi elementi di configurazione.
Devo dire una cosa. Presidente, lei sosteneva che le forze di polizia, insieme alla procura di Matera, avrebbero negato fatti da cui desumere l'esistenza di radicamenti della criminalità organizzata. Effettivamente me ne sono accorta. Ieri, avendo fatto una piccola ricerca, ho letto che l'ultima relazione semestrale della DIA, la quale dedica al contesto lucano tre righe della sua relazione, scrive: «dopo l'incisiva disarticolazione giudiziaria subita negli anni dalla locale criminalità adesso il contesto lucano è soltanto sottoposto alla pressione di gruppi appartenenti a macrofenomeni limitrofi, anche se limitata a singole progettualità».
È una considerazione piuttosto simile a quella che io, senza entrare in alcun rapporto con la DIA, avevo scritto in una relazione alla DNA. Ovviamente, reati avvengono, ma elementi per desumere un radicamento stabile e strutturato nella regione di questo tipo di gruppi effettivamente non ci sono, perché, come dicevo prima, parlano i fatti, i processi, le sentenze.Pag. 5
Io sono a Matera dal novembre del 2010 e ho un elenco dei processi di DDA che si sono celebrati davanti al tribunale di Matera per la competenza del giudicante rispetto a quella della procura distrettuale e un elenco di assoluzioni anche molto significative.
Di 51 imputati in un processo del 2011 del tribunale tutti sono stati assolti. È stato condannato solo il collaboratore di giustizia. Di una serie di elenchi di processi per estorsione con l'articolo 7 della legge 1991 vi è stata assoluzione totale ovvero esclusione dell'articolo 7, esclusione poi confermata nei gradi successivi del giudizio.
Si sono, inoltre, verificati annullamenti in Cassazione di qualche condanna che c'era stata. Nel 2012 non è neanche arrivato al tribunale di Matera un processo che vedeva imputate 65 persone davanti al GUP per traffici di stupefacenti insistenti nel Metapontino e associazioni varie. Tale processo ha visto 65 proscioglimenti del GUP perché il fatto non sussiste.
Da ultimo, l'ultima sentenza riguarda 15 imputati per traffici d'armi aggravati dall'articolo 7 a Matera, che hanno avuto un'assoluzione totale.
Questi sono i fatti, per me. Quando sono arrivata e ho trovato questi fatti, me ne sono fatta un problema e me ne sono voluta rendere conto, spogliandomi – per carità – della veste di quella che ha fatto il militare a Cuneo. Io vengo dalla procura di Milano e facevo parte della DDA. Pertanto, sto cercando di modulare il mio lavoro su una realtà certamente differente. Credo, però, che il contesto normativo in base al quale dire che qualcosa è un 416-bis o un 74 sia sempre lo stesso, perché la norma vale su tutto il territorio nazionale.
Si pone, quindi, una questione di standard probatorio e di modalità per costruire le indagini. Io ho cercato, da quando Pag. 6sono arrivata, di costruire uno standard più efficiente, perché ritengo che questo sia un quadro di inefficienza. Questo è il contesto.
Quello che lei mi diceva riguarda questioni piuttosto importanti, perché nelle realtà provinciali, che io ho scoperto, affascinata – ho trovato enormemente formativa questa esperienza – ci sono degli atteggiamenti e delle torsioni sconosciuti in altri luoghi, dove i fenomeni criminali sono anche ben più esistenti e macroscopici.
Lei ha parlato delle associazioni dell'agricoltura, di problematiche e di denunce. Io ho trovato – me l'ero conservato – un foglio di uno dei gazzettini locali che qualche mese fa iniziava con un attacco alla procura di Matera, la quale aveva negato a una di queste aziende agricole cooperative i benefici della sospensione delle esecuzioni immobiliari, in sostanza i vari benefici di assistenza dovuti alle persone che sono vittime di usura.
Si è trattato di un attacco frontale. Perché l'aveva fatto la procura di Matera ? Perché usura non c'era. Perché c'erano stati provvedimenti ripetuti di archiviazione del GIP. La risposta è stata una seconda asta deserta, perché c'erano delle manifestazioni, c'erano delle esuberanze. Il titolo della persona che parlava per questa associazione era: «Denunciateci per turbativa d'asta».
Soprattutto, però, ci sono delle parole che, secondo me, sono significative. Le leggo perché sono icastiche e non ne voglio dire troppe e superflue. Questa persona diceva: «Come me, non vedono l'ora che le centinaia di aziende del Metapontino che, sotto lo schiaffo delle banche, degli usurai, degli speculatori commerciali e finanziari, dei parassiti di una burocrazia cieca e ottusa, degli enti di riscossione, non sono Pag. 7più disposte ad accettare vadano al macello come agnelli sacrificali sull'altare della speculazione e della responsabilità politica».
Un tonitruante manifesto recitava: «Centinaia di aziende sotto lo schiaffo dell'usura», da parte di vari attori. Mi sembra evidente che l'impostazione sia quella per cui tutte le vacche sono nere e, quindi, forse qualche difetto logico si legge immediatamente.
Il fatto è che, da quando io sono a Matera, la mia procura ha iscritto 14 procedimenti per usura. Adesso ne sono in piedi due. La procura ha fatto il suo lavoro. Sono stati 14 in quasi quattro anni, non centinaia. Nessuno di questi procedimenti è stato iscritto per denunce veicolate da queste associazioni. Sono tutti fatti singoli e personali.
Dei 12 procedimenti definiti 8 sono stati archiviati dal giudice perché usura non c'era. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, della cosiddetta usura bancaria e, quindi, non di fatti descrivibili nell'alveo di associazioni criminali. Quattro sono stati i rinvii a giudizio. Sono vicende singole di quella connotazione «civilistica» che, come si sa, la nuova norma attribuisce.
Criminalità organizzata che preme su centinaia di aziende agricole del Metapontino io non la vedo. La sento gridata, la leggo sui vari gazzettini e vedo che ci si oppone, anche con mezzi poco ortodossi, all'espletamento doveroso delle aste per le vendite immobiliari. Che cosa posso dire dell'usura nutrita dalla criminalità organizzata ? La procura non ha elementi. Io non so chi sia venuto da lei a nome di questi soggetti, ma da noi non vengono.
Che cos'altro ? Sugli incendi e sul danneggiamento a scopo di incendio – incendi poi non sono; a volte sono episodi miratissimi, piccoli danneggiamenti – potrei dire una cosa. Pag. 8Questo lo dico, ovviamente, fuori di competenza, perché la competenza di determinate ipotesi di reato non appartiene alla procura della Repubblica di Matera, ma lo dico comunque da giurista: il 416-bis è una configurazione di reato che prevede l'utilizzazione dell'intimidazione nascente dalla forza del vincolo associativo e dall'omertà e dall'assoggettamento che ne conseguono.
L'associazione mafiosa, per definizione, fondamentalmente non compie reati, almeno in prima battuta, mediante violenza. Diceva un collaboratore di giustizia, nell'ultimo processo di 416-bis che io ho fatto a Milano, a un giovane collega, il quale gli chiedeva «Ma quando siete andati a iniziare questa estorsione, eravate armati ?»: «Dottore, armati ? Siamo noi. Che bisogno c’è ?».
Nel giro di tre mesi ci sono tre danneggiamenti a escavatori e si mette il fuoco nella cabina di aziende che lavorano più o meno nello stesso ambito. Poi nel giro di anni ci sono N episodi che spesso vengono messi uno in fila all'altro, con quell'impostazione che – venendo qui, presidente, leggevo, perché è stato appena rieditato da Adelphi Dürrenmatt La panne – mette uno a fianco all'altro fatti diversi volendo vedere nessi tra questi fatti e conseguenze tra un fatto e l'altro. Della serie, appunto: tutte le vacche sono nere.
Bisogna stare molto attenti. Io ho cercato, da quando sono arrivata a Matera, vista la storia, per la quale da quindici anni non c’è più una condanna per 416-bis con riferimento alla provincia di Matera, di impostare in termini pragmatici, concreti, efficaci ed efficienti il lavoro della polizia giudiziaria, tentando anche di migliorare la cultura e l'approccio, nonché di dimenticare dei modi un po’ ottocenteschi che passano per il sentito dire.Pag. 9
Noi leggiamo anche un po’ di queste cose, ossia le informazioni confidenziali, i testi che raccontano una cosa dicendo «Questa me l'ha detta un mio amico, che però non posso assolutamente nominare». Queste cose valgono zero in termini processuali.
PRESIDENTE(fuori microfono). Di solito fanno così.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. È difficile. Come le dicevo, un'associazione mafiosa che funzioni è un'associazione che non accende fuocherelli ogni tre giorni. È facile dire che sia l'omertà del 416-bis. È un lavoro difficile.
PRESIDENTE. Mi scusi, procuratore. Non ho dubbi. Se non fosse difficile, avremmo già sconfitto le mafie. La domanda, però, era: ammesso e non concesso che le mafie non accendano i fuocherelli, se poi è un fuocherello distruggere intere piantagioni – formulo la domanda e poi lei avrà modo di rispondere – avete trovato i responsabili di questi fatti o no ? Dell'usura avete trovato i responsabili o no ? Del traffico di droga avete trovato i responsabili o no ? Un altro sintomo chiaro e netto – lo dico non per fare sociologia, ma per attenerci strettamente ai processi di mafia – un altro indizio chiaro è che, se non si trovano gli autori, forse gli autori sono loro.
Io non credo che la DDA di Potenza, che segnala la necessità di indagini, lo faccia perché vede dappertutto la mafia anche dove non c’è. Lei ha cercato e non ha trovato. Il dubbio che non abbia cercato bene non viene ? Questa situazione permane, non si ferma. Le notizie arrivano. Io non leggo i commenti, guardo i fatti, come lei guarda i fatti.
Benissimo. Se non si trovano i responsabili e tutte le DDA, anche delle regioni limitrofe, sostengono nei loro rapporti che Pag. 10la Basilicata è usata quanto meno per passaggi, quanto meno per incontri, quanto meno anche per deviare, qualcosa vorrà dire.
Non solo, aggiungo anche un altro elemento. Lei dovrebbe sapere meglio di me che qualche condannato per 416-bis è uscito dal carcere e non sembra aver rinunciato a esercitare il suo controllo nel territorio, così come stanno uscendo altre persone che erano in carcere per questo reato. C’è un'attenzione particolare a questo aspetto ?
Tornando alla domanda iniziale, avete trovato i responsabili dei fuocherelli, i responsabili del piccolo spaccio, i responsabili della piccola usura ? Devo farle necessariamente la domanda.
Noi non siamo il CSM, però un'altra domanda non posso non fargliela: lei sa che ci sono sul suo operato alcune interrogazioni presentate da parlamentari che riguardano una sorta di inerzia della procura rispetto ad alcune denunce ed esposti che sarebbero arrivati ? Per noi anche questo collegamento diventa importante.
Anche nella scorsa occasione, quando, quindici anni fa, ci trovammo di fronte in Basilicata a qualche cosa di totalmente inatteso – questa non è sociologia criminale; sono gli atti processuali che ne parlano – e anche in quella circostanza il radicamento tanto forte e violento fu legato alla sottovalutazione di sintomi che si erano precedentemente verificati.
Questa Commissione è tornata, glielo confesso, da Matera con un po’ di preoccupazione. Vorremmo che lei ci aiutasse in questo. Se ci basiamo sui processi precedenti, peraltro, vediamo che per un'usura c’è stato un proscioglimento e per spaccio di droga ancora un proscioglimento. Non c'era nulla ?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Questi non sono processi istruiti dalla procura di Matera.
Pag. 11PRESIDENTE. Perfetto. Allora lei mi parli delle sue indagini.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Non posso parlare delle indagini. Parlo dei processi, ovviamente.
PRESIDENTE. No, siamo in una Commissione d'inchiesta.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. È una Commissione d'inchiesta ?
PRESIDENTE. La nostra è una Commissione d'inchiesta, con gli stessi poteri della magistratura, procuratore. Entriamo in seduta segreta, se lei me lo chiede, ma lei non può rifiutarsi di risponderci. Ancorché in audizione libera, lei è tenuta a fornirci le risposte alle domande che noi le facciamo.
Se poi lei non vuole collaborare in audizione libera, noi abbiamo gli stessi strumenti che ha lei quando qualcuno non risponde alle sue domande. Non abbiamo la possibilità di procedere...
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Abbiamo gli stessi strumenti ?
PRESIDENTE. No, voi avete uno strumento in più, che noi non abbiamo e che è quello dei provvedimenti sulla libertà delle persone, che non è uno strumento da poco, chiaramente. Meno male che non ce l'abbiamo, perché tremerei a usarlo, ma sul fatto dello stabilire la realtà delle cose abbiamo gli stessi strumenti della magistratura. La legge istituisce questa Commissione in base a un articolo della Costituzione.
La pregherei, quindi, di essere più collaborativa da questo punto di vista. Noi continuiamo a ricevere molte sollecitazioni. Non sono tenuta a dirglielo, ma è così. Se vuole, segretiamo.
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Magari segretiamo. Se posso dire qualcosa in più, segretiamo.
PRESIDENTE. Se lei ci dice qualche cosa di più, segretiamo, ma la negazione di una realtà, francamente, è un fatto che ci preoccupa, come gli altri fatti. Vuole che segretiamo ?
CELESTINA GRAVINA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Matera. Segretiamo.
PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio.
La Commissione procede in seduta segreta.
PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audio.
La Commissione procede in seduta pubblica.
PRESIDENTE. Non ci sono altre domande e, quindi, terminiamo qui l'audizione.
Ringraziando la dottoressa Gravina, dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta, sospesa alle 16.00, riprende alle 20.20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI GAETTI
Pag. 13Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay.
Diamo inizio con un po’ di ritardo, visto che al Senato siamo stati impegnati per la votazione sul semestre europeo, all'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza, Luigi Gay, coordinatore locale in direzione settore antimafia, accompagnato dalla dottoressa Laura Triassi, magistrato della medesima procura.
L'audizione ha a oggetto, in particolare, la situazione della criminalità organizzata a Matera e nella costa ionica della Basilicata e si pone a completamento della missione svolta a Matera lo scorso 16 aprile.
Ricordo, come di consueto, che la seduta si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta.
Do la parola al procuratore Gay, che ringrazio per la sua presenza.
LUIGI GAY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Saluto il presidente e i componenti della Commissione. Sono onorato di essere presente qui nella mia Pag. 14qualità. Tengo a precisare, ma non per giustificarmi, che ho assunto l'incarico di procuratore di Potenza da due mesi. In precedenza per circa due anni la collega Triassi ha più che egregiamente sostenuto il peso dell'incarico di procuratore facente funzione.
Quello di Potenza è un tribunale, come sapete – consentitemi questo preambolo – che ha accorpato anche il tribunale di Melfi. Pertanto, l'organico della procura di Potenza è attualmente di 14 sostituti, di cui attualmente 9 sono presenti e 3 prenderanno servizio tra la fine dell'anno e gli inizi del 2015.
Io presi servizio il giorno in cui ci fu l'audizione della Commissione a Matera. Infatti, pregai la collega Triassi di partecipare, ma ci fu una simultaneità di situazioni che mi impedì di farlo. Peraltro, la mia conoscenza dell'attività della procura di Potenza, in particolare di quella della distrettuale antimafia era molto limitata.
Naturalmente, ho seguito, anche per quanto mi ha riferito la collega Triassi, anche sulla stampa la situazione che si era creata e che aveva trovato forse anche troppa eco sugli organi di stampa. Tant’è che una delle prime iniziative che assunsi fu quella di andare in visita al procuratore di Matera per conoscerla, per una questione di cortesia, ma anche per capire perché si fosse creata quella situazione. Lo feci in maniera molto cordiale, molto aperta e molto trasparente.
Rimanemmo d'intesa che i rapporti sarebbero migliorati – usiamo questo termine – e che comunque avremmo cercato di comune accordo di trovare delle soluzioni che soddisfacessero le esigenze di entrambi gli uffici.
La seconda iniziativa che ho preso, d'accordo con i due colleghi, Triassi e Basentini, componenti della direzione distrettuale, fu quella di invitare il procuratore nazionale Pag. 15antimafia a venire in visita. In effetti, però, io organizzai un incontro con la polizia giudiziaria di tutta la regione, ossia con i comandi provinciali dei Carabinieri e con la Guardia di finanza, nonché con i questori di Matera e di Potenza.
In quella sede, come da un verbale che abbiamo fatto, senza naturalmente entrare nel merito delle vicende che avevano riguardato le due procure, richiamai l'esigenza di rispettare una puntuale attuazione del protocollo di intesa che era stato sottoscritto nel giugno del 2008. Auspicavo, quindi, un proficuo scambio di informazioni.
Ricordavo, altresì, la necessità che per i cosiddetti reati di interesse della distrettuale antimafia la polizia giudiziaria dovesse trasmettere la stessa informativa sia alla distrettuale, sia alla procura competente. In questo modo si evitava di dover poi chiedere alla procura competente territorialmente di trasmettere copia dell'informativa.
Naturalmente, per quanto riguardava i fatti di evidente competenza della direzione distrettuale antimafia, l'unico ufficio che avrebbe dovuto ricevere in maniera diretta l'informativa era la direzione distrettuale antimafia, la quale poi, a sua volta, avrebbe dovuto assumere gli impegni che nel protocollo d'intesa sono ben specificati.
Questo era un preambolo anche per far capire che la distrettuale di Potenza certamente non è ferma su alcune posizioni. Direi che i rapporti, come poi magari preciserò, sono migliorati, nel senso che c’è uno scambio di informazioni. Ultimamente c’è stata proprio una trasmissione di atti.
Tuttavia, non possiamo dimenticare quello che è avvenuto, non tanto per i rapporti tra la procura di Potenza e quella di Matera, quanto per la mancata informazione da parte della polizia giudiziaria di fatti che potevano interessare la direzione distrettuale antimafia.Pag. 16
Venendo al merito della situazione della provincia di Matera – la collega Triassi entrerà poi nei particolari, se potranno interessare questa Commissione – le organizzazioni criminali che operavano fino a un determinato periodo sono state in gran parte disarticolate, anche perché vi è stato l'importante contributo di collaboratori di giustizia.
L'impressione che io ho avuto, e che credo abbiano avuto tutti, confrontandomi con i colleghi della distrettuale, è che si tratti di organizzazioni permeabili. Ogni volta che l'indagine è stata portata in maniera seria ad affrontare determinate famiglie, determinati personaggi, che hanno una connotazione territoriale, anche se sono ormai provati i collegamenti con organizzazioni operanti nelle regioni limitrofe, in particolare la Puglia e la Calabria, come preciserà la collega Triassi, è andata a buon fine.
Si tratta di organizzazioni che presentavano, almeno per la mia esperienza maturata nel napoletano e anche nella zona di Santa Maria Capua Vetere, la zona dei casalesi, anche se io non ho svolto indagini specifiche su quell'organizzazione, una grande permeabilità. Non parlo di facilità, ma certamente con indagini più serrate sono stati inferti colpi importanti ad alcune organizzazioni.
Originariamente, fino a poco tempo fa, le zone maggiormente colpite erano i comuni di Montescaglioso, Pisticci e Tursi. Io mi ero premurato di preparare delle piantine, giusto per capire il perché di alcuni collegamenti. Ho fatto alcune copie. In una vedete la regione della Basilicata, poi vi è la provincia di Potenza – l'ho predisposta nel caso in cui potessi integrare qualcosa – e, infine, la provincia di Matera, quella che noi stiamo trattando.
Noterete che alcuni comuni – presidente, magari gliela do e poi lei la metterà a disposizione – sono proprio confinanti Pag. 17con il tarantino, con la Puglia. Da qui derivano una serie di fatti che stanno emergendo e che si stanno scoprendo. In tali zone in questi ultimi tempi si è riscontrato un apparente affievolimento delle attività delittuose da parte di alcune organizzazioni criminali, almeno a quanto stanno a riferire alcune informative e relazioni della polizia giudiziaria territoriale.
Diversa, invece, è la situazione per quanto ci è stato comunicato anche in occasione di quell'incontro con il procuratore nazionale per quanto riguarda le zone di Scanzano e Policoro. Ho letto ultimamente un grido di dolore venuto da un prete, tale Marcello Cozzi, il quale ha invitato a intervenire in maniera decisiva su questi fatti che si stanno verificando e su cui noi stiamo concentrando la nostra attenzione. La collega Triassi, infatti, ha un'indagine molto articolata aperta su questi fatti che adesso io spiegherò.
Siamo nella zona di Scanzano e Policoro e nella costa metapontina, che è quella che ci interessa. Oltre a fatti riconducibili a traffico di stupefacenti è avvenuta una serie innumerevole di incendi o, se vogliamo, di danneggiamenti con incendio, a seconda delle valutazioni che vogliamo fare. Tali eventi si sono accentuati nei primi mesi del 2014 e hanno riguardato esercizi commerciali, aziende operanti nel settore ortofrutticolo, mezzi di trasporto, mezzi meccanici utilizzati per lavori edili, in particolare nei territori di Montalbano Jonico e Scanzano.
Nell'ambito dell'indagine che ha riguardato il traffico di stupefacenti, dall'ascolto di intercettazioni telefoniche è emerso che questa organizzazione, che è sotto valutazione per quanto riguarda richieste di misure cautelari, avrebbe aiutato alcuni personaggi della criminalità organizzata detenuti con invio di denaro.Pag. 18
In un'altra intercettazione si parla della disponibilità di un fucile mitragliatore kalashnikov con relativo munizionamento, tant’è che si dice, il che è stato provato, che un personaggio, che peraltro è un ex carabiniere, un tale Schettini, avrebbe sparato un centinaio di colpi. Questo, naturalmente, è nell'intercettazione.
PRESIDENTE. Scusi, ora siamo in audizione libera. Se intende, segretiamo, vista la delicatezza del tema.
LUIGI GAY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Magari quando interverrà la collega Triassi. Io adesso mi fermo qui, come riferimento.
PRESIDENTE. Lei sappia, comunque, che c’è la possibilità di segretare. In questo momento l'audizione è pubblica. Decida lei. Mi scusi se l'ho interrotta.
LUIGI GAY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Potenza. Per carità. Dicevo che magari, quando interverrà la collega Triassi, sarà il caso di segretare l'audizione.
In precedenza altri incendi avevano riguardato sempre aziende ortofrutticole, addirittura con gravi episodi di intimidazione. Solo parte di questi episodi è stata sottoposta al vaglio della direzione distrettuale di Potenza, come mi risulta.
È pur vero, però, che gli stessi investigatori di Matera, nelle ultime informative, avevano escluso che questi incendi fossero riconducibili a strumenti o mezzi per convincere coloro che li subivano a scendere a patti con l'organizzazione. Venivano ipotizzati semplici danneggiamenti, che venivano, in tal modo, denunciati all'autorità giudiziaria competente.
Quanto alla giustificazione di questa difficoltà di ipotizzare altre ipotesi più gravi, apro una parentesi. Devo dire che il Pag. 19tribunale di Matera, in precedenti occasioni, in episodi simili, aveva escluso l'aggravante dell'articolo 7. Chiudo la parentesi. Questo non significa, però, che noi non si insista nell'approfondimento di questa indagine.
Come dicevo, gli investigatori avevano escluso ipotesi estorsive, perché si fondavano principalmente sulle dichiarazioni delle parti lese, le quali escludevano, come appare nel 99 per cento dei casi, di aver ricevuto richieste estorsive.
Peraltro, e questo è emerso dall'incontro che abbiamo avuto con la squadra mobile di Matera in quell'incontro col procuratore nazionale, la particolarità di alcuni personaggi, come questo Schettini e altri, era che l'incendio avveniva e poi loro si presentavano al titolare della ditta che aveva subìto l'incendio e, in maniera molto cortese, rappresentavano l'esigenza per loro di lavorare e, quindi, di avere qualche incarico per il trasporto della merce prodotta da queste imprese. Era difficile capire che cosa si nascondesse dietro questo comportamento molto addomesticato.
Noi, ed è questa la linea che adesso seguiremo, pretenderemo che la polizia giudiziaria ci informi di tutti gli episodi, in particolare di incendi, perché la parcellizzazione dei vari episodi non ha fatto emergere gli elementi comuni che riguardavano tutti i fatti che potevano interessare la direzione distrettuale: stesse modalità, stesso settore economico, mezzi meccanici simili, escavatrici e anche autoarticolati, un periodo temporale molto ristretto.
Sottovalutando questo fenomeno e non segnalando alla direzione distrettuale antimafia l'anomalo ripetersi degli episodi incendiari, come prescritto, peraltro, dal protocollo di intesa di cui ho riferito, non si è reso possibile far iniziare più approfondite indagini – intercettazioni telefoniche e ambientali, individuazione di persone, indagini patrimoniali – perché, Pag. 20classificando il fatto come semplice danneggiamento, il reato impediva la possibilità di svolgere intercettazioni telefoniche. Trattando singolarmente i diversi episodi, si è perso di vista l'obiettivo di un'indagine seria e concreta, proprio quella che rientra nella competenza speciale e funzionale della direzione distrettuale antimafia.
Ci risulta, quindi, che molti episodi siano stati iscritti dalla procura di Matera come semplici danneggiamenti. Alcuni, peraltro, sono stati archiviati. Altri sono stati portati avanti con richieste di rinvio a giudizio qualora fossero stati identificati i responsabili, ma di tutto questo noi non siamo venuti a conoscenza, perché era esclusa l'aggravante dell'articolo 7. Era un discorso di valutazione del fatto.
Come dicevo prima, attraverso un incontro e un confronto avuto con la procura nazionale, si rileva un migliore scambio di notizie informative. Ritornando al discorso degli incendi, noi abbiamo incentrato la nostra attenzione. Forse ora possiamo segretare.
PRESIDENTE. Dispongo la disattivazione dell'impianto audio.
La Commissione procede in seduta segreta.
PRESIDENTE. Dispongo la riattivazione dell'impianto audio.
La Commissione procede in seduta pubblica.
PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la seduta.
La seduta termina alle 22.00.
Leggi il testo della petizione (vedi)
firma la petizione sulla Piattaforma di BuonaCausa.org
le ultime firme
Leggi il testo della petizione (vedi)
firma la petizione sulla Piattaforma di BuonaCausa.org
le prime duecento firme
Oltre che sul piano strettamente legale per cui stiamo assumendo una serie di iniziative a tutela di Gianni Fabbris e delle Organizzazioni direttamente coinvolte, la campagna di iniziative "GIÙ LE MANI DAL MOVIMENTO CONTADINO" si pone tre obiettivi generali e altrettanti piani di iniziativa:
Gli obiettivi:
- produrre il massimo della informazione su quanto sta accadendo e sui rischi per la libertà sindacale, la democrazia e la convivenza civile che iniziative come quella assunta contro Altragricoltura comportano
- lanciare e sostenere una campagna contro lo SCIACALLAGGIO SOCIALE E PER IL DIRITTO ALLA RESISTENZA
- chiamare i diversi soggetti attivi nelle aree rurali contro la crisi all'unità
Tre sono i piani su cui abbiamo subito l'attacco:
- la reazione di interessi locali che, in difficoltà per l'iniziativa assunta da tempo da noi insieme ad altri soggetti sul territorio di contrasto alle iniziative di quanti cercano di mettere impunemente le mani sul patrimonio di lavoro delle aziende agricole. Altragricoltura andava fermata altrimenti gli investimenti impiegati non avrebbero potuto essere monetizzati;
- il comportamento della Procura della Repubblica di Matera ritorsivo nei confronti di quanti denunciano da tempo l'assenza di indagini sul rischio di criminalità organizzata e sui trust che operano nelle aree rurali organizzata e finalizzato a dimostrare il teorema che i problemi, invece, vengono dall'allarmismo di chi fa le denunce;
- il clima nazionale che si fa strada nel Paese e nei territori delle aree di crisi agricola per cui, piuttosto che dare risposte istituzionali e politiche che la risolvano, si fa strada la tentazione di restringere gli spazi critici e di dissenso e quelli della funzione della rappresentanza e della mediazione sindacale autonoma.
Per ognuno di questi piani, rispondiamo con iniziative funzionali all'affrontare le questioni poste da quello che, indubbiamente, è il primo caso in Italia di una mobilitazione sindacale accusata di "estorsione e rapina".
VEDI IL PROGRAMMA DELLA DUE GIORNI NAZIONALE DI POLOCORO
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International appeal: the democratic right to resist agricultural crisis cannot be thrown in jail. The right to defend small farms and to organize farmers in a union must be guaranteed throughout the world and also in Italy. We demand the withdrawal of the union-busting charges against Altragricoltura, Gianni Fabbris and others investigated
In Italy, the crisis in the agricultural sector is killing family farms. Behind the "Made in Italy" label lurks a strategy to destroy dignified agricultural work in our fields, creating an agriculture without farmers and abandoning the extraordinary patrimony of Italian agriculture to the hands of the multinationals, banks and speculators. Altragricoltura (a union, as well as a movement, of farmers and citizens for food sovereignty) together with many others, is struggling in Italy to defend farmers struck by the crisis, calling for a profound change in favor of farmers and citizens towards the development of food sovereignty for all.
While we were conducting a democratic mobilization (one of so many in these years) to defend a farm in foreclosure as it was being sold at auction and denouncing to the public the way in which farmers are being destroyed by bringing this case to the media, the Public Procurer of Matera accused Gianni Fabbris, our historic leader, of theft and extortion and called for his arrest. The police entered the house of Fabbris, the national coordinator of our organization, and of another farmer whom we have been defending, looking for documents and proof of incrimination. The obligation not to leave his village, Pollicoro, was imposed on Fabbris, as so often occurs with members of the mafia. Our director therefore cannot fulfill his union activities, nor provide assistance to our members, let alone participate in national or regional meetings, causing serious damage to the entire organization and constituting a denial of constitutional rights guaranteed in Italy.
We turn to the peasant and farmers movements, and the lovers of justice in Italy, and all over the world, who are fighting for union liberty and the right of farmers and citizens to food sovereignty to make their voices heard. Also because of the role and the function that our manager, Gianni Fabbris, has had in recent years in many areas of Italy and the world to advance the issues of the peasant movement and to contribute to the debate and to the national and international initiatives during this time, we ask that he be acquitted in the name of and on behalf of all of us and in support of the peasants and their rights in Africa, as in Asia, Europe or the Americas.
We raise our voice in defense of the rights of farmers and small farms. We defend democracy and Food Sovereignty.
We ask for respect and dignity for social work and trade unions in defending the rights of those affected by the crisis in rural and food sectors.
Please sign the petition or send messages of solidarity to support the struggle of peasants in Italy and to demand the withdrawal of the union-busting charges against Altragricoltura, Gianni Fabbris and others investigated.
Tano Malannino
President - sicilian farmer
Sign the appeal directly to the on-line platform
or send a message: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Appello internazionale. Grave attacco alla libertà sindacale in Italia. Il diritto democratico di resistere alla crisi nel settore agricolo non si può incarcerare. Il diritto di difendere le aziende agricole e fare sindacato agricolo deve essere garantito in tutto il mondo e anche in Italia. Chiediamo il ritiro delle accuse antisindacali ad Altragricoltura, Gianni Fabbris e le altre persone sotto inchiesta.
In Italia, la crisi nel settore agricolo sta uccidendo le aziende contadine. Dietro il "Made in Italy" si legge sempre più una strategia per cancellare il lavoro agricolo nei nostri campi, costruire una agricoltura senza agricoltori e consegnare lo straordinario patrimonio dell'agricoltura italiana nelle mani di multinazionali, banche e speculatori.
Altragricoltura (che è sindacato di agricoltori e movimento contadino per la Sovranità Alimentare), insieme a molti altri, si sta battendo in Italia per difendere gli agricoltori colpiti dalla crisi chiedendo un cambiamento profondo a favore degli agricoltori e dei cittadini in una parola verso la Sovranità Alimentare.
Mentre stiamo conducendo una mobilitazione democratica (una delle tante di questi anni) per difendere una azienda agricola venduta all'asta e per denunciare all'opinione pubblica il modo in cui si stanno uccidendo i contadini portando il caso all'attenzione dei media, per la nostra attività sindacale di denuncia e in difesa delle aziende in crisi, la Procura della Repubblica di Matera ha accusato Gianni Fabbris (nostro leader storico) di furto ed estorsione ed ha chiesto il suo arresto. La polizia è entrata nella casa di Fabbris e di un contadino che difendiamo alla ricerca di documenti e di prove per l'incriminazione ed a Fabbris (che è il Coordinatore Nazionale dell'organizzazione) è stato imposto l'obbligo di non uscire dal proprio paese (come si fa con i mafiosi). Si tenta, dunque, di impedire al nostro dirigente di svolgere la sua attività sindacale di assistenza ai nostri iscritti e di partecipare a incontri nazionali o regionali con grave danno per tutta l'Organizzazione e lesione dei diritti costituzionali fin'ora garantiti in Italia.
Ci rivolgiamo ai movimenti contadini ed ai democratici che in tutta Italia e nel mondo si stanno battendo per la libertà sindacale e il diritto contadino e dei cittadini alla Sovranità Alimentare perchè facciano sentire la loro voce anche in ragione del ruolo e della funzione che il nostro dirigente Gianni Fabbris ha avuto negli anni scorsi in tante zone d'Italia e del mondo a far avanzare le istanze del movimento contadino ed a contribuire al dibattito ed alle iniziative nazionali e internazionali cui non ha mai fatto mancare il proprio impegno trasparente e democratico assolto a nome e per conto di noi tutti ed a sostegno dei contadini e dei loro diritti in Africa, Come in Asia, in Europa o nelle Americhe.
Alziamo la nostra voce in difesa del diritto dei contadini e le aziende agricole. Difendiamo la democrazia e la Sovranità Alimentare dei popoli.
Chiediamo rispetto e dignità per il lavoro sociale e sindacale in difesa dei diritti di chi è colpito dalla crisi rurale e alimentare.
Inviate messaggi di solidarietà per sostenere la lotta dei contadini in Italia e per chiedere il ritiro delle accuse antisindacali contro Altragricoltura, Gianni Fabbris e gli altri inquisiti.
Il Presidente di Altragricoltura
Tano Malannino - agricoltore siciliano
Info: http://altragricoltura.net/
http://facebook.com/altragricoltura
Firma l'appello direttamente sula piattaforma on line
oppure invia un messaggio: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Llamamiento internacional: ataque grave a la libertad de asociación en Italia. El derecho democrático a resistir en la crisis en el sector agrícola no se puede encarcelar. El derecho a defender sus granjas y hacer sindicato agrícola debe ser garantizado en todo el mundo y también en Italia. Exigimos la retirada de los cargos antisindical contra Altragricoltura, Gianni Fabbris y otras personas bajo investigación.
En Italia, la crisis en la agricultura está matando a las haciendas campesinas. Detrás del "Made in Italy" se lee cada vez más una estrategia para eliminar el trabajo agrícola en nuestros campos, construir una agricultura sin agricultores y entregar el extraordinario patrimonio de la agricultura italiana en manos de las corporaciones multinacionales, los bancos y los especuladores. Altragricoltura (que es luna unión de agricultores y movimiento para la Soberanía Alimentaria), junto con muchos otros, está luchando en Italia para defender a los agricultores afectados por la crisis y pide un cambio profundo en favor de los agricultores y de los ciudadanos en una palabra hacia la Soberanía Alimentaria.
Mientras que estamos llevando a cabo una movilización democrática (uno de muchos en los últimos años) para defender una granja subastados al público y para denunciar la forma en que se está matando a los agricultores llevando el caso a la atención de los medios de comunicación, para nuestras actividades sindicales , el Publico Ministerio ha acusado a Gianni Matera Fabbris (nuestro líder histórico) de robo y extorsión y pidió su detención. La policía entró en la casa de un granjero y de Fabbris r la búsqueda de documentos y pruebas de cargo y Fabbris (que es el Coordinador Nacional de la organización) se ha impuesto en la obligación de no abandonar el país (como se hace con los mafiosos). Intentan, por lo tanto, para evitar que nuestro cordinador puede llevar a cabo sus actividades sindicales de asistencia a nuestros miembros y para participar en las reuniones nacionales o regionales con efectos graves para toda la organización y en la violación de los derechos constitucionales garantizados en Italia hasta ahora.
Nos dirigimos a los movimientos campesinos y los demócratas que en Italia y en todo el mundo están luchando por la libertad de asociación y el derecho de los ciudadanos y los agricultores a la Soberanía Alimentaria por qué hacen oír su voz también por el papel y la función que nuestro coordinador Gianni Fabbris ha tenido en los últimos años en muchas zonas de Italia y el mundo para avanzar en las instancias del movimiento campesino y contribuir al debate y las iniciativas nacionales e internacionales absuelto en nombre y de todos nosotros y en apoyo de los campesinos y sus derechos en África, como en Asia, Europa o las Américas.
Levantamos nuestra voz en defensa de los derechos de los agricultores y de las empresas agrícolas. Defendemos la democracia y la soberanía alimentaria de los pueblos. Pedimos respeto y dignidad para el trabajo y sindical y social en defensa de los derechos de los afectados por la crisis en los sectores rurales y de los alimentos.
Enviar mensajes de solidaridad para apoyar la lucha de los campesinos en Italia y para exigir la retirada de los cargos antisindical contra Altragricoltura, Gianni Fabbris y otras personas bajo investigación.
Il Presidente di Altragricoltura
Tano Malannino - agricoltore siciliano
Info: http://altragricoltura.net/
http://facebook.com/altragricoltura
Firma el llamamento directamente en la plataforma web
o puedes enviar mensaje a este correo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Abbiamo lanciato un appello nazionale ed internazionale ( qui puoi leggere e scaricare il testo in italiano e nelle altre lingue) per chiedere il rispetto per l'attività sociale e sindacale di chi difende gli agricoltori colpiti dalla crisi rurale e il ritiro delle accuse a Gianni Fabbris.
In questa pagina puoi aderire all'appello e puoi inviare messaggi ad Altragricoltura (oppure invia direttamente una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).
Di seguito pubblichiamo i messaggi da Associazioni, Entti, Organizzazioni, Forze politiche e sindacali.
I messaggi di singoli cittadini invece li puoi trovare in questa pagina.
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Questi i messaggi arrivati via mail o Facebook in solidarietà ad Altragricoltura ed al suo dirigente Gianni Fabbris. Gli altri messaggi in risposta all'appello pubblicato in questa pagina possono essere visti qui.
I messaggi di Associazioni, Gruppi o forze politiche sono a questa pagina
Le responsabilità della Procura di Matera |
Approfondisci: Il ruolo della Procura di Matera ||| Perchè la denuncia alla Procuratrice di Matera ||| Verbale Audizione Prouratori della Repubblica di Basilicata alla Commissione Antimafia ||| Relazione DIA ||| Lettera Altragricoltura alla Commissione Antimafia ||| La denuncia alla Dott.ssa Gravina |
Il Documento sull'audizione dei Procuratori della Repubblica di Matera e Potenza può essere letto nella pagina dedicata (eventualmente da li scaricabile in PDF) ed è un documento consultabile in questa pagina direttamente nel sito della Commissione Antimafia. La lettura di questo documento apre uno squarcio inquietante su quello che sta accadendo in Provincia di Matera, sia perchè documenta quello che pensa la Procura della Repubblica di Matera sulla criminalità nel Metapontino (fuocherelli) ma anche perchè chiarisce la distanza fra quello che pensa la Procura di Matera e gli altri soggetti inquirenti (come per esmpio il Procuratore della Repubblica di Potenza). Prima della lettura del documento vale la pena fare una precisazione (altre le faremo successivamente e nelle sedi adeguate). La precisazione. Nel mese di aprile 2014 la Commissione Antimafia, guidata dal Presidente Rosy Bindi, si è recata a Matera a seguito di diversi fatti accaduti nelle aree rurali del Metapontino in danno di aziende agricole (incendi, diserbanti nei campi, ecc.). L'audizione formale della Commissione Antimafia si è tenuta in Prefettura e in quella sede Gianni Fabbris a nome di Altragricoltura, del Soccorso Contadino e del Comitato TerreJoniche ha denunciato, come peraltro ha fatto anche Don Marcello Cozzi Vicepresidente nazionale di Libera, la situazione grave in Provincia di Matera. Non solo alla Commissione Antimafia abbiamo dato una lettura fortemente preoccupata della situazione della legalità spiegando che la crisi pesantissima che colpiva le campagne stava lasciando spazi a fenomeni quale l'usura e (attraverso lo sciacallaggio) veri e propri passaggi di mano delle aziende agricole indebitate ma, soprattutto, abbiamo lamentato la sottovalutazione dei fenomeni e dei rischi in sede istituzionale e politica. Soprattutto abbiamo criticato il fatto che, a nostro avviso, non si fanno le indagini sul rischio di presenza della criminalità organizzata o sulla gestione delle risorse pubbliche o che, quando si fanno, non si fanno in modo adeguato ed efficace. In particolare dai nostri interventi è emersa la critica per cui "Se cerchi la Mafia in Provincia di Matera come la cerchi in Sicilia o a Casal di Principe, allora due sono le possibilità: o hai scelto di non intervenire o non hai capito la natura di questo territorio che non ha una storia di famiglie criminali armate (che pure ci sono anche se non sono così forti) ma in cui le cordate di interesse per lucrare sulla crisi operano con sofisticati meccanismi e pratiche". Un atto di critica forte, dunque, in una sede isituzionale e la riserva a presentare documenti. Contenuti che, come vedrete nella lettura successiva, ha certamente prodotto la reazione della Procuratrice della Repubblica di Matera già nella sede dell'audizione che ha tenuto a Giugno a Roma presso la stessa Commissione seguita da quella del Procuratore di Potenza. La Dott.ssa Gravina, che a Matera non aveva trovato il tempo per incontrare la Commissione Antimafia, nella sua audizione ripropone la sua lettura dei fatti che accadono "minimalista". Lei non vede fatti di criminalità organizzata dietro gli incendi delle aziende agricole, non vede l'usura, declassa a "fuocherelli" ed a cortocircuiti e autocombustioni i fatti. Soprattutto ci attacca con forza accusandoci di fare agitazione per interessi oscuri e di usare "metodi non corretti", dimostrando, chiaramente, di avere una forte prevenzione nei nostri confronti. Impressionante il quadro che viene fuori da questa audizione non solo perchè è chiaro cosa pensa la Procura della Repubblica di Matera (non ci sono problemi e se ci sono vengono da chi li denuncia) ma anche perchè emerge quello che pensano le altre DDA delle altre Regioni e Province che, nei fatti, descrivono un territorio Materano crocevia di traffici su cui non si indaga adeguatamente e di una Commissione Antimafia che per bocca del suo Presidente con fare molto deciso, dichiara di essere fortemente preoccupata perché già una volta la sottovalutazione dei problemi in Provincia di Matera ha prodotto, poi, la sorpresa della scia di sangue a Montescaglioso. Noi abbiamo letto questa trascrizione a Luglio e ci siamo riuniti una sera in Assemblea in una azienda agricola. Una bella assemblea partecipata e motivata in cui il Coordinatore di Altragricoltura ha annunciato: "Stanno per colpirci perchè stiamo toccando interessi forti e consolidati. Lo faranno cercando di colpire e delegittimare me per colpire tutto il movimento. Prepariamoci". Sarà un caso ma puntuale è arrivato l'attacco. Un attacco su cui faremo chiarezza fino in fondo e su cui non abbiamo alcuna intenzione di fare passi indietro. Anzi. Buona lettura |
ORDINANZA DEL GIP CONTRO GIANNI FABBRIS
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